Un compositore ricercato è raffinato, questi gli aggettivi che ho avvertito dopo l’ascolto di alcuni suoi brani.
Si in effetti il bandoneon è uno strumento con una forte anima, estremamente ispiratore.
Il mio primo strumento è il flauto traverso e al concerto dell’amico contrabbassista Felice Del Gaudio ho incontrato per la prima volta il mio futuro amore, suonato da D. Di Bonaventura, da lì il consiglio di ascoltare Piazzolla e Saluzzi, da lì un cambio radicale nella mia musica e l’apertura su un mondo musicale completamente nuovo per me.
Come molti artisti inizia a sperimentare, giocando, nella musica fin da bambino è questo gli ha permesso di affermare il proprio stile sonoro, mai banale e spesso legato al viaggio come scopritore di nuove culture. Si definisce: «un musicista che parte sempre dalla melodia per poi sviluppare attorno ad essa il suo discorso musicale sempre lirico ed impregnato di Tango e sonorità mediterranee.»
Al microfono di Patrizio Longo incontriamo Carlo Maver, bentrovato? Grazie. Spesso le tue composizioni prendono vita quando suoni il bandoneón (Ndr. una specie di fisarmonica, utilizzata come strumento base nelle composizioni per tango). Come ti sei appassionato a questo oggetto?
Sei un viaggiatore solitario, quale elemento apprezzi di più durante il viaggio da “solo”?
Il viaggiare “solo” ti permette di entrare completamente nel viaggio, specialmente in luoghi remoti, inoltre ti possono capitare più facilmente cose particolari. Per esempio in quello che dovrebbe essere il Kurdistan la gente mi fermava per strada e chiedeva se avevo bisogno di aiuto,di un tetto, si preoccupavano del fatto che fossi lontano dalla famiglia. Inoltre ho una teoria nei paesi non occidentali ho sempre avuto l’impressione che la mia vulnerabilità fosse la miglior difesa….naturalmente ci vuole anche un po’ di fortuna,esperienza e intelligenza. Anche se non mi considero un jazzista credo di averne mantenuto l’approccio che è una delle cose di quella musica che mi affascina di più.
Il Jazz è stato protagonista nella tua crescita musicale. Un connubio perfetto tra un viaggiatore ed una musica che basa la propria forza sulla scoperta?
Anche se non mi considero un jazzista credo di averne mantenuto l’approccio che è una delle cose di quella musica che mi affascina di più.
Suoni un quartetto con altri musicisti, come vi siete incontrati?
Bologna è una città abbastanza piccola ma con un numero di musicisti eccellenti elevato. Suonando nei club dopo un po’ conosci tutti dopodiché per quanto mi riguarda con i musicisti che collaborano con me è molto importante il feeling umano.
Numerose le partecipazioni all’attivo, quale ricordi con con attenzione?
Sicuramente anche se solo per un brano quella con Eddie Gomez.
Un tuo personale ricordo di Dino Saluzzi che ti ha insegnato il bandoneón.
Saluzzi è un genio anche se forse non un insegnante nato, stare con lui di per se è un’esperienza. Ascoltare per credere specialmente i suoi primi lavori.
Spesso le tue composizioni sono utilizzate come basi sonore per commenti dalle televisioni nazionali. La musica come valore aggiunto ad un documentario?
Mah più che altro qualche soldo di Siae quando te lo danno ed un canale per farsi conoscere forse. la Musica credo possa essere solo dal vivo. Un supporto audio non potrà mai esprimere le stesse cose. Raccontami di La Musica del Porto? Un argentino dopo un concerto mi disse che gli piaceva la mia musica che era molto portuale, questo incarna a perfezione la mia attitudine nei confronti della musica materiale che arriva, che va,che si unisce.
Quali sono i tuoi ascolti personali?
Sinceramente in questo periodo faccio fatica ad ascoltare musica. Se dovessi chiederti un commento ai talent show musicali, quale sarebbe la risposta? Musicali???!!?? Dov’è la Musica in quelle specie di telenovelas.
Grazie Carlo per la disponibilità, alla prossima.
A te Patrizio.
Foto: Carlo Maver