Risulta sempre più raro incontrare artisti che non recitano una parte ma rappresentano, attraverso lo “strumento” Arte il proprio mondo interiore.
Era il marzo del 2008 quando in albergo chiacchierando con Cristiano Godano leader dei Marlene Kuntz, registravo questa sensazione, quella di una personalità artistica che aveva tanto da raccontare attraverso la musica.
La stessa sensazione ritengo l’abbia avvertita Elisa Orlandotti autrice del libro: Marlene Kuntz. Un rampicante del cuore in dirittura finale (2011 – Arcana). Bentrovata Elisa, mi confermi questa riflessione?
Te la confermo, nel modo più assoluto. Questa che tu chiami “sensazione” – e che io stessa ho avuto – è il necessario presupposto che mi ha guidato nell’analisi dei loro lavori; ho dovuto però dare un corpo un po’ più solido all’intuizione, chiedendo a Cristiano in persona se, effettivamente, ci sono forti corrispondenze tra i personaggi da lui cantati e la visione del mondo che ha la band di Cuneo. La risposta è stata affermativa: il frontman dei Marlene ha ammesso che non riuscirebbe mai a mettere in bocca ad un protagonista delle sue liriche parole che lui stesso non condivide. Chiaramente poi questa corrispondenza tra cantato e mondo interiore non arriva mai al 100% in quanto nell’arte subentrano anche trasfigurazioni, licenze, giochi e quant’altro può, giustamente, lasciare più impalpabili e misteriosi eventi, situazioni e individui.
I Marlene Kuntz e soprattutto Cristiano rappresentano l’essenza dell’Artista?
Faccio fatica, come persona, ad affibbiare in modo così univoco un’etichetta, per quanto sia positiva. Durante l’anno di lavoro ho avuto a che fare molto con Cristiano, ma poco con Luca e Riccardo, in quanto il volume si prefigge di osservare i testi delle canzoni, opera del solo Godano. Posso dirti che è una persona bellissima ed interessante; è abituato a riflettere molto su se stesso e su quello che fa, quindi, oltre al dono della creatività, che senz’altro ha, fa tesoro di tecniche ed esperienze di molti per poter dare ogni volta di più. È poi permeabile ad un’infinità di stimoli, colti e popolari, dote che gli permette di muoversi su più piani. Direi che le caratteristiche per essere “Artista” le ha, per cui è una categoria nel quale potremmo inserirlo a ragione.
Quando l’idea di scrivere un libro sulla Band di Cuneo?
Quando me l’ha proposto Arcana nella persona di Gianluca Testani, che in quei tempi avevo contattato per altro. Mi sono sentita da subito onorata e felice di poter collaborare con un editore di questo calibro e con un professionista come Gianluca. Inutile dire che i dischi dei Marlene li avevo già consumati da anni e mi sentivo di potere dire la mia sull’argomento per il quale mi volevano coinvolgere.
Perché: Un rampicante del cuore in dirittura finale?
Un rampicante del cuore in dirittura finale è un verso che appartiene a L’odio migliore, brano pubblicato come singolo nel 1998 e incluso in Ho ucciso paranoia (CPI, 1999). La canzone, nella quale è inserita la frase presa a sottotitolo, convoglia in se la potenza strumentale dei primi album e la raffinatezza degli studi sulle liriche dei lavori marlenici più recenti, così l’ho scelta a rappresentanza dei due punti di forza che hanno fatto la fortuna della band. Devo dire, poi, che tra tutte le cose che ho letto/sentito/visto in vita mia non ho mai trovato nulla che descrivesse meglio l’essere attanagliato da un’ossessione.
Un libro, questo, che con il prezioso contributo di Cristiano rilegge passando al setaccio, il lavoro svolto fino ad oggi. Una sorte di autobiografia?
No no!!! È vero che ci sono molte notizie che riguardano la carriera artistica dei Marlene, corredate da aneddoti e vissuti mai raccontati prima di oggi (non è una mera raccolta di eventi eh!) . Ma il cuore del libro sono i testi con le loro caratteristiche e i temi proposti, lontano da voler ricostruire la vita dei musicisti. Ci dice molto di loro e del loro mondo, ma non è un’incursione nel privato al quale ci sono davvero pochi accenni. Possiamo dire che larga parte del volume consiste nel canticchiare assieme, voi lettori ed io autrice, le canzoni che ben conosciamo, l’una dopo l’altra, gioco che porta alla luce nuovi stimoli racchiusi dalle liriche così ben costruite da Cristiano.
I Marlene durante questo percorso hanno avuto interessanti collaborazioni con maestri del Rock indipendente. Questo a tuo avviso quanto ha influito sulla band?
Dipende molto dal tipo collaborazione e dalla figura in questione. All’interno del libro c’è un capitolo interamente dedicato alle persone con le quali i nostri sono venuti in contatto lavorando a propri e ad altrui progetti: musicisti, produttori, discografici e quant’altro. Il bello di queste pagine è che sono state arricchite da moltissime interviste: ho sentito, oltre a Cristiano, Gianni Maroccolo, Giò La Crus, Perturbazione, Giulia Villari, Ginevra di Marco, Francesco Magnelli. Ognuno di loro mi ha raccontato la propria esperienza, presentandomi così uno spaccato inedito dei Marlene.
Non sono stati pochi i momenti difficili, le scelte le attese rispetto le quali Cristiano e compagni hanno dovuto aspettare la risposta. Ci anticipi qualcosa?
Nel volume non ho voluto guardare a questi particolari perché li possiamo trovare già in diverse interviste on line o seguendo le news: è storia e va bene che “ripetere giova”, ma è anche vero che spesso “scoccia”! Ho rifuggito con terrore le banalità e le nozioni di comune dominio, cercando di dare vita ad un lavoro che contenesse materiale inedito. L’unico periodo che ho indagato con amore storiografico è quello meno noto che precede Catartica: ho ricostruito come potevano essere le performance e i suoni (sia quando al microfono c’era Alex Astegiano sia quando è questo è stato preso in mano per la prima volta nei Marlene da Cristiano), ma soprattutto com’era l’epoca in cui i nostri si sono formati e quali risorse avevano a disposizione per “vivere” nel mondo “musicofilo”.
Com’è suddiviso il libro Marlene Kuntz. Un rampicante del cuore in dirittura finale?
Il corpo principale è formato da undici capitoli: in quelli introduttivi osservo com’era Cuneo a fine anni ’80, come era la situazione sociale e musicale in quel tempo. Passo poi ad esplorare il momento creativo, cioè il momento in cui i Marlene Kuntz compongono musiche e liriche; analizzo la svolta acustica, l’influenza dei vari produttori che hanno lavorato agli otto album, le sperimentazioni, i progetti e le collaborazioni al di là della discografia ufficiale, il modo in cui rileggono i brani portati al successo da altri e il rapporto con l’arte visuale (quindi con le grafiche dei dischi e con i video clip), ma la parte più preziosa è nel cuore del volume. Qui passo in rassegna i testi attraverso sei filoni tematici: Il vivere sociale, L’arte tra il serio e il faceto, Il lampo di infinità, Le donne, Ritratti e Autoritratti. C’è poi una postfazione a cura di Paolo Giovannetti, docente dello Iulm di Milano, che ha contribuito con importanti analisi dal taglio colto e in grado di abbattere l’odiosa barriera tra scritti ‘degni’ di entrare nelle accademie e altri, non meno preziosi, considerati ‘popolari’ e quindi non meritevoli di studio. Un inserto fotografico completa il tutto; si tratta di scatti già conosciuti provenienti dall’archivio della Ma9 e altri inediti, tra i quali ci sono quelli di Silva Rotelli, autrice della immagine in copertina che ha immortalato i Marlene Kuntz sul palco di Neverland, rassegna musicale della bergamasca, e quelli di Andrea Rossi, che ha riportato alcuni momenti del reading Terrore tenutosi presso la chiesa del Foppone a Cremona.
Un aneddoto che hai vissuto nello scrivere questo libro?
Nei mesi in cui ho lavorato ho letto più volte i booklet e ascoltato a ripetizione i pezzi che credevo di conoscere meglio delle mie tasche. Molte volte mi sono dovuta ricredere su questioni che credevo evidenti e su particolari che non avevo mai considerato. Una osservazione che mi ha lasciato attonita è che molti parlano della produzione dei Marlene Kuntz come di un rock impattante e rabbioso; io stessa se devo accostarlo a colori ne sceglierei di cupi e forti. Invece se contiamo quante volte compaiono alcuni termini dobbiamo tutti ricrederci! Il “bene” vince sul “male” in quanto appare diciannove volte contro sedici, il “giorno” sulla ‘notte’ per ventisei a sei, il “buio” sulla “luce” per otto a sette e il “sole” sulla “luna” per ventuno a sette.
Foto: Annalisa Russo