Un progetto sonoro che mira a cercare un canale espressivo verso una personale attitudine alle sonorità pop della band. Riferendosi a note semplici, destrutturate, istintive ed immediate nell’ascolto.
Queste le note che potrebbero riassumere l’identità di Liprando che incontriamo nella voce di Francesco LOPRESTI. Bentrovato.
La vita inquieta un lavoro essenziale dove è stato fatto un vero e proprio ricamo del suono snellendolo da tutti i possibili fronzoli ritmici?
In questo disco ho voluto badare all’essenza; ho cercato cioè di non lasciarmi condizionare dalla necessità di ricorrere a particolari artifici sonori, ho evitato “farciture fuorvianti”, mirando solo all’autenticità delle mie intenzioni espressive. In altre parole, ho puntato a realizzare delle canzoni così come mi sarebbe piaciuto ascoltarle; ho introdotto pochi elementi sonori, ma rispettosi delle emozioni che intendevano evocare, sperando di essere fedele ad un linguaggio, ad una identità…spero di esserci riuscito. Questo è in generale, il mio modo di vedere l’espressione musicale; almeno negli intenti, quanto poi io sia in grado di perseguire tali intenti, non sta a me dirlo.
La scelta del nome fa per caso riferimento ad un prete di Milano, diventato famoso la disputa con l’arcivescovo Grossolano, che, racconta la leggenda, lo portò a passare attraverso due pire infuocate per dimostrare l’accusa di simonia che aveva rivolto contro l’arcivescovo. Successivamente citato anche da Enzo Jannacci che gli ha dedicato la canzone Prete Liprando e il giudizio di Dio, su testo di Dario Fo, pubblicata nell’album Enzo Jannacci in teatro?
Si, è proprio così. La storia di questo personaggio rivoluzionario mi è parsa molto suggestiva; l’idea di questa figura spirituale, eroica ed anche un po’ folle, che sfida il fuoco senza bruciarsi mi è sembrato potesse in qualche modo rappresentare una dualità avvincente tra dimensione metafisica e terrena che, con tutte le dovute distanze, mi piace accostare alla mia idea di musica.
La figura di Liprando mi suggestiona infatti proprio a partire dalle contraddizioni fondamentali che a mio parere esprime: è allo stesso tempo vincente e perdente, struggente e immobile, lucido e folle. Tutto questo credo possa aiutarmi a dire qualcosa circa il mio sguardo sul mondo, a partire dalla musica pop. Non che io creda di dire qualcosa di epocale, per carità; si tratta sempre di uno sguardo minimo e probabilmente irrilevante, ma visto che comunque esisto e che ne stiamo parlando, questo è quanto…con assoluta sincerità. Una nota per la splendida canzone del grande Jannacci, grandissimo autore e grande uomo di spettacolo……se ne sente la mancanza di gente così.
Ascoltando le ritmiche del lavoro, scrivevamo di ritmi scarni ma allo stesso tempo ben strutturati. Come avete affrontato la ricerca del suono?
Il lavoro sul suono, come accennavamo prima, ha seguito certamente un istinto emozionale di fondo; a partire da questo, la ricerca delle sonorità e delle atmosfere è stata, poi difatti, molto profonda, almeno in termini di dedizione. Il tutto è avvenuto all’interno di momenti molto particolari; momenti di assoluta concentrazione. Si è trattato di un lavoro essenzialmente intimo; sono stato chiuso in studio ore e ore e ore (spesso notturne), scrivendo, ascoltando, registrando, riascoltando, cercando di seguire, insomma, un livello autentico di ispirazione, badando con cura di costruire un mondo coerente, pur se minimale, che esprimesse un rapporto più chiaro possibile tra i testi, le musiche e gli arrangiamenti. Ho un ricordo molto bello delle ore spese nella realizzazione di questo disco, ho imparato molto lavorandoci…sono state le ore migliori.
Si parla di sogni, ideali, progetti in una società nella maggior parte dei casi da valore al consumo e non al fare. Un invito all’ascoltare il proprio Se?
Insomma, non ho la presunzione di parlare al mondo del mondo. Il mio, come ha detto qualcuno, è un “micro-mondo”, estremamente intimo. Tuttavia, credo anche che il racconto delle vicende personali di una singola anima, in musica come, nel cinema o nella letteratura ecc, possano essere, più di quanto non si possa credere, lo specchio di molte anime. In fondo le vicende che ogni giorno ci attanagliano descrivono esperienze interiori simili, dovremmo solo insegnare alle nostre sensibilità a tirarle fuori, a riconoscerle quando le incontriamo, ad usarle insomma come chiave di rapporto con noi stessi e con gli altri. Forse , in questo senso, le mie canzoni possono dire qualcosa. Ma, tolto tutto questo, la cosa più bella delle canzoni pop è che ognuno può vederci ciò che vuole e calzarsele addosso nel modo che preferisce.
In copertina una falena stilizzata, a cosa fa riferimento?
L’utilizzo della falena stilizzata in copertina si riferisce ad alcune antiche leggende e credenze, secondo cui simboleggia un anima che non trova pace, che cerca; così come può rappresentare la trasformazione, il viaggio, lo spostamento. Mi sembrava, dunque, un simbolo particolarmente adeguato a sintetizzare il filo conduttore dell’album, che si riferisce all’inquietudine di vivere, sapendo che la vita non potrà mai essere abbastanza, mai all’altezza delle proprie pulsioni; i brani, in modi e toni diversi, tentano di descrivere la contraddizione di sentirsi fin troppo vivi dentro una realtà che non risponde al bisogno d’intensità della vita stessa. In questo senso, si parla, di volta in volta, della memoria, della perduta e ritrovata spensieratezza infantile, della illusoria ricerca d’amore, di una agognata fuga dalla realtà; temi che divengono tutti espedienti nel tentativo di eludere la comune esperienza di vita, spesso ingannevole e fuorviante. E poi c’é anche un richiamo all’insetto nell’ambra citato nel primo singolo, ” nell’ambra ” appunto. Un brano che amo molto; insieme a qualche altro brano è un “figlio preferito”.
Un lavoro è stato scritto per l’occasione?
I brani hanno seguito tutti un processo creativo spontaneo, non sono legati a nessun evento formale o occasione in particolare se non a temi scaturiti da riflessioni ed esperienze personali.
Ci sono stati ascolti che hanno anticipato la stesura di queste sonorità?
Io ascolto in continuazione tantissima musica, di tantissimi generi diversi. Quindi certamente ho ascoltato ed ascoltavo tante cose nella fase di preparazione di quest’album e, probabilmente, sarò stato influenzato da alcuni di questi ascolti, così come da tutti gli ascolti che generalmente costituiscono il mio back-ground musicale. Certamente, non vi è stato un ascolto intenzionale finalizzato alla creazione dell’album. Certo, inevitabilmente, quello che un musicista ascolta è, in qualche modo, presente nella musica che produce, però devo confessare che mi è molto difficile individuare una fonte precisa di ispirazione, poiché seguo davvero tanta musica ed ho tantissime passioni in questo senso. Se iniziassi a segnare tutti i musicisti che apprezzo e che ascolto, avremmo bisogno di una enorme quantità di pagine. Giusto per fornire qualche riferimento, in quest’ultimissimo periodo, apprezzo molto alcuni artisti anglo-americani che alimentano questa scena neo-folk sperimentale che lavora molto anche con atmosfere elettroniche, penso a Soley, Angus Stone, Alexander Tucker, CocoRosie…ma sto ascoltando anche molto post-rock nelle sue articolazioni più disparate; per non parlare di alcune geniali atmosfere electro-soul come quelle di James Blake o anche di Chet Faker. Poi, sul versante main-stream adoro i Radiohaed, così come la meravigliosa P.J. Harvey. Come vedi, in ogni caso, non ci si ferma più. Mi limiterò a dire che, per fortuna, c’è ancora tanta bella musica in giro.
Domanda Libera?
Mi piacerebbe parlare di un mio desiderio sulle prospettive di lavoro musicale che in quest’ultimo periodo mi prende abbastanza: sarei davvero felice di poter lavorare a qualche colonna sonora di film. É un esperienza che in passato ho già fatto e devo dire che è stato molto affascinante e coinvolgente. L’idea di lavorare al servizio di immagini, allo scopo di rinforzarne la qualità emozionale, enfatizzandone il potere evocativo e di suggestione, è una sfida che mi appassiona davvero molto, oltre che apparirmi estremamente coerente con le intenzioni e le tensioni della mia musica in genere. Tra l’altro, adoro il cinema, è una forma d’arte in grado di esprimere retoriche e linguaggi di una efficacia impareggiabile… …insomma, staremo a vedere.
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