Farfalle Notturne è il nuovo album di Alberto Arcangeli. Un progetto speciale, il primo interamente in italiano, dove l’Autore esplora sonorità uniche che riflettono un personale viaggio musicale.
L’album, della durata di 30 minuti, è pensato anche per un’edizione limitata in vinile, e contiene brani intensi e vari che rispecchiano tutto ciò che avrebbe voluto ascoltare nella musica italiana, ma faticava a trovare, racconta.
Dopo una pausa decennale, Alberto torna con un lavoro che fonde la sua sensibilità artistica e le sue radici, consolidando la sua voce nel panorama musicale. Il progetto è accompagnato dall’annuncio di un video animato di Massimo Ottoni, in arrivo prossimamente, a dimostrazione dell’attenzione al dettaglio che permea tutto il suo percorso creativo.
La copertina, una suggestiva xilografia, è opera della sorella di Alberto, Maddalena Arcangeli ed è esposta nel suo studio “La Camera Picta” a Milano.
Farfalle Notturne è il tuo primo album in italiano. Cosa ti ha spinto a scegliere di scrivere nella tua lingua madre questa volta?
Da tempo, avevo intenzione di riprendere in mano alcune canzoni che io, Alessandro e Federico (che sono coautori di tre canzoni dell’album) avevamo scritto a vent’anni e che erano da sempre rimaste chiuse in un cassetto. Nel momento in cui ho cominciato a lavorarci, ho trovato che ricantare in italiano fosse un po’ come tornare nei luoghi della propria infanzia, una madeleine. Da lì sono nate nuove canzoni e, infine, l’album.
L’album è molto vario e contiene elementi che hai definito ‘difficili da trovare nella musica italiana di oggi’. Quali sono queste caratteristiche distintive e come le hai integrate nei tuoi brani?
Ho tentato di fare un album che a me sarebbe piaciuto ascoltare e che quindi avesse le caratteristiche che io ricerco nella musica: testi non banali, belle melodie, arrangiamenti originali. Non so se sia riuscito nell’intento, ma quello era l’obiettivo. Oltre a ciò, da alcuni anni c’è la tendenza a riproporre generi e suoni del passato, cosa che mi lascia perplesso. A me piace la citazione, che è un omaggio, un punto di partenza e non di arrivo, ma quando diventa revival, trovo che sia la morte della creatività.
La copertina è una xilografia creata da tua sorella Maddalena. Perché hai scelto questo tipo di collaborazione artistica e che significato ha per te?
Ho visto nell’atelier di mia sorella questa sua xilografia, bellissima, raffigurante una farfalla notturna ed ho subito pensato che fosse perfetta come copertina dell’album. Le ho chiesto se potessi utilizzarla e da lì sono scaturiti Il titolo dell’album “Farfalle Notturne” e la title track. Tra l’altro, da tempo dicevo a Maddalena che sarebbe dovuta passare da me a cantare alcune parti (in Dreamsongs le voci femminili sono sue), alla fine non è accaduto, ma la collaborazione si è realizzata per la copertina.
Hai accennato che l’album dura 30 minuti perché uscirà anche in edizione limitata in vinile. Quanto è stato importante per te il formato fisico, soprattutto oggi, in un’epoca dominata dallo streaming?
Forse quello di fare un album di soli 30 minuti, perché così suona meglio in vinile, era anche una scusa per non oltrepassare un limite. In genere, quando ascolto album con tantissime canzoni (a meno che non sia il White Album o capolavori simili) passo metà del tempo a fare la lista di quello che non avrei inserito. Con me stesso lo faccio in anticipo, per timore che troppe canzoni possano annoiare. Ma, tornando al vinile, l’idea era di avere un oggetto bello e “reale”, che potesse anche valorizzare appieno la copertina, che sarebbe stata sacrificata sotto forma di piccolo avatar digitale.
Nel corso della tua carriera hai spesso alternato pause creative e nuovi inizi. Qual è stata la scintilla che ti ha portato a creare Farfalle Notturne dopo questa pausa?
Non ho mai smesso di scrivere musica, quello che mi mancava era il tempo necessario per passare dall’idea alla canzone finita. Mentre in un gruppo è relativamente semplice (ci sono più teste e più mani al lavoro contemporaneamente, ancor di più se registri in uno studio di registrazione, e deleghi parte di lavoro ad un professionista), quando fai tutto da solo i tempi si dilatano. Sotto certi aspetti, è come un dialogo con sé stessi: registri una parte e poi devi lasciare che “sedimenti”, la devi elaborare per poterla valutare obiettivamente. Se tenti di forzare il processo, rischi di perderti e rovinare tutto. Quando ho avuto di nuovo tempo da dedicare, anche l’attività di registrazione è ripresa.
Hai menzionato che l’album riflette ‘tutte le cose che ti sarebbe piaciuto ascoltare’. C’è una canzone in particolare che rappresenta al meglio questa idea e perché?
Beh, tutte è un’esagerazione… Ci sono tantissime cose che mi piace ascoltare, ma che non saprei assolutamente fare. Tornando alla domanda, credo che tutte, nell’insieme, abbiano quel mix di spontaneità e ricercatezza che riconosco nella musica che mi piace.
Il tuo percorso musicale ti ha portato anche a esplorare un’attività artigianale legata alla musica. In che modo questa esperienza ha influenzato il processo creativo dietro questo vinile?
Di fatto, lavoro nello stesso spazio in cui registro. Il principale vantaggio è che, quando decido di fare una pausa, invece di andare alla macchinetta della caffè con un collega, prendo la chitarra e scrivo un ritornello.
Massimo Ottoni realizzerà un video animato per uno dei brani dell’album. Come vivi l’integrazione tra musica e arti visive, e cosa pensi che questo video porterà all’album?
Ogni volta che la musica si mescola ad un’altra arte, credo che si trasformi in qualcosa di diverso, diventa altro. L’animazione che aveva fatto Massimo per “Wheels and Love” di fatto viveva di vita propria, non era il video della canzone, era un’opera a sé stante. E infatti ha vinto un importante festival di animazione ed è stata selezionata per svariati festival internazionali. Spero che la prossima collaborazione segua la stessa scia: un’opera di animazione che non è il video della canzone, ma un’opera autonoma di animazione e musica.
Dal punto di vista dei testi, quali sono i temi principali che affronti in Farfalle Notturne e quanto di te stesso hai messo in queste canzoni?
Non sono bravo ad inventare storie, tutti i miei testi parlano di me e di quello che mi circonda. Allo stesso tempo, non amo i testi didascalici (e forse nemmeno li saprei scrivere), mi piace lavorare per frasi che suonino bene, sia nel contesto della metrica e della melodia, sia sul piano di ciò che possono evocare. Poi, quando le cose vanno bene, succede che tutte queste frasi messe insieme acquistino un senso, di cui nemmeno io all’inizio ero consapevole.
Guardando al futuro, come immagini che Farfalle Notturne possa essere percepito dai tuoi ascoltatori e cosa speri che rimanga con loro dopo averlo ascoltato?
La cosa che io spero sempre, quando ascolto nuova musica, è di trovare un album che mi piaccia talmente tanto, da ascoltarlo a ripetizione fino a che non ne posso più. E magari, dopo un po’ di tempo, a volte qualche anno, riprenderlo e riascoltarlo ancora e scoprire cose nuove, che ai primi “enne” ascolti non avevo notato. Se a qualcuno, anche pochi, accadesse con “Farfalle Notturne”, sarebbe fantastico.
Ascolta su Spotify: Farfalle Notturne
Foto Articolo e Copertina: Alberto Arcangeli