Non è la prima volta che si ascolta, nella storia della musica, un disco fatto di silenzio ma questa è un’altra storia. Nomi come Kate Bush, Annie Lennox, Damon Albarn, Tori Amos, Pet Shop Boys, Billy Ocean, Ed O’Brien, Hans Zimmer e quasi mille altri artisti.
Potrebbe sembrare la line-up di un festival leggendario, invece è il cast di Is This What We Want?, (è questo quello che vogliamo?) un album di protesta fatto di… silenzio.
Le 12 tracce dell’album, della durata complessiva di 47 minuti, sono completamente mute. Non si tratta di un esperimento concettuale, ma di un’azione simbolica contro una proposta di legge britannica che consentirebbe alle aziende di intelligenza artificiale di addestrare i propri modelli su opere protette da copyright, senza bisogno di licenze.
Un sistema che ribalta il concetto di tutela: spetta agli artisti opporsi esplicitamente all’uso della loro musica, anziché doverne autorizzare l’impiego.

Il messaggio del disco è chiaro, basta leggere i titoli delle tracce, che formano una frase inequivocabile:
“The British government must not legalise music theft to benefit AI companies.” (Il governo britannico non deve legalizzare il furto di musica per favorire le aziende di intelligenza artificiale.)
I proventi dell’album saranno devoluti al fondo Help Musicians, sostenendo la stessa battaglia che ha fatto discutere Hollywood con lo sciopero di attori e sceneggiatori.

Paul McCartney, che di recente ha utilizzato l’AI per completare l’ultimo brano inedito dei Beatles (Now and Then), ha espresso il suo dissenso verso la proposta di legge: Se state introducendo una legge, assicuratevi di proteggere i creativi. Altrimenti rischiate di perderli.
Il problema, secondo i musicisti, è evidente: chi guadagnerà dalle canzoni generate dall’AI?
Non gli artisti originali, ma le grandi aziende tecnologiche.