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Bruno Bozzetto, innovatore instancabile, artista capace di trasformare l’ironia in un potente strumento di riflessione sociale: “raccontare delle cose importanti in maniera semplice.”

Una carriera che si estende per oltre sei decenni e che ha ridefinito il concetto di cinema d’animazione, rendendolo un veicolo di satira, educazione e analisi sociale. Fin dagli esordi, quando era un ragazzo in piena adolescenza, il suo talento si manifestava in cortometraggi in cui si coniugavano uno stile essenziale e una straordinaria profondità narrativa.

Bruno Bozzetto profilo
Bruno Bozzetto – Foto: Silvia Amodio

Affascinato dal potere evocativo del disegno, trova nell’animazione su rodovetro (una delle forme di animazione più tradizionali e consiste in oggetti, solitamente personaggi, disegnati a mano su fogli di celluloide trasparenti e collocati sopra sfondi dipinti – fonte: Wikipedia) la sua vocazione, affinando un linguaggio artistico unico che coniuga fluidità del movimento e incisività del messaggio. Supportato dal padre Umberto, uomo brillante, che ha progettato lo studio di animazione e ha commissionato la costruzione di una speciale macchina da presa verticale per le animazioni.

I lavori affrontano temi universali: la storia, la scienza, la natura e la società vengono esplorati con un mix di ironia, realismo e disincantata consapevolezza.

Non a caso, il giornalista Piero Angela lo scelse per dare vita a una serie di animazioni divulgative, per il format Quark e Superquark, che contribuirono a rendere la scienza accessibile a milioni di spettatori.

La sua firma è legata a titoli che hanno segnato l’immaginario collettivo, dal Signor Rossi, icona dell’italiano medio alle prese con le contraddizioni della modernità, ai celebri lungometraggi come West & Soda, Vip – Mio fratello superuomo (1968) e Allegro non Troppo (1976), quest’ultimo considerato una brillante e ‘audace’ risposta europea a Fantasia della Disney.

Il suo estro non si limita all’animazione, spaziando tra cinema live-action, pubblicità e graphic novel. Il riconoscimento al contributo artistico è testimoniato da una lunga serie di premi internazionali, tra cui Nastri d’Argento, David di Donatello, un Orso d’Oro a Berlino e prestigiosi tributi alla carriera.

Dimostrando uno spirito creativo che non si arresta: tra nuovi cortometraggi, collaborazioni con studi di animazione e graphic novel di denuncia sociale. Il disegno animato si conferma ben più di un semplice intrattenimento. È arte, è pensiero, è una finestra aperta sulla realtà attraverso la lente dell’intelligenza e del genio visionario di Bruno Bozzetto.

Intervista a Bruno Bozzetto Maestro dell'animazione in Italia
Il Signor Rossi disegnato da Bruno Bozzetto alla Triennale di Milano 2017 – Foto: Wikipedia

Al microfono di Patrizio Longo incontriamo Bruno Bozzetto, per raccontare una vita in cui il disegno è stato un modo creativo per raccontare la società, una porta fantastica verso il mondo che tutti vorremmo.

Ascolta l’intervista a Bruno Bozzetto dalle animazioni su rodovetro al Signor Rossi

Trascrizione audio intervista Bruno Bozzetto

Patrizio Longo: Un maestro dell’animazione, capace di trasformare l’ironia in un raffinato strumento di riflessione, ridefinendo il cinema d’animazione come veicolo di satira e analisi sociale. Fin da giovanissimo sperimenta con cortometraggi dal tratto essenziale dalla profondità sorprendente, trovando nell’animazione su rodovetro il mezzo ideale per esprimere la sua visione del mondo. I lavori spaziano tra storia, scienza e società, affrontate con ironia e disincanto, come dimostrano le celebre animazioni dal Signor Rossi, simbolo delle contraddizioni dell’italiano medio, ai lungometraggi passando per il programma Quark di Piero Angela.

Ancora oggi, con nuovi progetti e collaborazioni, continua a dimostrare che l’animazione è arte, pensiero e una lente brillante sulla realtà.

Patrizio Longo: Al microfono di Patrizio Longo incontriamo il maestro Bruno Bozzetto. Bentrovato.

Bruno Bozzetto: Buongiorno a tutti, piacere di essere qui.

Patrizio Longo: Ma il piacere è tutto nostro, Signor Bozzetto. L’arte dell’animazione ha segnato profondamente la sua vita. Qual è stato il momento in cui ha capito che sarebbe diventata la sua strada?

Bruno Bozzetto: Guardi, l’ho capito quando mi hanno chiamato per fare Carosello. Perché, le spiego, quando io facevo i miei primi film, li facevo con lo scopo di divertirmi ed era un hobby, diciamo così.

Non ho mai pensato di farlo come lavoro perché in quell’epoca l’unico concorrente che si conosceva era Walt Disney, quindi era semplicemente ridicolo pensare che un ragazzo di vent’anni facesse concorrenza a Walt Disney. Quindi era un hobby e pensavo di mantenerlo tale. Poi, quando è arrivata una richiesta di Carosello, ho capito che si poteva invece vivere con questo lavoro e questo mi ha permesso di chiamare altri collaboratori, di aprire lo studio e ha cambiato un po’ la vita, altrimenti sarebbe rimasto un hobby che però ho cercato comunque di mantenere anche guadagnando con Carosello, cioè i miei lavori li facevo in totale libertà e con lo stesso spirito creativo, come se li avessi fatti da soli o alla sera per puro divertimento mio.

Patrizio Longo: La semplicità del tratto e la profondità del messaggio sono la sua firma stilistica, come è riuscito a coniugare questi due elementi con tanta maestria?

Bruno Bozzetto: Ma allora, la semplicità e la sintesi mi piacciono, mi piacciono perché in generale stilizzando un disegno lo si rende più simbolico e quando è simbolico non ha età, cioè, mi spiego meglio, se lei disegna un’automobile e la disegna dettagliata, quest’automobile viene datata, diventa un modello, diventa qualcosa che la gente riconosce, se la realizzo con due righe, faccio due ruote e due righe per la carrozzeria, quest’auto diventa un simbolo di un’auto, quindi anche tra trent’anni sarà sempre un’auto, a meno che l’abbiano abolita e andiamo in giro solo in elicottero, quindi credo che sia questo il primo motivo che mi ha spinto a sintetizzare. Il secondo è molto più bieco e cioè sono un lazzarone, meno disegno e meglio è. Nel senso che non mi piace fare disegni che mi richiedono troppo tempo, mi piace con due linee esprimere quello che ho in testa, il problema è che quelle linee devono essere giuste, la sintesi come pensano molti non è facile, è un po’ come sintetizzare uno scritto, è più difficile scrivere un racconto in mezza paginetta che in cinque pagine, perché bisogna mantenere tutti i contenuti, però bisogna saper raccontare le stesse cose con meno mezzi e questo non è assolutamente facile, quindi mi piace, la reputo sicuramente una delle cose più difficili da ottenere: la sintesi, però ho visto che funziona e anche dopo tanti anni i film vengono capiti, percepiti perfettamente perché diventando simbolici esprimono meglio un concetto.

Patrizio Longo: A suo avviso l’animazione è una porta fantastica verso il mondo che tutti noi vorremmo?

Bruno Bozzetto: Ma non è detto, non è detto perché si possono anche fare dei film assolutamente non belli, poetici o piacevoli, l’animazione permette di fare tutto, anche le cose più turpi, film horror. Viene poco usata perché in generale quando si parla di animazione si pensa ai bambini, viene ritenuto soprattutto in Italia un prodotto soprattutto per bambini e quindi si creano dei mondi favolistici, idilliaci, però con l’animazione si può esprimere tutto, sicuramente è un mondo che quando descrive cose belle è più appetibile del nostro perché diventa astratto, diventa magico, però ripeto è un mezzo con cui, lo abbiamo dimostrato anche con Piero Angela, si può parlare della meccanica quantistica, della relatività, dell’entropia che non sono argomenti idilliaci o poetici, sono argomenti pratici che sono però espressi meglio con l’animazione.

Patrizio Longo: Siete su System al nostro microfono abbiamo il maestro Bruno Bozzetto, l’incontro con l’animazione sul rodovetro è stato per lei una rivelazione, cosa l’ha affascinato di questa tecnica e quali sfide ha incontrato nel perfezionarla?

Bruno Bozzetto: Allora all’inizio più che una sfida era una necessità, cioè per poter realizzare un film ai nostri tempi bisognava per forza utilizzare i rodovetri che sono dei fogli trasparenti sui quali si ricalcavano i disegni, era l’unico sistema per poter fare dell’animazione, lo usava Walt Disney, lo usavano Tom e Jerry che allora erano gli altri personaggi dell’animazione che apparivano talvolta sugli schermi ed era l’unico sistema per poter animare, oggi è cambiato tutto, oggi il rodovetro non esiste più e devo dire che è un grande vantaggio, è un grande risparmio.

Noi dovevamo ricalcare i disegni fatti a matita, dovevamo ricalcarli sui rodovetri trasparenti con una penna, poi bisognava capovolgere il rodovetro e sull’altro lato bisognava colorarli, un po’ come si fa con le vetrofanie, si disegna da una parte e si colora dall’altra, questo anche per avere i colori perfettamente piatti, però era una pratica lunga, noiosa, richiedeva tanta gente per ricalcare i disegni e colorarli, calcolando che per ogni secondo passano 24 disegni, bisognava fare 24 disegni diversi per avere un secondo di proiezione, era molto lungo e noioso.

Oggi con l’elettronica uno disegna direttamente i colori in pochi attimi sullo schermo, questo passaggio è saltato, si sono perse molte lavorazioni perché il delineo e la coloritura erano lavori che ai miei tempi erano eseguiti dalle donne perché si diceva avessero la mano più ferma, forse fumavano meno, però avevano la mano più ferma e precisa, però insomma erano 10-15 persone, oggi tutte queste persone sono scomparse.

Intervista a Bruno Bozzetto
Bruno Bozzetto – Foto Braccini

Patrizio Longo: Ripercorrendo un po’ tutta la sua carriera fino ad oggi, ho letto che suo padre ha trasformato un asse da stiro in un tavolo da ripresa per facilitare il suo lavoro, qual è il ricordo più prezioso legato alla figura di suo padre che è stato fondamentale nell’inizio della sua carriera?

Bruno Bozzetto: Mio padre è stato una figura importantissima, si chiamava Umberto, aveva studiato elettrotecnica e pur non sapendo disegnare mi ha aiutato fin dall’inizio in una maniera incredibile, quello che ha detto lei dell’asse da stiro è vero, non è che fosse un divertimento.

Io dovevo fotografare questi rodovetri uno per uno, per farlo mi serviva una macchina che professionalmente si chiama verticale ed è enorme, alta 3 metri, viene fissata al muro e su un ripiano come una scrivania si appoggiavano i disegni che poi venivano pressati da un vetro e questa macchina che era appoggiata sulla verticale scattava i fotogrammi, io non l’avevo, anche perché costava una cifra mostruosa e non si sapeva neanche chi l’avrebbe potuta costruire, perché in quel periodo non c’era nulla in circolazione, allora mio padre che era estremamente ingegnoso, ha preso l’asse da stiro di mia madre, l’ha inclinata, ha fissato sulla parte più alta la macchina da presa e sotto mi ha creato una specie di accrocchio, chiamiamolo così, su cui appoggiavo i disegni e c’era un vetro per premerli, quindi io appoggiavo il disegno, schiacciavo il vetro, scattavo il fotogramma e poi aprivo il vetro, toglievo il disegno, ne rimettevo un altro e via così per fare un film dove servivano centinaia di migliaia di fotogrammi, ecco questo è stato il primo e il più importante passo che lui ha fatto per aiutarmi a realizzare un film, altrimenti non avrei potuto realizzarlo fisicamente.

Patrizio Longo: Signor Bozzetto, mi racconta come è nato il Signor Rossi, diventato un’icona senza tempo, come è nato questo personaggio e quali aspetti della società ha voluto rappresentare attraverso questo signore un poco buffo?

Bruno Bozzetto: Il Signor Rossi è nato quasi casualmente, cioè io avevo scritto una storia, perché vede io a differenza di molti non mi considero un disegnatore, io ho studiato legge, non ho mai fatto scuola di disegno, quindi i miei film partono tutti da un foglio di carta e da una storia, la cosa che interessa a me è la storia e quando ho trovato la storia giusta cerco un personaggio, quindi devo inventarlo, devo disegnarlo.

In quel periodo la storia che mi era venuta in mente, che nasceva da un fatto vero proprio nella mia città, quella in cui vivevo, era Bergamo, c’era un festival, io avevo fatto il mio secondo film con gran fatica, l’avevo mandato al festival, ma non era stato accettato e fin qui non c’è nulla di nuovo, può succedere, la cosa strana era innanzitutto che io ero un giovane ed ero uno dei pochissimi, non dico l’unico, ma quasi a fare animazione in Italia che non fosse pubblicitaria, perché stavo facendo questi film come cortometraggi e quindi non mi sembrava molto carino eliminare un film fatto da un giovane che era un po’ una mosca bianca, però la cosa che più mi ha dato fastidio è che in questo festival c’erano parecchi film molto più brutti del mio, soprattutto altri che imitavano, che so, Norman McLaren che era un animatore, il più bravo del mondo, il più interessante del mondo, il più originale del mondo, ecco lo imitavano in una maniera orrenda, allora mi è venuta l’idea di raccontare la storia di una persona che fa un film con tanta fatica, distruggendo la casa, stando la notte a montare i film, facendo lavorare la moglie, lo porta al festival ma viene rifiutato, allora per disprezzo calpesta il film, lo riempie di vernice, lo buca, fa di tutto, lo rimanda, lo rigetta dentro il palazzo del festival e vince l’Oscar, questa è stata una specie di vendetta per quel che mi è successo e il Signor Rossi è nato così, come una persona a cui era successo questo fatto, però negli anni successivi ho deciso di fare altri film che prendessero in giro l’uomo: in uno facevo le vacanze al mare, in un altro le vacanze con gli sci, un altro al campeggio e mi sono accorto che avrei dovuto inventare dei personaggi per ogni storia e mi sono detto: ho già il Signor Rossi, ha funzionato, è piaciuto, continuo a usare quello, quindi senza volerlo ho fatto la prima serie spettacolare italiana con un personaggio unico, perché le serie non esistevano in quel periodo e io ho realizzato otto film con il Signor Rossi, che ovviamente facendo lo sciatore, andando al mare, andando al camping, andando a fare il safari, andando a visitare Venezia eccetera, piano piano è diventato l’uomo comune con i suoi difetti, con la sua voglia di scoprire tutto e magari con una incapacità di sapere risolvere certe situazioni, quindi è diventato anche divertente e, come vede, non c’era nessuna preordinazione in tutto questo, è nato così, piano piano casualmente mi sono ritrovato tra le mani un personaggio che tutti hanno detto rappresenta l’uomo comune.

Bruno Bozzetto il Signor Rossi
Il Signor Rossi – Foto: Bruno Bozzetto

Patrizio Longo: Quindi la longevità di questo personaggio era data proprio dalla semplicità nel raccontare quello che l’uomo fa nella società contemporanea, diciamo degli ultimi 40-50 anni?

Bruno Bozzetto: Esatto, esatto, lui l’ho inserito in cose che facciamo tutti noi e non è finita perché adesso ho appena ultimato un cortometraggio che si intitola Rossi Boomer dove l’ho ripreso insieme a Gastone, dove riscopre il fischietto, e dagli anni ’60 che era il suo periodo diciamo in cui era nato, lui ha voluto arrivare, vuole arrivare con questo fischietto ai giorni nostri convinto di trovare un mondo totalmente diverso, di trovare… non ci sono più le tasse, la televisione sarà perfetta, non ci sarà più il traffico eccetera eccetera e viene a scoprire invece che anche noi abbiamo un sacco di problemi, quindi adesso potremmo riproporlo sempre come uomo comune alle prese con tutte le diavolerie della tecnica, con tutti i la tecnica ci risolve tanti problemi ma ne crea anche tanti altri soprattutto per persone che non è che non sono giovanissime, quindi secondo me potrebbe avere ancora un futuro nel raccontare altre storie interessanti e divertenti.

Patrizio Longo: Al microfono di Radio System con Bruno Bozzetto che sta raccontando il suo itinere tra cortometraggi, satira e tutto quello che insomma ha regalato e continua a regalare al mondo dell’animazione e non solo. A suo avviso il cartone animato è sempre stato considerato un po’ in un ghetto rispetto al cinema?

Bruno Bozzetto: Sì soprattutto dall’inizio quando c’era solo Disney era nato come un mezzo d’espressione chiaramente indirizzato ai ragazzi, ai bambini, anche se piaceva a tutti ovviamente, anche perché i film di Walt Disney erano una novità assoluta nel panorama cinematografico, quindi sono piaciuti a tutti, però diciamo che gli ha dato un’impronta che poi ha fatto e sta facendo ancora oggi molta fatica a perdere, cioè quella di un prodotto quasi esclusivamente rivolto ai bambini e questo è un peccato perché l’animazione apre degli spazi immensi, veramente possiamo trattare qualsiasi argomento dai microbi ai pensieri, ai sogni, all’amore, alla filosofia, alla scienza.

Possiamo veramente far tutto. In Italia si fa un po’ più fatica, ma devo dire che questa particolarità è dovuta più che altro ai produttori e ai distributori, perché i disegnatori secondo me sono più che pronti ad affrontare discorsi per adulti, ci sono dei disegnatori fantastici, ci sono degli animatori che sono sempre più bravi, quindi loro potrebbero fare, aprire qualsiasi lavoro e iniziare qualsiasi tipo di storia, il problema è che ci crede poco il distributore, non ha fiducia, pensa che sia un prodotto per bambini e quindi se gli propongo una storia per adulti si spaventa, pensa che la gente non andrebbe più a vederlo.

Adesso abbiamo l’ultimo caso, Flow Un mondo da salvare che è un film meraviglioso su questo gatto che si trova in una situazione incredibile con un allagamento della terra etc. È un film di una poesia e di una originalità assoluta, però ha vinto anche l’Oscar, però nel momento in cui esce al cinema lo fanno uscire magari alle tre del pomeriggio perché pensano che sia per bambini e questa è la cosa che più ci penalizza, ed è un vero peccato.

Patrizio Longo: Nei suoi lavori il sarcasmo e l’ironia si intrecciano con un’acuta osservazione della realtà, quanto è stato importante per lei usare l’animazione come strumento anche di riflessione sociale e se mi permette anche di contestazione?

Bruno Bozzetto: Ma è stato istintivo, non è che io abbia fatto particolari ragionamenti, i libri che io leggevo da ragazzo erano tutti attorno all’uomo, erano i libri di Konrad Lorenz, di Desmond Morris, La scimmia nuda eccetera, Lo zoo umano, erano tutti libri che mi hanno insegnato a ragionare molto sull’uomo, sul comportamento dell’uomo nei riguardi della natura, su questo antropocentrismo malato che possediamo, su questa ignoranza degli animali o degli altri abitanti della terra che stiamo piano piano facendo estinguere addirittura, e questo per istinto era l’argomento che più mi affascinava. Mi sono accorto che col disegno animato potevo raccontare benissimo queste storie sintetizzandole e soprattutto, come ha detto lei prima, utilizzando l’umorismo e l’ironia.

Sono convinto che per raccontare qualcosa anche di cattivo, anche di profondo, l’ironia sia un trucco, un chiavistello meraviglioso per aprire tante porte, perché se io affronto drammaticamente un argomento posso avere anche un rifiuto, ma nel momento in cui riesco a far divertire la gente, la gente accetta molto più facilmente tutto quello che le dico, anche se sono critiche feroci alla sua vita, al suo comportamento e quindi lo utilizzo, ripeto, un po’ come lo utilizzava il giullare ai tempi del Medioevo, cioè Castigat ridendo mores (correggi i costumi ridendo), non l’ho inventato io, ma era un sistema per parlare male dei costumi, delle abitudini, però ridendo, scherzando e quindi alleggerendo la pillola.

Bruno Bozzetto – Animazione

Patrizio Longo:Siete su System con il maestro Bruno Bozzetto. Allegro non troppo è spesso paragonato a Fantasia della Disney. Come nacque l’idea di questo capolavoro e quale fu la sfida più grande nella sua realizzazione?

Bruno Bozzetto: Allora, Allegro non troppo è nato con un episodio solo, che era quello del Bolero, non avevo la minima intenzione di rispondere a Fantasia, che per me è un capolavoro assoluto, che al cinema ho visto 10, 11, 12 volte pagando il biglietto e che adoro moltissimo anche oggi, quindi non mi permettevo assolutamente di rispondere a Fantasia.

Il fatto è che un giorno mentre stavo partendo per le vacanze, stavo preparando le valigie, e suonavano alla radio il Bolero e così istintivamente, mentre lo ascoltavo, mi sono visto, perché è un po’ una caratteristica mia di vedere le cose che penso, una marcia, una marcia inarrestabile, infinita, di non so cosa e non so dove, non avevo assolutamente l’idea di cosa significasse questa marcia, però mi sono visto delle cose che camminavano per raggiungere non so cosa.

Poi ho incominciato ovviamente a riflettere perché l’immagine era molto suggestiva, ma quello che mi ha colpito soprattutto è stato il finale. Il finale del bolero è molto dinamico, molto esplosivo, cambia totalmente rispetto a prima, è una chiusura diabolica che però si svolge in pochissimi secondi, cioè da questa nenia ripetuta si passa a un’esplosione musicale e alla conclusione. E questo mi ha fatto venire in mente un disegno che avevo visto su un libro di Piero Angela in cui si paragonava tutta l’esistenza dell’uomo, da quando è comparso sulla terra fino ai giorni nostri, e mostrava in questo orologio che la civiltà, tutta la nostra civiltà con le invenzioni che abbiamo, con tutta la rivoluzione tecnologica che è arrivata, praticamente tutto questo si svolgeva negli ultimi 3 secondi di 24 ore.

Questo mi ha fatto istintivamente fare un paragone con la musica, mi sono accorto che se io avessi avuto una marcia lentissima, snervante, che sarebbe l’apparizione dell’uomo sulla terra, fino ai giorni nostri improvvisamente arriva la nostra civiltà che distrugge tutto, fa nascere città, automobili, strade, distrugge un po’ tutto e questo avviene negli ultimi 3 secondi; e quindi ho incominciato a ragionare su questo ed era una bella idea per un cortometraggio.

Poi quando ne ho parlato in studio tutti si sono entusiasmati e hanno detto ma perché non ne facciamo altri e potremmo fare qualcosa di simile a Fantasia ed ecco che lì è nata non tanto una risposta quanto di fare qualcosa di simile a Fantasia, però non era la mia idea iniziale, io ho pensato solo a un cortometraggio.

Patrizio Longo: Accennavamo a Piero Angela e alla sua collaborazione che ha reso la scienza accessibile a un vasto pubblico, com’è stato trasformare concetti così complessi in brevi pillole animate?

Bruno Bozzetto: Allora diciamo che la trasformazione dei concetti è merito di Piero Angela, non mio, Piero Angela scrive in un modo molto particolare direi un po’ all’americana, nel senso che i primi, le prime persone che spiegavano la cultura in America avevano un po’ questo tipo di scrittura che si basa su molti esempi visivi: lui dice che l’atomo gira intorno, è come se una patata girasse intorno alla pentola, lui mi dava negli esempi che erano visualizzabili e quindi questo ha facilitato tutto il lavoro, da parte mia quello che ho fatto, forse più di lui, non solo io, ma tutto lo studio, tutti i collaboratori abbiamo aggiunto un po’ di umorismo, ne abbiamo giunto qualche battuta, abbiamo giunto i disegni simpatici e spiritosi, in modo che l’argomento venisse totalmente alleggerito. Però devo dire che il merito è al 98% suo, è lui che scrive il testo, è lui che nel testo usa degli esempi e spiega le cose in maniera tale per cui si potevano visualizzare.

Patrizio Longo: Siete su System al microfono di Patrizio Longo con il maestro Bruno Bozzetto che ci sta regalando dei momenti e dei racconti sulla propria carriera, mi permetta questa considerazione, suo nonno pittore, papà Umberto in apertura del nostro incontro raccontavamo appassionato di videocamere, ritiene che la sua, come dire, il suo lato creativo sia anche una passione tramandata?

Bruno Bozzetto: No, perché mio padre non era appassionato di videocamere, lui ha studiato elettrotecnica ed era, io lo chiamavo un mago, perché in casa costruiva delle cose tutto con le sue mani, costruiva gli allarmi, costruiva dei campanelli per far sentire meglio la porta, insomma lui faceva di tutto, era un inventore, però si divertiva a farlo come dei giochetti, figuriamoci che in cucina aveva messo due elettrodi, quando vivevamo ancora in tempo di guerra, aveva messo due elettrodi nel suo armadietto dove aveva i ferri da lavoro e si divertiva a fare scattare delle scintille, delle scariche elettriche tipo Frankenstein che erano lunghe due spanne, con un odore e una puzza di ozono che ci impediva poi magari di mangiare, ma lui era curioso, era intelligente, era creativo, ma non aveva nessuna passione per le cinecamere, per il cinema, devo dire che quando lui ha comperato la prima camera, la prima macchina da presa a 8 mm, lui l’ha comperata perché pensava di usarla e non l’ha più vista, perché come è entrata in casa, gliel’ho sottratta fulmineamente e da quel momento ho cominciato a fare film dalla mattina alla sera. Io, ho fatto documentari sulle vacanze, sui miei amici, ho fatto dei piccoli film a soggetto, ho fatto dei film sugli insetti, sugli animali e mi piaceva non solo girare, ma anche montare questi film.

La mia passione vera è il cinema e il montaggio che mi permette di ricreare un nuovo film dopo quello che ho girato. Ecco lui non mi ha tramandato nulla in questo senso, mi ha tramandato… ha cercato di tramandarmi un po’ di passione per la tecnologia che però ho recepito al 20% rispetto a un’altra gente. Mentre mio nonno invece sì, mio nonno che era un’affreschista piuttosto bravo che affrescava le chiese, che ha fatto un sacco di affreschi grandi 40 metri, 50 metri, quindi non erano cose da poco, era un lavoro enorme, lui mi ha veramente trasmesso nel DNA una capacità istintiva di valutare il disegno, io non mi considero un bravo disegnatore, però se vedo un disegno capisco subito cosa c’è di giusto, di sbagliato, vedo subito le prospettive, afferro i colori, le nuance (sfumature), tutte cose che mi arrivano grazie al nonno Gerolamo, questo sì, questo devo dire che è grazie al DNA che l’ho ricevuto.

Patrizio Longo: Tra i numerosi premi e riconoscimenti ricevuti durante questo itinere di carriera ce n’è uno che per lei ha qualcosa di speciale?

Bruno Bozzetto: Tutti i premi sono speciali e nessuno lo è, chiaramente più hanno importanza i festival e più il valore diventa alto, chiaramente quando mi ha telefonato per dirmi che avevo la nomination all’Oscar è una cosa che mi ha fatto un enorme piacere, anche perché era un film di 6 minuti, molto breve. Quando ho vinto l’Orso di Berlino (1990) con un film di un minuto è stato un altro grande, grande…

Mi ricordo che in giuria c’era Roberto Benigni e io gli ho scritto per ringraziarlo e lui mi ha detto che il film gli aveva fatti “scompisciare” dalle risate. Ecco, voglio dire, queste sono cose che fanno molto piacere, però tutti i premi hanno un significato, molti premi alla carriera o le laurea honoris causa, ma è chiaro che mi fanno molto piacere, anche perché mi dimostrano che non sto facendo solo dei disegnini ma sto facendo qualcosa di più. Sto facendo qualcosa che ha dei contenuti che si possono trasmettere a molti, possono essere anche, non dico educativi, però fanno riflettere su tante cose e tanti problemi che ci toccano e sui quali magari passiamo via con troppa nonchalance (disinvoltura, semplicità). Ecco, dovremmo forse soffermarci un po’ di più.

Patrizio Longo: Mi stava raccontando dei vari passaggi dall’analogico all’attuale digitale. Il suo stile è sempre rimasto autentico, pur adattandosi a questi cambiamenti sia tecnologici che culturali. Come ha vissuto il passaggio dall’animazione tradizionale a quella del digitale?

Bruno Bozzetto: Io ho considerato questo passaggio come un regalo, nel senso che avevo un’orchestra con cinque strumenti e me ne hanno regalati altri sette, che mi permettevano di risparmiare tempo, di vedere subito il risultato di quello che stavo facendo e di poter con un colpetto di dita cancellare un errore. Insomma, una magia che io ho cercato di sfruttare al massimo, però, come dice lei, non ho mai cambiato il mio stile. Il mio stile era quello di raccontare delle cose importanti in maniera semplice e divertente.

Questo è stato un po’ lo stile, l’unico stile che mi riconosco, perché graficamente non ho assolutamente uno stile, passo da un tipo di disegno all’altro. Non mi interessa, devo dire che non gli do molta importanza, è un po’ come se uno gira un film e desse importanza agli attori. L’attore è importante per il botteghino, ma in realtà l’attore è solo un mezzo con cui racconto la storia, quindi che sia uno, che sia l’altro, se è bravo mi va sempre bene.

Lo stesso vale per il disegno, il disegno non è importante. È chiaro che è un piacere per gli occhi, un bel disegno, una bella scenografia e quindi mi sono affidato moltissimo a dei collaboratori che ho avuto. Io da Guido Manulli, Giuseppe Laganà, Giuseppe Giovanni Mulazzani, ho avuto dei collaboratori che mi hanno graficamente regalato moltissimo, mi hanno smussato il disegno angoloso che avevo, me l’hanno arricchito, me l’hanno realizzato con dei colori più belli di quanti avrei potuto fare io magari.

Però io lo considero solo un mezzo, un mezzo per arrivare allo scopo che è quello di raccontare qualcosa.

Patrizio Longo: Al microfono di Radio System con Bruno Bozzetto a ripercorrere questa lunga e importante carriera fatta di tanti riconoscimenti. Ha sperimentato anche il cinema del live action con Sotto il ristorante cinese. Qual’è la differenza che ha riscontrato rispetto al mondo dell’animazione?

Bruno Bozzetto: Prima di rispondere devo fare una critica, perché a me sta a cuore che la gente non mi chiami maestro. Lei mi ha chiamato maestro per un sacco di volte, io avrei dovuto dirlo la prima volta in effetti. Però ci tengo che uno mi chiami col mio nome, mio nome è bello, Bruno è un bel nome, quindi mi chiami Bruno Bozzetto ma cancelli assolutamente la parola maestro.

Non mi reputo un maestro, mi reputo uno che fa delle cose per divertimento. Se riesco a comunicare bene ciò che faccio sono contento, ma non per questo mi reputo un maestro, quindi Bruno Bozzetto, d’accordo?

Intervista a Bruno Bozzetto
Intervista a Bruno Bozzetto – Foto: Silvia Amodio

Patrizio Longo: Allora io intanto la ringrazio per questo e come tutti i grandi ha sempre un contatto così diretto e immediato. Allora Bruno da questo momento, ritorniamo sulla domanda.

Bruno Bozzetto: Allora… la risposta al fatto che ci sia una differenza che ovviamente c’è nel girare un film dal vero rispetto a un film a disegno animato, la differenza è enorme, è enorme soprattutto per una cosa, quando si gira un film dal vero si è in compagnia, si è con una troupe e questa è la cosa più bella in assoluto, cioè: si lavora, si discute, magari si litiga anche, ma si è con un gruppo di persone.

Quando si gira un film a disegno animato si è sostanzialmente da soli, si è come un ragioniere seduto al tavolo con il foglio di carta davanti a sé, ma non abbiamo grandi contatti con gli altri, salvo ogni tanto fare una riunione per discutere delle sceneggiature, dello story board o di certe gag. Questa è la prima differenza. Io ammetto che, l’ho detto anche prima, amo moltissimo il cinema e quindi il cinema davvero mi ha affascinato, ho fatto un unico film che si chiama Sotto il ristorante cinese che non era neanche male, però non avendo esperienza e essendo anche uscito distributivamente in maniera sfortunata, è uscita in un mese in cui c’erano le prime belle giornate, la città era vuota, quindi è andato male, però devo dire che chi l’ha visto e segue i miei lavori l’ha trovato bello, io stesso lo trovo simpatico, curioso.

Il film nasce dopo aver visto Ritorno al futuro, che per me è un capolavoro assoluto, quando l’ho visto mi ha colpito perché aveva delle idee originalissime, ma era spiritoso, era nuovo, quindi nasce da lì, però mi sono trovato nella situazione un po’ antipatica di essere co-produttore. I miei film a disegni animati li producevo, all’inizio grazie all’aiuto di mio padre, poi grazie ai guadagni di Carosello… li ho prodotti io, questo film essendo troppo costoso perché era un film dal vero, ha avuto una coproduzione di Rete 4 e quindi io ero co-produttore.

E questo è molto brutto per un regista, perché mi ritrovavo alla sera di certe giornate… ricordo in Sardegna dove dovevamo trovare per forza il bel tempo ed ha piovuto per sette giorni su dieci, quindi dovevamo rifare le scene, ripensare la sceneggiatura, riscriverla, dovevamo cambiare sostanzialmente certe situazioni; quindi lavoravo come un matto di giorno e la notte la passavo in bianco, quindi è stato uno sfiancamento terribile, io ero distrutto alla fine di quel film, come avessi costruito un grattacielo con le mie mani. Quindi devo dire che se dovessi affrontare un altro film dal vero, non lo farei come co-produttore, perché non si può lavorare artisticamente rilassati quando si sa che stiamo perdendo delle scene, quindi dei soldi, siamo in ritardo, si lavora male.

Però confesso che ho dei bellissimi ricordi ed è stata una bella esperienza, è stato un gioco, un gioco un po’ faticoso, ma un bel gioco.

Patrizio Longo: Oggi il web offre nuove possibilità di diffusione, crede che le piattaforme digitali possano rappresentare un’opportunità per il futuro dell’animazione indipendente?

Bruno Bozzetto: Per i giovani sì, perché una persona totalmente sconosciuta oggi ha la possibilità di fare delle brevi animazioni e metterle sul web, quindi in base alla risposta può anche capire se incontra i gusti del pubblico, se ha centrato l’obiettivo. Dalle risposte che gli scrivono, capisce come la pensa la gente, quindi può essere veramente utile.

Da un punto di vista pratico non credo, io non ho mai ricevuto nulla dal web, ho fatto un film che si intitola Europa Italia che credo abbia 20 milioni di visualizzazioni nel mondo e non ho mai guadagnato neanche un centesimo, quindi non è utile sotto questo punto, o perlomeno io non l’ho saputo sfruttare sotto questo aspetto, però per farsi conoscere è veramente utile oggi.

Patrizio Longo: In quasi chiusura del nostro incontro, c’è un’opera a cui è particolarmente legato e che se potesse rifarebbe con i mezzi di oggi?

Bruno Bozzetto: Un’opera fatta da me o un’opera fatta da altri?

Patrizio Longo: No, no, una sua opera.

Bruno Bozzetto: No, quello che ho fatto mi ha sempre soddisfatto, se non mi avesse soddisfatto non avrei finito il film o l’avrei buttato via, quindi anche se avevo pochi mezzi sono sempre riuscito a completare un film come l’avevo in mente, che è la cosa più importante. Uno ha un’idea e, come diceva quel bambino, dice il disegno cos’è? È Un’idea con intorno una linea. Ecco, io ho una storia a cui devo mettere delle linee e delle animazioni intorno, se alla fine mi piacciono, mi soddisfano, ho espresso quello che volevo, sono a posto, sono più che soddisfatto e non mi interessa affatto rifarla.

Patrizio Longo: Quale consiglio darebbe ad un giovane animatore che sogna di seguire le sue orme?

Bruno Bozzetto: Allora, già dire animatore è sbagliato, nel senso che io non mi considero un animatore, mi considero un autore, cioè io scrivo, faccio lo story board, faccio delle piccole animazioni quando sono in grado di farle, altrimenti cerco dei collaboratori molto più bravi di me, poi ci sono le scenografie, ho fatto anche quelle, bisogna sonorizzarlo, è un lavoro molto complesso, quindi a un animatore non saprei molto cosa dire perché non è un lavoro che ho fatto in modo particolare.

Io potrei dare dei consigli a chi ha delle idee. Se una persona vuole esprimere delle idee, ha dei punti di vista sulla vita, su quello che legge, su quello che vede e vuole raccontarle agli altri, ha molti mezzi. Se è un disegnatore potrebbe anche fare dei fumetti, può fare una graphic novel, ci sono tanti mezzi, se vuole fare l’animazione deve sapere che sta affrontando il mezzo più difficile, più complicato, perché animazione vuole dire non solo disegnare, vuole dire anche sonorizzare, vuole dire fare la musica, vuole dire avere le voci, vuole dire avere i rumori, vuole dire avere un montaggio, una ripresa, tutte cose che sono complesse, quindi come animatore in generale le persone si trovano a lavorare in qualche studio, cioè gli animatori vanno in uno studio e li prendono come animatori, io devo muovere un cavallo che salta un muro, chiamo l’animatore, gli spiego come voglio la scena e lui deve animarla, ma un animatore che voglia fare dei film più che animatore è un autore e come autore deve affrontare tanti problemi, quindi gli dico attenzione, pensaci bene.

Patrizio Longo: Grazie a Bruno Bozzetto per aver raccontato di sé, della sua carriera, delle sue passioni e di questo viaggio meraviglioso che ci ha permesso di fare insieme a lei, grazie di tutto, alla prossima.

Bruno Bozzetto: Grazie a voi e buona giornata.

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