Le sue opinioni musicali spesso si leggono sulla rivista Blow Up, mensile diretto da Stefano Isidoro Bianchi che con attenzione legge e commenta, con passione, il fermento musicale che spazia fra rock ed elettronica. Al microfono di Patrizio Longo incontriamo Christian Zingales per raccontare di Battiato on the beach (2010 – Arcana Edizioni). Bentrovato Christian?
Bentrovato a te Patrizio.
Cosa ti affascina del personaggio Battiato?
La totale mancanza di banalità anche quelle poche volte che potrebbe sembrare banale.
Un’artista che è sempre rimasto lontani dai canoni discografici e si affaccia sul mercato solo quando ha qualcosa da dire?
Battiato era già fortemente nel mercato discografico negli anni ’70, era un mercato più underground ma già allora si poteva capire la capacità di imporre le sue leggi, di veicolare un suo linguaggio forte. Cosa che negli anni ’80 diventa chiaramente più evidente con il successo di massa e il passaggio alla canzone, quando c’è un’evoluzione anche artistica oltre che una maggiore focalizzazione comunicativa, ma non cambia il senso di una poetica aliena e molto alta da cui tutti noi italiani dovremmo imparare molto.
Racconti dei primi approcci a questo personaggio che si presenta su un mercato dove imperante è la musica New Wave e dance anni ’80. Come vivevi questo signore che in televisione si presentava così diverso dagli altri?
Ero un bambino quando lo vidi la prima volta in televisione, lo racconto nel libro, e fu un impatto spiazzante, per certi versi inquietante, ma allo stesso tempo decisamente eccitante, una scossa molto forte. Ero già appassionato di musica e seguivo popstar piuttosto colorate, con lui mi è arrivata subito la percezione che c’era in gioco qualcosa di differente, un livello diverso e più profondo di conoscenza.
Battiato on the beach (2010, Arcana Edizioni) una fotografia di un’artista eclettico?
l tentativo di fotografare l’artista e l’uomo, che poi sono una cosa sola come succede quando ci si trova davanti a un grande artista e a un grande uomo. La vena eclettica di Battiato, autore di canzoni, regista cinematografico, pittore, autore di messe e opere, è innegabile ma credo sia un falso problema, Battiato ci insegna proprio che non sono importanti i modi in cui si manifesta ma la conoscenza in sé stessa.
Quale capitolo ti ha maggiormente coinvolto e per quale motivo?
Senz’altro la parte che riprende il condivisibile punto di vista di Battiato su Berlusconi ha avuto un forte coinvolgimento, se non altro perché ritengo Battiato una delle migliori espressioni umane esistenti e invece Berlusconi una delle peggiori in assoluto, peggio di lui solo chi lo circonda e poi chi l’ha votato. A differenza di Battiato non credo che la buona fede sia una scusante, non avere strumenti interpretativi non è certo una colpa, ma specchiarsi in uno così significa comunque un problema più profondo, di cui bisognerà rendere conto, quantomeno con se stessi.
Battiato in questo lavoro ha avuto una interazione?
No, mi è capitato di intervistarlo un paio di volte precedentemente ma al di là del libro, che riferisce comunque di questi incontri e di altri momenti di epifania, incontri casuali per strada, cose così.
Uno stile, il suo, basato sul dosare le parole. È stato forse questo il successo dell’Artista?
Senz’altro l’uso affilato delle parole, per esempio in invettive storiche come Up Patriots To Arms o Inneres Auge, o la capacità di disegnare momenti toccanti come in Stranizza d’amuri e La cura, o anche lo splendore quando queste due inclinazioni coincidono, vedi Povera patria, è uno degli ingredienti ma, ripeto, non si può restringere il campo del fenomeno artistico di Battiato a un solo particolare, è tutto il pacchetto a essere vincente, a partire dalla sua fisiognomica, via via fino agli infiniti altri elementi che compongono la sfaccettata sagoma del Nostro.
Quali i tuoi ascolti preferiti?
Direi tutto, se devo proprio scegliere tra le canzoni direi Paranoia, Beta, Up Patriots To Arms, Le sacre sinfonie del tempo e Stage Door, tra gli album La voce del padrone, Fisiognomica, L’ombrello e la macchina da cucire, Genesi, Il vuoto.
In una parola come presenteresti questo libro?
Un atto di devozione verso un gigante, e la speranza, citando il Battiato di Povera patria, che sul serio “cambierà”.