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Lo stile della canzone d’autore italiana esiste anche fra i giovani ne rappresenta prova la musica di Adriano Modica che pubblica il secondo lavoro della trilogia dove il primo album proponeva come tema la stoffa, nel secondo la pietra e il terzo sarà l’album di legno.

“Il fantasma ha paura” distribuito da Trovarobato la label di Mariposa. Questo il titolo dell’album che conferma lo stile d’autore italiano esempio di canzone impegnata. Uno stile ’70, rock con un tocco di progressive e tanto buon gusto. Adriano Modica trentenne originario della Calabria dopo aver collaborato come bassista con Ulan Bator e Marco Parente si presenta con questo nuovo lavoro personale.

Lo incontriamo al microfono di EXTRANET per raccontare la sua avventura d’autore.

Il “Il Fantasma ha paura” conclude la trilogia di un percorso fra poesia, musica d’autore e impegno. Cosa rappresenta questo titolo?

“Il fantasma ha paura” non conclude la trilogia, ne è il secondo capitolo, ovvero l’album di pietra. “annanna”, l’album di stoffa, è il primo ed è ancora inedito. sarà “la sedia” a concludere la trilogia, l’album di legno, a cui stiamo già lavorando. Il titolo evoca l’immagine comune del fantasma che fa paura, solo che stavolta è lui ad avere paura perché probabilmente c’è da avere paura più della realtà che dell’immaginazione. ecco perché è l’album di pietra, perché rappresenta l’incontro con la realtà, dura e fredda. La stoffa è invece legata alla visione morbida e confortevole che si ha da bambini, stoffa di lenzuola, tende e abbracci profumati che tengono lontani i cattivi. il legno della “sedia” è sempre duro, ma caldo. Si fa pace con mostri e fantasmi e li si affronta con più dolcezza.

Adriano Modica

Il tuo percorso artistico sembra sia più un analisi dell’Io un introspezione?

Sì. penso che capire il marasma che abbiamo dentro probabilmente può aiutarci a capire gli altri e tutto il marasma che c’è fuori.

La suddivisione in tre capitoli è legata alle tre fasi principali della vita, infanzia, adolescenza ed età adulta. le cose col tempo cambiano così come cambiano gli occhi che le guardano fino ad arrivare al punto di chiedersi se sono state le cose a cambiare gli occhi o gli occhi a cambiare le cose.

Un lavoro in cui continui a restare in disparte rispetto alla musica che si ascolta. Una scelta voluta?

“Introspezione tenendosi in disparte” è divertente, sembra “schizofrenia di un nessuno”, scherzo. capisco cosa intendi e ti dico che è stata assolutamente una scelta voluta. mi piace l’idea di farmi un po’ da parte e lasciare spazio all’ascoltatore, così che possa trovarci i suoi di ‘mostri’. E’ una cosa, questa, che a me, da ascoltatore, piace moltissimo.

Nel tuo Myspace appare questa frase: “il ricordo di quando non c’ero”. Quale il ricordo?

La sensazione di non esistere, di guardarsi intorno e sentirsi una variazione su tema.

Che rapporto hai con la musica: compagna ed amica o irriverente specchio del tuo essere. Amica o nemica?

Decisamente compagna ed amica. per il semplice fatto che lei non ha interessi in me! e poi perché nemica se irriverente specchio. Anzi… Non si dice che l’amico è quello che ti fa piangere anziché quello che ti fa ridere?

Dove nascono le tue composizioni, quale l’ispirazione?

La sensazione di non esistere.

Cosa pensi della scena italiana contemporanea?

Ci sono cose molto interessanti e cose molto ridicole, come è sempre stato e sempre sarà. è giusto che tutti possano avere la possibilità di esprimersi anche quelli che non hanno niente da dire, perché no. pensando alla scena italiana personalmente preferisco chi si esprime nel linguaggio che gli è più congeniale e nella lingua che gli appartiene, mi riferisco al fenomeno “uaoz american boi” ovvero la mania dell’esterofilismo che con amarezza vedo molto anche presso gli addetti ai lavori. italiani. che dire mi fa molto dispiacere questa vergogna di essere italiani e non per un discorso di patriottismo o simili… mi viene da pensare a due squadre di calcio di due città vicine che si scannano… come a dire mi fai schifo perché sei troppo simile a me! In generale vedo una scena italiana viva e varia ma un po’ complessata e a volte confusa. Io mi ritengo fortunato in questo perché ho avuto le idee chiare fin da piccolo: io voglio andare a Sanremo; questo forse perché nella mia vita precedente credo di essere stato Pippo Baudo o uno che gli somigliava molto.

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