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Al microfono di EXTRANET incontriamo Tonino Carotone. Come ti trovi in questa calda estate, con questa pausa – dal punto di vista naturalmente delle temperature?

Mi manca svegliarmi un po’, sono addormentato.

Quanto ti senti vicino a personaggi del calibro di Fred Buscaglione o di Carosone?

Mi sento … perché sono grandi personaggi comparati con me. Io sono tanto piccolo vicino a questi grandi maestri.

A proposito di maestri: elegante, aristocratico, popolare, insomma un Fred Buscaglione in versione punk, ti potremmo definire. Come riesci a creare questo cross-over, quest’unione fra stili e suoni differenti?

Non lo so, per piacere, perché a me piace. Per puro piacere e punto. Perché a me piace la musica italiana, mi piace tutto. Mi sento comodo in questo stile musicale.

Tonino Carotone ai microfoni di Extranet. Sono passati diversi anni dal tuo successo “Me cago en al amor”: disco d’oro, tormentone che conquistò l’Italia e quasi il resto del mondo. Dove e come nasce l’idea di realizzare questa canzone?

Sicuro che in un mondo facile non viviamo. Si guarda ad ogni momento di questa vita, di questo mondo che viviamo adesso.

Ritieni che un artista canti per se stesso o per gli altri. La canzone è una sorta di terapia?

Il cantante sempre canta per se stesso però dopo anche condivide con gli altri, però penso che tutti i cantanti cantino per se stessi.

“La carovana”, una tua canzone, può essere definita come una canzone autobiografica?

Tutte le mie canzoni possono essere autobiografiche però sicuramente quella lo è.

Dopo i duetti con Carosone e Celentano hai altri progetti in futuro. Con chi ti piacerebbe collaborare di artisti italiani e internazionali?

Adesso ho finito di collaborare con “Gli Arpioni”, dei grandi artisti, è l’ultima collaborazione che ho fatto. Ho collaborato con altri artisti del mio paese, di Pamplona. Adesso non lo so, sto facendo il giro e quando avrò finito questo tour farò dieci giorni di vacanze al mare, in un’isola, sicuramente a Minorca. Dopo penserò cosa fare, in inverno. Suppongo che ordinerò tutte le mie parole e le mie canzoni per fare un nuovo progetto discografico e fare un altro disco.

In “Senza ritorno”, l’album del 2004, diverse sono le cover che realizzi con artisti. Perché la scelta di tributare proprio artisti italiani, con canzoni tipo per esempio quella di Celentano “Storia d’amore” oppure “Sono” e “Tremendo” di Rocky Roberts?

Perché mi piace, perché è un gran piacere poter fare questi grandi successi o anche qualcosa che non sia un grande successo ma che sia sempre una canzone che mi piace. Trovo un gusto tremendo nel potere interpretarla io. E’ un orgoglio, una fortuna poter fare questo.

Quanto ti senti un ragazzo di strada?

Da tutta la vita, da piccolo, da sempre ho sempre abitato in quartieri di gente che lavora, in quartieri popolari. Popolarmente mi sento un ragazzo di strada, perché abito la strada, vivo la strada, ho fatto l’amore nella strada…

Se dovessi fare una fotografia in questo istante dei ragazzi italiani, cosa diresti?

Non lo so, non lo so. Con i ragazzi giovani è difficile dirlo. Sta cambiando tanto la gioventù di adesso: è tanto consumismo, tanto americanismo e tante cose che non mi piacciono. Né qui né in Spagna, ma…sempre avanti noi! La gioventù è la gioventù però è difficile.

Manu Chao ha detto: “Io a Tonino lo chiamo maestro”. Che rapporto hai con Manu Chao?

Per prima cosa Manu Chao è un grande amico, una grande persona, un artista che ammiro moltissimo. Soprattutto è l’amicizia che ci unisce. Cantavamo nella strada insieme e abbiamo fatto tante improvvisazioni insieme.

Bene, ti ringrazio per essere stato all’interno di Extranet e ti auguro soprattutto un buon soggiorno in Italia, visto che ci sono tante date ancora da realizzare.

Ciao.

Ascolta intervista audio.

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