“Sono cose che capitano”: il nuovo spettacolo di Ficarra e Picone che incontriamo ai microfoni di Extranet per raccontare questa nuova avventura. Pronto, Salvo…

Buonasera a tutti!

Ed eccoci qui, a raccontare, come dicevamo pocanzi, questo nuovo spettacolo Sono cose che capitano in giro per l’Italia. Nuovi spaccati di vita. Come mai la scelta di cambiare probabilmente il focus, cioè allontanarsi dal mondo tipico del cabaret, che è stato presente fino a questo momento nel vostro modo di fare spettacolo, ed entrare forse proprio su un ruolo più d’attore?

No, no, assolutamente, lo spettacolo… Se lo spettacolo precedente faceva ridere sulla costruzione del ponte di Messina, questa volta si ride su una persona che viene lasciata dalla fidanzata, ma il tono è sempre quello cabarettistico, comico in uno spazio teatrale che è quello nel quale andiamo.

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“Sono cose che capitano”, ovvero storie d’amore, di morte e di vita, questo spettacolo in giro per i teatri italiani. Adesso ascoltiamo Valentino al nostro microfono, naturalmente del duo Ficarra e Picone. Ciao Valentino!

Eccomi! Per come lo hai presentato sembra uno spettacolo di quelli tipo epici, dove ci sono cose incredibili… La verità è che noi siamo due cretini e continueremo a fare i cretini anche lì. Rassicuriamo il pubblico.

Continua questa tradizione di grande successo devo dire però?

Sì, non posso contraddirti: va tutto bene. Inutile stare lì a dire: “no, però, sai…” E’ un successo, quando è successo è successo.

Lo scorso marzo avete per un attimo allargato il vostro obiettivo, ripassami questo termine, con il film Il sette e l’otto che ha praticamente sbancato i botteghini. Com’è svolgere il ruolo anche di registi e non solo di attori?

E’ avere il totale controllo di quello che stai facendo, dalla scelta degli attori, dalla scelta dei posti dove girare, dalle inquadrature, è chiaramente più impegnativo, però alla fine viene fuori quello che tu vuoi, e quindi credo che non abbia… Sia una cosa che… che poi spesso i comici usano fare. Siccome si conoscono molto bene loro quindi quasi sempre si auto-dirigono. Prima di noi l’hanno fatto tantissimi.

Ma quali sono le cose che capitano, ritornando al presente?

Le cose che capitano… capita di innamorarsi come capita nello spettacolo, capita ahimè di morire, capita di nascere. Il titolo dello spettacolo è proprio quello, cioè parliamo di queste tre cose in maniera molto leggera chiaramente, in cui ci sono Ficarra e Picone alle prese con tre situazioni diverse.

Anche il mondo dello sport viene preso in considerazione in questo spettacolo, allontanandosi dallo star-system e prendendo in considerazione proprio il ruolo del calciatore. Sotto quale aspetto?

I giocatori della nazionale, che abbiamo visto a Zelig, sono i due personaggi che ci portiamo in giro in questo spettacolo.

E la figura dello zio Pino in questo spettacolo che ruolo ricopre?

Quello, lo scoprirete solo venendo. Comunque è una figura che per noi raccoglie tutte e tre queste identità, l’amore la morte e la nascita, che sono tre cose che capitano sicuro a tutti nella vita. E quindi abbiamo detto “prendiamo questi tre aspetti”, che sono le cose che sicuramente ci accomunano.

Se dovessimo dare un aggettivo al momento che state vivendo, nello stile di Ficarra e Picone, quale troveremmo?

Stancante! Stancante è la parola esatta.

Nelle diverse date italiane, nei diversi teatri che vi stanno ospitando, riuscite a tracciare delle differenze nette. Quali sono per esempio le differenze che incontrate quando proponete lo spettacolo diciamo nella vostra terra, nel Sud, rispetto magari al Centro o al Nord. Non c’è a volte un problema di lingua, di capirsi con la lingua, coi linguaggi soprattutto?

Ma no assolutamente, perché comunque ormai la televisione ha unificato e insomma quindi c’è un linguaggio pressoché comune. Noi non facciamo un dialetto siciliano, è una cadenza, la nostra, normale, parliamo come tanti, insomma comprensibilissimo, non è uno slang o un dialetto proprio tipico siciliano. Differenze vere e proprie, grandi, non ce ne sono, poi magari in qualche posto c’è bisogno di rallentare un po’ di più il ritmo per rendere più comprensibile e in altre invece è più naturale; per dire nel Salento è proprio come fossimo in Sicilia, si parla quasi siciliano o noi parliamo quasi il salentino, non si sa.

Adesso un messaggio per invogliare ancora di più a vedere queste spettacolo, a venire in teatro a gustare questo spettacolo.

Guarda, non me la sento, proprio non me la sento. Conoscendo lo spettacolo, che è proprio brutto, non mi sento di dire alla gente “venite a vedervi lo spettacolo”, perché poi entra, rimane delusa e vuole il biglietto da me che gli sto consigliando… No, non me la sento: statevene a casa, ascoltate la radio, fate quello che volete, non venite in teatro.

Grazie a Ficarra e Picone per essere stati al microfono di Extranet. Ragazzi, un mega in bocca al lupo per tutto!

Ciao!

Ascolta intervista audio.

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