Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

Con il verbo convergere si intende «dirigersi verso uno stesso punto, partendo da punti diversi». Non è detto che l’operazione, ossia l’incontro, riesca, ma comunque resta il concetto e la volontà dell’impresa. Nel caso dell’evento artistico in questione l’azione sembra essersi conclusa con successo. Nicola Cesari (1940) e Fernando Longo (1973) hanno puntato nella stessa direzione: il primo con il trittico Mistero (2007) e il secondo con l’installazione Autoritratto (2007). Opere recenti, dunque, che chiudono un periodo di ricerca. La “convergenza” tra i due artisti, oltre che nel dato cronologico della loro vita (trent’anni di distanza), è da ricercarsi soprattutto nel senso della ricerca concettuale che li vede protagonisti.

Convergono due mondi espressivi apparentemente lontani; due linguaggi figurativi che segnano profondamente il contemporaneo. Si punta sulla sostanza. Cesari utilizza un sistema prettamente cromatico, “colored fields” mistici, ultima tappa dell’esperienza pittorica legata alle Icone prodotte dall’artista a partire dall’inizio del XXI secolo. Il blu e il rosso sono stesi sulle tre tele che si trasformano in spazio infinito, ancestrale, che spinge lo spettatore all’esperienza sensoriale. Pura materia preistorica, «pittura biomorfa» – come definiva l’Informale Italo Calvino (1960)- che respira nelle viscere della terra. Dall’altra parte fa da contraltare l’installazione di Longo: 26 cubi bianchi (la semantica del numero è da ricollegare alle lettere dell’alfabeto ) dai titoli evocativi.

Il carattere ludico dell’operazione dal sapore dadaista è evidente. Gli omini bianchi (presenti nei cubi), un tempo virtuosi e forzuti supermen, ora vivono inscatolati in realtà tridimensionali metafisiche, dalle quali è impossibile fuggire e l’unica alternativa – come per Godot – sembra essere l’attesa. Gli omini si muovono ma tutto li riconduce allo stesso punto. Ventisei realtà cubiche che assemblate compongono l’autoritratto di Longo. Le convergenze di Cesari-Longo si racchiudono in un concetto assolutamente spaziale: you are in it (Rothko).

Massimiliano Cesari

Fernando Longo nasce a Lecce il 13 novembre 1973, cresce a contatto con l’azienda paterna di arredamento e architettura degli interni, dove sviluppa la conoscenza e l’uso di materiali quali legno, metallo e materie plastiche, acquisendone tecniche e processi di lavorazione. Studia architettura a Roma a “La Sapienza”, dove si laurea nel 2003 con tesi in Allestimento – Rel. Prof. Arch. Vincenzo Giorgi. Lo studio dell’architettura e il costante contatto con laboratori artigiani si accompagnano in Fernando Longo ad un interesse vivo ed intenso per l’arte e il design, impegnandolo in varie attività professionali e di ricerca. Dopo gli anni universitari, di fondamentale importanza è l’incontro a Genova con l’artista newyorkese Ivy Pelish Murzi, pittrice e scultrice, che gli suscita un forte interesse per l’arte ceramica. Stabilitosi per circa un anno in Finlandia, è subito attratto in modo particolare dal paesaggio, dalla museografia finlandese, dalla cultura e dall’artigianato Sami. A Helsinki si dedica all’arte ceramica con l’artista finlandese Kati Hamalainen e segue corsi di formazione presso la Helsinki University. Significativo l’incontro a Helsinki di Jarno Peltonen che lo introduce alla conoscenza dell’opera della scultrice Eila Hiltunen. Grazie a questa esperienza e al forte legame con la propria terra, il Salento, sente fortemente il bisogno di promuovere un personale progetto, SDW – Salento Design Workshop, che pone come condizione indispensabile la commistione tra artigianato e design.

Nicola Cesari nasce a Maglie (Lecce) nel 1940, dove vive e lavora. Si diploma presso l’Istituto d’Arte “G.Pellegrino” di Lecce, annoverando tra i suoi maestri il poeta “salentino” Vittorio Bodini: incontro che sarà fondamentale per la sua cultura artistica. Dal 1960 al 1998 insegna discipline artistiche e storia dell’arte negli istituti di istruzione superiore. Dal 1968 si dedica alla pittura in qualità di ricercatore e sperimentatore, svolgendo contemporaneamente l’attività di critico d’arte, collaborando con diverse riviste: Realtà Salentina, Tempo d’Oggi, Nuovo Spazio, Pensinonante de‘Saraceni, Titivillus. Le prime esperienze artistiche si caratterizzano dall’avvicinamento all’informale europeo. L’artista agli inizi, come scrive Luigi Scorrano, è attratto – rispetto ai modelli allora in voga – da altri fatti artistici: “…le ustioni di un Burri o i frammenti delle cose quotidiane di un Raushemberg. L’incontro con Calò – continua il critico – gli sarebbe servito ulteriormente a comprendere il valore della materia. E Cesari ripensa al legno, materia saggiata ed esplorata in un altro tempo”. Da questo momento in poi, il percorso di ricerca pittorica e sperimentazione di materiali è incessante: “…i suoi pezzi “informali” – sottolinea Nicola Rainò – sembrano sorretti da una latente ma chiara volontà compositiva, strutturante, e non tanto nei suoi Spazi Cosmici dove … affiora una sorta di figuralità, ma proprio nelle sue opere più esplicitamente materiche, in quegli impasti di colori graduati dove l’acrilico e la tempera si raggrumano per dare effetti di trasparenza”. Inizia la sua attività espositiva nel 1973, continuando ad esporre in Italia e all’estero, con notevoli riconoscimenti di critica e pubblico, tra le mostre più importanti citiamo: Astratto Cosmico (1976), Simboli e Colori (1980), Il segno dell’Eros (1980), All’amico Egon Schiele (1984), L’esperienza informale (1985), I luoghi … la memoria (1981), Se riesci a volare vedrai tutto azzurro (2002), Cartoline d’autore (2003), Non chiedere la luna (2004). Sue opere si trovano in numerose collezioni pubbliche e private.

dal 20 dicembre a fine gennaio in via dei verardi 19 lecce presso showroom SDW

😀 Cosa ne pensi?

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Il contenuto della pagina è protetto.
error: