Giuliano Sangiorni ritorna al nostro microfono per raccontare del nuovo album “La Finestra” un altro successo da classifica e l’avventura Notte della Taranta che quest’anno lo vede sul palco.
Un riferimento al grande schermo che sta per proiettare un’altra avventura della Band questa volta filmando e seguendoli per il lungo e fortunato tour.
Giuliano con l’abituale modestie e semplicità di un ragazzo del sud racconta questa incredibile avventura.
In occasione della “Notte della Taranta” ritorna Giuliano Sangiorgi?
Sì, ritorno nel Salento. E’ la prima volta per cui puoi immaginare come sia grande la soddisfazione di tornare, soprattutto dopo l’ultimo concerto del nostro tour a Lecce alle Cave del Duca con 30.000 persone, quindi dopo qualche giorno di buon sole salentino tornare a fare la “Notte della Taranta” è un pò il connubio sostanza e forma dei Negramaro e della loro salentinità che prenderà concretezza nella notte di queste stelle tarantolate.
E’ una grande soddisfazione poterti vedere e contestualizzare la tua terra e la musica del sud che parla in dialetto?
Noi abbiamo sempre portato l’unica forma salentina che è il nome “Negramaro”, un vino del Salento, però nella sostanza siamo salentini e lo facciamo “pesare” a chiunque nel senso che ci facciamo sentire ogni volta che arriviamo in qualche posto con il nostro “modus operandi salentino”. Tutti e sei provenendo da quattro angoli del Salento, abbiamo la stessa attitudine a vivere le cose in maniera quasi irriverente, c’è un’ospitalità fra noi sei incredibile che porta poi a vivere le emozioni in maniera sfrontata, senza veli, senza peli sulla lingua, l’arte nuda e cruda così com’è penso sia parte integrante della sostanza salentina per cui il fatto di venire a cantare due canti tradizionali ci completa in quello che cerchiamo di portare avanti, cioè musica senza molta testa, cuore, pancia, sangue, viscere, tutto quello che c’è, la testa sta dietro e ci raggiunge dopo.
Dove si affaccia “La finestra”, il vostro nuovo album?
Sul mondo, in qualsiasi parte del mondo. Penso che sia anacronistico parlare di una regione, di uno Stato, di qualsiasi confine territoriale perché mi sembra veramente stupido e ghettizzante. Ormai qualsiasi mezzo di comunicazione, come internet, è così veloce, rapido e grande che non ha senso qualsiasi cosa che faccia rinchiudere in un alveare regionale. La Terra è piccola e la stiamo consumando e pure male.
I Negramaro si affacciano per la prima volta sul grande schermo, notizia di qualche giorno fà. Cosa ha significato per voi essere seguiti costantemente durante le registrazioni?
Questa è un’idea che è venuta a me insieme a Davide Marengo per cui non è stata una cosa che qualcuno ci ha imposto stile “Grande Fratello”. Semplicemente abbiamo messo nero su bianco e su pellicola tutte le emozioni che abbiamo provato in questi periodi di grandi successi. Vivere l’America e sentire poi la mancanza del Salento, dell’Italia, del centro storico, poi andare in una tournèe che potesse passare dai centri storici proprio in virtù del fatto che in America la carenza è pesante, il fatto che non ci sia una storica pesa sull’umanità americana, tutto questo agglomerato di notizie viste vivere da noi senza che queste telecamere abbiano fatto sentire il loro peso perché comunque i registi erano amici, Davide Marengo, Dario Baldi e tutta la troupe che ci hanno seguito da Santa Maria di Leuca dalla pre-produzione a Parma dove viviamo in campagna, poi il viaggio in America per quattro mesi, poi tutto l’inizio del nuovo disco, la nuova promozione, fino all’anfiteatro di Taormina, all’Arena di Verona, alle Cave del Duca pieni di persone. Si vede dal microcosmo al macrocosmo.
—
Ascolta intervista audio a Giuliano Sangiorgi.