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Amnesty International Italia, MEI – Meeting delle Etichette Indipendenti  e  Voci per la Libertà organizzano “Voci X Patrick – Maratona musicale per chiedere la liberazione di Patrick Zaki” , un evento per chiedere l’immediato rilascio dello studente egiziano, che è detenuto in carcere come prigioniero di coscienza a causa del suo lavoro per i diritti umani e per le sue opinioni politiche espresse sui social media.

Fino al 31 gennaio 2021 è aperta la call per aderire all’evento, un invito a tutti i musicisti a sostenere con la propria musica la campagna per la liberazione di Patrick e più in generale di tutti i prigionieri di coscienza rapiti, torturati e reclusi ingiustamente.

L’8 febbraio sarà il momento di farci sentire compatti e più determinati che mai. Patrick Zaki deve tornare ai suoi studi a Bologna. Proprio per questo invitiamo alla mobilitazione il mondo della musica.

Voci X Patrick – Maratona musicale per chiedere la liberazione di Patrick Zaki. Chiediamo agli artisti di aderire all’evento programmato l’8 febbraio con un video di una performance musicale di qualche minuto dedicata a Free Patrick Zaki.

Per aderire e avere maggiori informazioni scrivete a: vocixpatrick@gmail.com

ENTRO E NON OLTRE IL 31 GENNAIO

Nella maratona musicale che verrà trasmessa in streaming su numerosi canali grazie a molteplici partner si alterneranno le performance musicali con interventi in diretta.

Crediamo che Patrick Zaki sia un prigioniero di coscienza, detenuto esclusivamente per il suo lavoro per i diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media. Dedichiamo questa iniziativa a tutti i prigionieri di coscienza che sono stati rapiti, torturati, scomparsi e detenuti illegalmente. E a tutte quelle giovani donne e uomini che viaggiano per il mondo per studiare, ricercare, condividere e costruire una società migliore.

Cronologia degli eventi

Il 7 febbraio 2020 Patrick Zaki, studente del Master in Studi di genere dell’Università “Alma Mater” di Bologna, è stato fermato all’aeroporto del Cairo, la capitale dell’Egitto.

Dopo diverse ore di sparizione forzata, è ricomparso il giorno dopo di fronte alla Procura della città di Mansura, dove è stato convalidato l’arresto, sulla base di un mandato di cattura contenente le accuse di minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento a manifestazione illegale, sovversione, diffusione di notizie false e propaganda per il terrorismo.

Dopo estenuanti rinvii, le prime due udienze del processo si sono tenute solo a luglio. Nella seconda, il 26 di quel mese, Patrick Zaki ha potuto vedere per la prima volta i suoi avvocati dal 7 marzo. In quell’occasione è apparso visibilmente dimagrito. Il 25 agosto, sempre per la prima volta da marzo, ha potuto avere un breve incontro con sua madre. Il 7 dicembre il giudice della terza sezione del tribunale antiterrorismo del tribunale del Cairo ha annunciato il rinnovo per 45 giorni della custodia cautelare.

Dopo una prima fase di cinque mesi di rinnovi quindicinali ritardati dall’emergenza Covid, per Patrick Zaki è iniziata quella dei prolungamenti di 45 giorni che può protrarsi fino a un tempo massimo di due anni, come previsto dalla legge egiziana. Le accuse a suo carico sono basate su dieci post di un account Facebook che i suoi legali considerano fake, a differenza dei procuratori, ma che hanno configurato i reati di diffusione di notizie false, incitamento alla protesta e istigazione alla violenza e ai crimini terroristici. Reati che gli fanno rischiare fino a 25 anni di carcere. “L’obiettivo della detenzione preventiva prolungata è di consegnare un prigioniero all’oblio. Per questo, è fondamentale che in vista dell’udienza di sabato prossimo, e di quelle che eventualmente seguiranno, non si disperdano l’entusiasmo, l’emozione e la solidarietà dell’ultimo mese e che ognuno continui a fare la sua parte”, ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.

Il 19 dicembre Patrick Zaki ha potuto incontrare nuovamente la madre nel carcere di Tora. Le ha detto queste parole: “Sono fisicamente e mentalmente esausto, non ne posso più di stare qui e mi deprimo a ogni tappa dell’anno accademico mentre sono qui invece che con i miei amici a Bologna”.

In questi mesi la famiglia aveva ricevuto da Patrick Zaki solo due brevi lettere a fronte delle almeno 20 che aveva scritto e inviato.

Fonte: Giordano Sangiorgi – www.meiweb.it

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