Dopo aver regalato numerosi successi alla musica italiana di matrice jazz Sergio Caputo decide di scrivere un romanzo dal titolo “Disperatamente e in ritardo cane” (Mondadori) una svolta artistica di un personaggio dai molteplici aspetti creativi?
Successi senza tempo quelli di Sergio Caputo come “Un sabato italiano” del 1983 e “Italiani Mambo” del 1984. Le sue canzoni raccontano di vita quotidiana a livello umano e psicologico, d’irrazionale, di sogno e paradosso e si avvalgono delle strutture del jazz, di cui Sergio Caputo è raffinato conoscitore, mixandole con metriche italiane. Inventore di un nuovo modo di fare jazz in Italia.
Incontriamo Sergio Caputo al microfono di EXTRANET per parlare di questo ed altro in un percorso artistico dalla spiccate doti creative e musicali.
Ed eccoci qui al microfono di Extranet. Lo incontriamo durante il suo tour italiano mentre sta per uscire il suo nuovo romanzo: Sergio Caputo ai nostri microfoni. Benvenuto Sergio!
Benvenuto a te, e a tutti quelli che ci stanno ascoltando.
“Disperatamente in ritardo cane”: sta per uscire il tuo primo romanzo, edito da Mondadori. Quando Sergio Caputo decide di intraprendere questa carriera, quella del romanziere?
Beh, è stata sempre una cosa che mi hanno detto che avrei dovuto fare, e alla fine mi è stata offerta questa possibilità dalla Mondatori. Mi hanno chiesto se scrivevo, se avrei scritto mai qualcosa e, giusta appunto, mi son seduto e ho scritto. Dovevano essere dei racconti brevi, e invece è venuto fuori un romanzo tutto d’un pezzo: la storia di un uomo che mi somiglia molto, arrivato ad un certo punto della sua vita con alcuni suoi problemi da risolvere. Si trova all’improvviso, per via di un curioso incidente che gli capita, a doverli affrontare tutti insieme.
Ma quanto c’è di autobiografico, in questo romanzo?
Beh, molte memorie sono mie, molte emozioni sono mie. Ovviamente la storia è fiction, perché non è accaduta realmente… ma è una storia che potrebbe essere accaduta, quindi è un romanzo di vita vera. Anche nel senso che non è un romanzo in cui c’è solo ironia… ci sono anche malinconia, momenti drammatici, un po’ di sesso… Un po’ come la vita, in generale. Infatti non ha una sola impronta, ha differenti momenti.
Un po’ come Sergio Caputo, come la tua musica, che ha sempre questa valenza di matrice jazz però poi racconta desideri, sentimenti, vita degli italiani, e soprattutto aspetti psicologici.
Certo, è un po’ il tipo di romanzo che quelli che conoscono già la mia musica possono un po’ aspettarsi da uno come me. E che, invece, quelli che ancora non la conoscono possono apprezzare come un romanzo a tutti gli effetti. Ci tengo a sottolinearlo: è un romanzo a tutti gli effetti, e spero che sia l’inizio di una carriera come scrittore.
Consentimi questa domanda, forse un po’ arrogante: cosa ti aspetti da questo romanzo?
Le prime reazioni sono senz’altro incoraggianti. Perché quando uno che fa il musicista scrive un romanzo c’è il rischio che non venga preso sul serio come scrittore, mentre invece io ho voglia di essere preso sul serio, per cui si vedrà!
“Un sabato italiano” nell’83, “Italiani mambo” nell’84, perché c’è sempre questo riferimento all’italianità nelle tue canzoni?
Erano solo i primi due album, era un po’ uno spaccato della vita italiana laddove invece la musica era jazzistica, quindi proveniva da un altro mondo, da un altro universo.
Sei stato un po’ il punto di comunicazione tra la musica di matrice americana – come dicevamo in apertura del nostro incontro, questa valenza jazz così forte – e la vita della musica italiana. Quanto ti sei avvicinato alla musica jazz, visto che i tuoi studi erano nettamente differenti da quello che poi hai realmente fatto nella vita?
Beh, mi sono avvicinato molto al jazz, come intenzione. Come realizzazione diciamo che sono più vicino al tipo di musica che possono fare, per esempio, oggi come oggi, i Lyle Lovett, Diana Krall,Norah Jones, anche Bubblè se vogliamo, che fanno un jazz molto comprensibile, molto suonabile, senza improvvisazioni pazze. Mentre invece dal vivo ci concediamo ovviamente dei momenti d’improvvisazione.
Un sito web molto attivo, e anche un blog in cui tu racconti un po’ tutto quello che ti accade, anche queste esperienze. Ricordiamo l’indirizzo e, se vuoi, poi magari ci puoi raccontare una curiosità sul tuo sito web.
Il solito “www.sergiocaputo.com”, è il sito ufficiale in inglese, italiano, francese e tedesco. Sto per fare la versione spagnola, per dare la possibilità alle persone che sono in altri paesi di seguirmi. E ora c’è anche il myspace: “sergiocaputoitalia”, destinato al pubblico italiano, e “sergiocaputo”, destinato al pubblico internazionale. Ho dovuto fare questa distinzione per non essere subissato da messaggi in italiano su un sito che invece viene letto da americani.
Ringraziamo Sergio Caputo per la disponibilità! Un mega “in bocca al lupo” per tutto, vista anche questa nuova apertura.
Crepi il lupo, e speriamo bene! Ci sentiamo tra un anno e commentiamo l’accaduto…
Ciao Sergio!
O magari quest’estate!
Alla prossima, ciao!
Ciao a te!
Ascolta intervista audio.