Sono dei musicisti punk in realtà appartengono al KGB, la principale organizzazione di polizia dell’Unione Sovietica.
La loro vera identità venne svelata solo nel 2008 su una rivista scandalistica inglese.
Al microfono di Patrizio LONGO incontriamo i Svetlanas che raccontano di KBG Session. Un incontro fra racconti segreti, passioni e musica assordante.
La vostra è un’avventura musicale senza precedenti. Dallo spionaggio alla musica punk?
Sappiamo di certo che anche quelli della C.I.A. avevano delle band sotto copertura.
Ora ci dedichiamo solo a suonare perché siamo rimasti senza lavoro. Non dimentichiamoci che ci hanno ibernato per anni, e al nostro risveglio il KGB non esisteva più.
Cosa ricordate del periodo in cui la musica era la vostra copertura?
Ricordiamo poco a causa degli interventi a cui ci hanno sottoposto. Ma non possiamo dimenticarci gli spettacoli fatti assieme a Iggy Pop e ai Ramones. Era piuttosto difficile riuscire ad apparire con una vera band e allo stesso tempo infiltrarsi per venire a conoscenza di importanti segreti militari. D’altro canto, eravamo professionisti. Probabilmente i migliori.
Avreste mai immaginato di tornare sul palco?
Sinceramente speravamo di non abbandonarlo. Siamo stati costretti a causa dell’esplosione dell’amplificatore durante l’ultimo spettacolo del tour in America. E poi non sappiamo bene nemmeno noi cosa sia accaduto. Solo che, come ti dicevamo, quando ci siamo ripresi il KGB non esisteva più e l’unica cosa che sapevamo fare era, per l’appunto, suonare.
Com’era la scena russa degli anni ’70. C’era fermento intorno alla musica punk?
In realtà non l’abbiamo vissuta molto. Eravamo sempre in giro. Il nostro obiettivo era un altro. Suonare era solo una copertura. I pochi live di prova che abbiamo fatto in terra nostrana però sono andati molto bene. Un gran putiferio sia sopra che sotto il palco.
Cosa è cambiato nel vostro mood?
Come dice McLaren non è cambiato niente. Abbiamo solo cambiato aspetto e accento. Il resto è rimasto invariato…e fa l’effetto di uno shot di vodka.
Il nuovo lavoro s’intitola KGB Session un tornare indietro?
Quelle che hai sentito in KGB Session sono le tracce che avevamo registrato durante le sessioni di addestramento del KGB a cui venivamo sottoposti. Il titolo del lavoro deriva proprio da li.
Cosa apprezzate delle produzione rock italiane?
Non è musica che possiamo definire rock, ma in assoluto avete avuto la fortuna di avere una band come i Negazione.
Quando guardate al passato cosa ricordate di quel periodo?
Il sangue, i plettri, le chitarre che strisciavano e il rumore.