Un lavoro “incurante”, lo presentano con questo aggettivo il nuovo per i Casa intitolato: Crescere un figlio per educarne cento (2012 – Dischi Obliqui).
Al microfono di Patrizio Longo incontriamo il musicista Filippo Bordignon per raccontare di questo percorso sonoro che vede un cambio di formazione con la sostituzione del chitarrista Marco Papa al posto di Francesco Spinelli. Bentrovato Filippo. Iniziamo a domandarci: il titolo rimanda a un lavoro educativo?
No. A volerla educare, la gente, ti si sbriciola in mano.
Si tratta di un Cd che lascia libera espressione all’artista nella scelta dello stile sonoro?
Soprattutto nel mondo dell’arte, non c’è vincolo peggiore della smania di libertà. Trattandosi di un valore immediato e definitivo, non facciamo che allontanarcene ogni qual volta lo pretendiamo per noi o la collettività. Ai musicisti che hanno generosamente collaborato a Crescere un figlio per educarne cento sono state impartite due semplici indicazioni, di carattere evidentemente simbolico: mangiate del nostro pane, bevete del nostro vino.
Come sono stati scelti i titoli dei brani?
Spulciando in una lista di prodotti per il benessere.
Perché avete apportato una sostituzione nella line up della band?
Dopo undici anni di proficua collaborazione, io e Spinelli abbiamo deciso consensualmente di separarci; al suo posto è subentrato il pratese Marco Papa, il quale ha conferito a Crescere un figlio per educarne cento un approccio ancor più ‘free’ rispetto alle prove passate. Ma le mutazioni non terminano qui. È recente la sua uscita dal gruppo per proseguire un discorso sperimentale in collaborazione con altri musicisti. Oggi posso felicemente indicare il nome del nuovo chitarrista dei Casa: il giovane Matteo Scalchi, il quale ci aveva già sorpreso qualche anno fa in virtù di un chitarrismo capace di profonde astrazioni. A ciò si aggiunga la peculiarità timbrica del suo strumento, una chitarra elettrica con corde in nylon.
Come coniugate le vostre perfomance sonore con l’arte contemporanea che spesso sposate in incontri culturali?
Mediante la volontà di vitalizzare noi stessi e gli artisti che ci sono affini, facendo insieme a loro ciò che riteniamo giusto.
Quali gli ascolti che vi hanno accompagnato nella stesura del lavoro?
La ‘crème’ dell’Adult Oriented Rock e il country blues Anni ’20 di figure tanto sconosciute quanto mitologiche quali Barbeque Bob o Blind Joe Taggart. La differenza però, va evidenziato, è determinata anche da ciò che un individuo sceglie di non ascoltare; da sempre, i Casa bypassano prodotti derivati dai generi e che in essi si esauriscono.
Avete pensato alla realizzazione di una prima raccolta?
Sfrutteremmo volentieri la formula, se la nostra fosse ‘Hit-music’. In verità in verità ti dico: il mercato discografico internazionale, con le sue raccolte, i singoli, le compilation, le edizioni deluxe e remastered, il neo-revivalismo per i vinili ecc. non è diverso da qualsiasi altro sistema di Potere: suo scopo principe è mantenere turgido uno status ormai sfilacciato, acquisito sfruttando il sudore di alcuni artisti maiuscoli.
Il prossimo step discografico?
Un album live che uscirà nel 2013 per la Dischi Obliqui, diviso equamente tra stravolgimenti dal repertorio passato e brani inediti a cui stiamo lavorando secondo una metodologia derivata dalle teorie aleatorie del mai abbastanza nominato John Cage. È dai tempi dell’esordio Vita politica dei Casa che non registriamo un album senza avvalerci dell’integrazione di ospiti esterni; l’intenzione è quindi confezionare un fedele ritratto di ciò che possiamo evocare come quartetto ‘avant-popular’.
Cosa rispondi a chi definisce il Cd definito Crescere un figlio per educarne cento un concept album sulla questione dell’ateismo?
Un argomento spinoso visto che, non contemplando l’esistenza di un’entità divina, è insensato per me aggettivarmi con questa parola. Così come non sono cristiano dunque, rifiuto di venir catalogato con un termine che da nutrimento al suo significato opposto. La nostra è piuttosto una raccolta di canzoni che parlano di uomini e donne convinti di aver conquistato una comprensione del mondo superiore a quella di un cavallo o una pannocchia.
Foto: Veselina Allegra Kuznetsova