Papik è un progetto nato da un’idea del produttore romano Nerio Poggi, autore e arrangiatore che spazia tra sonorità nu-jazz, soul e pop. Il primo lavoro di questo progetto s’intitola Rhythm of life per Irma la Douce.
Sono 14 le tracce sonore con le collaborazioni delle voci di Ely Bruna e Alan Scaffardi. Interessanti le cover con E la chiamano estate di Bruno Martino e Crazy di Gnarls Barkley.
Incontriamo al microfono di Patrizio Longo l’ideatore del progetto, Nerio Poggi per raccontare come sono stati selezionati i brani.
Come nasce la collaborazione con Ely Bruna e Alan Scaffardi?
Ely Bruna l’ho conosciuta a Roma nel 2000 presentatami da un mio amico chitarrista in quanto mi serviva una cantante per le mie composizioni. É stato amore a prima vista. Alan me lo ha presentato e consigliato Mario Biondi, è un grande cantante e un caro amico.
Il disco contiene due cover fra cui quella di E la chiamano estate di Bruno Martino. Un’Artista dimenticato dalle major italiane?
Devo dire purtroppo di sì. Ho riscoperto ultimamente altri suoi brani fantastici che non hanno nulla da invidiare a mostri sacri americani.
E per Crazy di Gnarls Barkley?
Mi e’ stato chiesto dalla Irma di aggiungere una cover pop di grande successo abbastanza recente, ne ho provate diverse ed alla fine ho scelto quella che ritengo sia più giusta.
Da dove proviene il titolo Papik?
È un personaggio di un film degli anni 60 con Anthony Quinn che racconta la storia di una famiglia eschimese. La somiglianza mia da bambino con l’attore che interpretava il figlioletto di Quinn, ha fatto si che i miei familiari mi soprannominassero cosi.
Come considera la scena nu-jazz a Roma?
C’è un grande fermento e grandi musicisti e voglia di sperimentare senza farsi condizionare dal “purismo” jazzista.
Avrebbe mai pensato che Mario Biondi avrebbe riscosso un successo così rilevante?
Da quando lo conosco lo ritengo uno dei 5 cantanti migliori del pianeta. Certo che tutto questo successo non era pensabile non fosse altro per il genere musicale con cui ha sfondato e per la lingua inglese. Comunque ormai e’ destinato a rimanere nell’olimpo della musica e non solo italiana.
Quali ascolti hanno influenzato la realizzazione di questo lavoro?
Sinceramente ho iniziato ad entrare nell’ordine dell’idea di fare un progetto così dopo il primo disco di Mario Biondi ma sono un grande amante della musica brasiliana e di Frank Sinatra quindi mi è venuto quasi “naturale”.
Come definiresti questo lavoro?
Non amo le definizioni, la mia preoccupazione principale è che arrivi al maggior numero di persone a livello emozionale ed a prescindere dalla cultura musicale di ognuno. Oramai penso che nella musica non si inventi più nulla di veramente nuovo, l’importante è essere sinceri e fare quello che ti piace senza pensare al mercato a tutti i costi. Grazie!!!