La sua voce appartiene alla storia contemporanea del nostro Paese.
Ad un tratto della carriera dopo aver regalato poesie in musica per diverse generazioni decide di spostare la propria creatività dalla musica popolare al teatro.
Prima reinterpretando un classico “Notre-Dame de Paris” e successivamente “Giulietta e Romeo” di William Shakespeare.
Al microfono di EXTRANET incontriamo Riccardo Cocciante per ripercorrere un percorso di parole, musica e tanta sensibilità.
Dove nasce l’incontro con Pasquale Panella nello scrivere Giulietta e Romeo. Così apparentemente distante, quasi antagonista. Vicini ed allo stesso tempo distanti?
Hai detto bene vicini ed allo stesso tempo lontani. A mio avviso un compositore ha bisogno di una discussione di confronto. Con Pasquale c’è questa possibilità esiste. Non scrive colore su colore. Panella ha diversi modi di espressione. Il primo ermetico a volte, altre limpido. Apprezzo lo stile nella scrittura l’osare nuove forme grammaticali. Questo permette di rendere il linguaggio italiano estremamente moderno. Questo rendere il linguaggio moderno non risulta semplice con la nostra lingua. Cosa che invece è accaduto con il francese.
Questo caratteristica di espressività rende il lavoro entusiasmante. Se avessi incontrato un Autore che avesse avuto il mio modo di scrivere credo che non sarebbe risultato così interessante.
Un amore fulmineo quello fra Giulietta e Romeo, in Italia ha tutto un altro sapore questa rappresentazione?
Sì, è anche un insistere sull’invasione che c’è in giro. La voglia di continuare questa tradizione dell’Opera classica. La nostra lingua piace nel mondo è soprattutto quando è cantata. Perché non approfittare di questa Opera per farla accettare un’altra volta.
Quando Riccardo Cocciante decide di spostare il proprio focus dalla musica popolare al teatro?
Una decisione che stavo maturando da tempo. Mi sono accorto che essere in tanti cantautori diventa un fattore di abitudine, di mettersi a disposizione del commercio. Realizzare un disco su richiesta della casa discografica perché servi in quel momento.
Ho voluto per un attimo allontanarmi da quel sistema per magari tornarci in un futuro, chi lo sa.Solo per desiderio di comunicare non per esigenza di mercato.
“Notre-Dame de Paris” mi ha dato questa possibilità di intraprendere un’altra carriera cioè la scrittura delle Opere popolari.
L’affermazione “Noi siamo” sta a significare viviamo il presente ci siamo, stiamo vivendo il presente anche in questa composizione così attuale?
Ritengo sia dovere di ogni compositore o di uno scrittore. Deve vivere il presente non può vivere di nostalgie. Può raccontare storie di qualsiasi epoca ma ha il compito di rispettare i linguaggi del proprio tempo sia nelle letteratura che nella musica. Il nostro secolo è stato una rivoluzione nel costume e non posso permettermi, mi sono detto, di scrivere come un compositore dell’800, non posso scrivere come un compositore di commedie musicali. Anche li sono alla ricerca di nuovi linguaggi. La mia decisione è stata di unire la musica popolare, quella che ascoltiamo alla radio, pop, rock, melodica con la grande tradizione dell’Opera. Questo significa esprimersi con il linguaggio dei nostri giorni. Credo che in questo modo le persone capiranno meglio, avranno maggiori possibilità di giudicare perché magari si utilizzeranno strumenti del presente.
Ringraziamo Riccardo Cocciante per aver raccontato in questi pochi minuti questa meraviglia che è Giulietta e Romeo.
Grazie a te.