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Bruce Sudano ha costruito una carriera musicale straordinaria, passando dall’essere un giovane musicista con un sogno a un rinomato cantautore e artista. La sua avventura nel mondo della musica inizia con Alive ‘N Kickin, band che nel 1970 scala le classifiche con Tighter, Tighter.

Successivamente, con il trio Brooklyn Dreams, Sudano raggiunge il Madison Square Garden e collabora con icone della musica.

La sua vera passione, però, diventa presto la scrittura di canzoni. Influenzato da artisti come Carole King, Neil Diamond e Leiber & Stoller, matura uno stile unico, fondendo sonorità pop, soul e jazz. E’ qui che la sua carriera prende il volo quando le canzoni vengono interpretate da leggende come Michael Jackson, Dolly Parton e Reba McEntire.

L’incontro con Donna Summer nel 1977 segna una svolta decisiva nella sua vita, sia professionale che personale. Oltre a sposarsi nel 1980, i due collaborano a successi come Bad Girls e Starting Over Again, con quest’ultimo che raggiunge il primo posto nella Billboard Country Music Chart grazie alla versione di Dolly Parton.

La perdita di Donna Summer nel 2012 è un duro colpo per Sudano, ma diventa anche un catalizzatore per la sua evoluzione artistica.

Bruce Sudano
Bruce Sudano – Foto: Amy Waters

Negli ultimi dieci anni, Bruce ha pubblicato sei album e numerosi singoli, consolidando la sua identità di cantautore. Il suo nuovo lavoro, Talkin’ Ugly Truth, Tellin’ Pretty Lies (1 marzo 2024), è una riflessione sulle diverse fasi della vita, dai sogni giovanili alle sfide dell’età adulta. Brani come Better Than This e Under the Gun esplorano le complessità dell’esistenza, toccando temi come l’amore, la perdita e il significato della vita.

Con una carriera che attraversa generazioni, Sudano dimostra che la creatività non ha limiti. Il passato è una fonte di ispirazione, ma il suo sguardo è sempre rivolto al futuro: Non possiamo tornare indietro, ma possiamo rendere migliore il presente e il domani.

Patrizio Longo: Sei passato attraverso molte fasi della musica, dalle band ai Brooklyn Dreams fino alla carriera solista. Qual è stato il momento più emozionante di questo viaggio?

Bruce Sudano: Ci sono più modi di rispondere a questa domanda. Sapete che ho avuto l’estremo piacere di poter suonare ad American Bandstand, che era il miglior programma televisivo pop in America. Ho avuto il piacere di girare il mondo suonando per migliaia di persone come membro dei Brooklyn Dreams aprendo per Donna, stando sul palco come corista per molti anni. Ho avuto l’emozione di scrivere canzoni per film e persino di apparire in film e cantare nei film.

Ho visto le mie canzoni raggiungere la vetta di diverse classifiche, la classifica country, la classifica R&B, la classifica pop. L’emozione di sentire le mie canzoni alla radio. Ma penso che la parte più significativa ed emozionante del viaggio per me sia stata quest’ultima fase della mia carriera, in cui ho dovuto andare da solo ed essere un cantante solista, un cantautore, stare sul palco da solo, cantando le mie canzoni ed intrattenendo un pubblico.

Questa per me finora è stata la più impegnativa e quindi la più gratificante.

Patrizio Longo: Hai lavorato con artisti di fama mondiale come Michael Jackson, Dolly Parton e Reba McEntire. C’è un aneddoto particolare che ti è rimasto impresso?

Bruce Sudano: Questa è una domanda interessante e mentre ci penso, tra tutte le persone con cui ho lavorato, l’unico aneddoto che ricordo è quando ero in studio e cercavo di lavorare su alcune canzoni con Rod Stewart. Non sono mai riuscito a far tagliare una canzone da Rod Stewart, ma abbiamo provato a lavorare su alcune cose insieme e l’aneddoto è che a un certo punto lui ha voluto prendersi una pausa dallo studio e fare una passeggiata lungo l’isolato perché voleva guardare la finestra della palestra per vedere le ragazze che si allenavano! Che ne dici di questo come aneddoto?

Patrizio Longo: Cosa significa per te essere un cantautore oggi rispetto agli anni d’oro dell’industria musicale?

Bruce Sudano: Per me è sempre stato così. Il lavoro è tra te e la canzone. Penso che essere un cantautore sia una vocazione. La considero una chiamata molto onorevole. Ricordo un periodo in cui mi sentivo un po’ insicuro di me stesso e c’era un grande cantautore country che si chiamava Harlan Howard e per più di un anno che lo incontravo in un bar a Nashville e mi parlava semplicemente di quanto fosse importante per me essere orgoglioso del fatto che fossi un cantautore, che era una grande benedizione, e me lo sono sempre ricordato. Infatti, nella mia vita si è dimostrato che scrivere canzoni è il posto in cui io so esattamente chi sono, è la mia casa in ogni fase, in ogni momento emotivo della vita, alti o bassi, mi sono sicuramente rivolto alla scrittura di canzoni, ma soprattutto nei miei periodi più brutti, in tempi di perdita, la scrittura di canzoni è stata la mia amica, il mio santuario, la mia via di fuga.

Patrizio Longo: Hai scritto questo nuovo album in Italia. Cosa ti ha ispirato del nostro Paese e come ha influenzato la tua musica?

Bruce Sudano: Beh, sicuramente la passione e l’impegno per l’eccellenza dell’artigianato. Poi c’è la bellezza melodica della musica italiana e la poesia lirica. Ero molto naif con la musica italiana, finché mia moglie Francesca, all’inizio della nostra relazione, non ha iniziato a farmi conoscere molti cantautori italiani e ora ne ho scoperti molti altri nel corso del tempo. Trascorrevo ore su Google Translate per seguire la poesia e mi meravigliavo sempre dell’eloquenza e dell’eleganza di così tante canzoni italiane nei loro testi. Quindi sono stato molto ispirato quando sono qui in Italia e penso che il mio album Talkin’ Ugly Truth, Tellin’ Pretty Lies ne sia un esempio.

Patrizio Longo: Hai una carriera musicale che attraversa diverse generazioni. Come riesci a mantenere sempre fresca la tua ispirazione?

Bruce Sudano: Ho un motto, che recita “continua a vivere, continua a scrivere”, e con questo intendo dire che devi rimanere coinvolto nella vita, con le persone, con le cose che stanno attraversando, con il mondo e i cambiamenti che avvengono. Devi essere un buon ascoltatore e un osservatore emotivo.

Patrizio Longo: Se potessi dare un consiglio al giovane Bruce Sudano che sognava di suonare al Madison Square Garden, cosa gli diresti oggi?

Bruce Sudano: Forse la prima cosa che gli direi è di non preoccuparsi troppo di ciò che pensano gli altri. Quando ero più giovane, ero molto motivato, competitivo e impaziente. E mentre da un lato è importante avere quel tipo di energia se vuoi avere successo, dall’altro penso che a volte questo mi abbia ostacolato.

Patrizio Longo: Il tuo nuovo album parla del passato, del presente e del futuro. Qual è la verità più amara che hai dovuto affrontare e la bugia più “bella” che hai detto a te stesso?

Bruce Sudano: Penso che la verità più dolorosa sia che non sarò mai Bob Dylan e la più grande bugia sia che sì, io lo sarò.

Bruce Sudano copertina di Donna Summer
Bruce Sudano: How’d You Get Here

Patrizio Longo: Donna Summer è stata tua moglie, musa e collaboratrice musicale. Come influenzava il tuo processo creativo?

Bruce Sudano: Donna era molto spontanea e libera di fluire. Non ci pensava troppo, era molto istintiva. Penso che queste siano state le principali influenze che ho cercato di sviluppare di più in me stesso.

Patrizio Longo: Avete scritto insieme molte hit iconiche. C’era un rituale particolare o un modo speciale in cui lavoravate alle canzoni?

Bruce Sudano: Non proprio, lavoro finché non capisco la storia che sto cercando di raccontare e continuo a scavare finché non riesco a raggiungere l’anima di quella storia. Raccontandola in modo lirico, con un pizzico di poesia e sorpresa.

Patrizio Longo: Qual è il ricordo più bello che hai di Donna al di fuori della musica?

Bruce Sudano: Beh, ci sono molti bei ricordi. Siamo stati insieme per 35 anni, ma direi che sono le tre bellissime figlie che abbiamo cresciuto. Tutte e tre sono gentili, divertenti, intelligenti e talentuose. Anche loro ora sono madri. Ho nove nipoti.

Patrizio Long: C’è una canzone che avete scritto insieme che ha un significato speciale per te più di altre?

Bruce Sudano: Se dovessi sceglierne una, direi che c’è una canzone nell’album Bad Girls che si chiama On My Honor ed è la canzone che abbiamo scritto prima di sposarci sul nostro impegno reciproco, una promessa di fare del nostro meglio.

Patrizio Longo: Donna ha lasciato un segno indelebile nella musica. Come pensi che il suo lascito influenzi ancora oggi il panorama musicale?

Bruce Sudano: Ha fissato un’asticella molto alta a molti livelli per tutti gli artisti in termini di voce, intrattenimento, scrittura di canzoni, moda e grazia. La sua musica continua a sollevare le persone e ne abbiamo sempre bisogno, forse ora più che mai.

Patrizio Longo: Hai mai scritto una canzone pensando a lei dopo la sua scomparsa?

Bruce Sudano: Si, molte ma ve ne segnalerò un paio per Spotify: With Angels on a Carousel e See You When I Get There.

Adattamento e Traduzione in Italiano Carla Zerbi – Ufficio Stampa Rouge Promozione.

Foto Articolo e Copertina: Ufficio Stampa

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