Una musica che libera la fantasia per definire canzoni smontate e rilette attraverso singolari chiavi interpretative.
Sono alla stampa ufficiale del primo lavoro intitolato: Il Gioco del Silenzio (2010 Lizard) ed accompagnato da un dvd Come sta Annie? Twin Peaks 20th anniversary.
Al microfono di Patrizio Longo incontriamo Claudio Milano, bentrovato?
È un piacere rispondere alle tue domande Patrizio.
Canzoni smontate, rilette attraverso nuove chiavi interpretative. Potremmo definirlo così il vostro lavoro?
È una definizione che ben si addice a quattro tracce del disco, Fame, Malamore e la Luna, Amanti in guerra e Ciò che rimane, che figuravano già in Cinemanemico, il nostro album live d’esordio.
Il Gioco del Silenzio è il vostro primo album ma è anche un vero gioco?
È il nostro primo lavoro in studio ed il primo con un numero di catalogo che fa riferimento ad un’etichetta, a precederlo, come detto, c’è stato un cd live autoprodotto. Anche per “Il gioco del silenzio”, abbiamo avuto assoluta libertà esecutiva, non c’è stata alcuna richiesta da parte del nostro produttore, Loris Furlan di Lizard, solo fiducia. Si, è possibile definirlo un gioco, quello di un manipolo di bambini in una classe impegnati a smontare i loro giochi, con una maestra, la musica, che ci piace immaginare, felicemente rassegnata. Il titolo dell’album è un riferimento al trittico di dipinti realizzato da Valentina Campagni per il disco e commenta con ironia il nostro approccio alla musica. In realtà, tutto c’è tra i solchi dell’album tranne che silenzio.
Un lavoro che ha avuto una gestazione di dodici anni come le dodici tracce accluse. Una casualità?
Sì, assolutamente una casualità. Semplicemente ho impiegato molti anni a mettere in piedi una formazione pronta per la realizzazione di un lavoro in studio che avesse quel tipo di coerenza sonora che cercavo.
Protagonisti di questo disco sono gli archi, i fiati acustici ed elettrici, percussioni, strumenti giocattolo ed etnici, theremin, noise machines e field recordings. Una miscela riconducibile alla ricerca di una “nuova” armonia?
Sarebbe una pretesa ardua quella di inventare un sistema armonico, pur con l’impiego di una formazione non strettamente convenzionale. Non una nuova armonia ma un impasto, un colore che abbia una sua identità chiara e riconoscibile.
Mi commenti questa affermazione: «Dodici “esplosi” di racconti, ciascuno con una storia a sé, tra conflitto e redenzione, la quadratura del cerchio di un lungo percorso, un nuovo inizio, l’urgenza comunicativa sospesa tra urlo e sussurro.»?
Ogni brano del disco racconta qualcosa e lo fa attraverso un legame stretto e teatrale tra testo e musica. L’abitudine all’improvvisazione però, ha portato la formazione a sezionare, espandere, rivoltare brani dalle strutture anche elementari, come erano in origine quelli da me proposti, facendoli diventare appunto degli “esplosi”. La natura del racconto è molto legata ad una cultura occidentale per la quale bisogna fare un lungo percorso per giungere ad un lieto fine, una sorta di stato catartico, la “redenzione”. I brani hanno un colore molto scuro eppure il disco non è cupo nello spirito, il dvd si. Lavorando al progetto da anni e data la mole di materiale che avevo a disposizione, ho cercato di far confluire nel disco, la maggioranza di pezzi che avevo e che potevano essere legate da un filo conduttore, qui è la quadratura del cerchio. Certo però è anche un nuovo inizio perché la relazione musicale con altri musicisti porta ad allargare la propria visione delle cose e ad avviare strada facendo già nuove soluzioni. Si tratta di canzoni non cercate, non mi metto mai a scrivere di proposito un brano se non per una commissione di un certo interesse, arriva quando ho bisogno di esprimere qualcosa, sia essa un’emozione o un’idea. Nichelodeon è un diario, qui è l’urgenza comunicativa che trova nell’ascolto una chiave espressionista nella forte alternanza di dinamiche, dall’urlo di voce e strumenti al sussurro e viceversa.
Quali sono i vostri ascolti?
I nostri ascolti rispecchiano molto approssimativamente la nostra formazione musicale. Francesco ha studiato classica e jazz e ascolta prevalentemente jazz, anche Andrea Illuminati ha alle spalle studi classici e jazz ma ascolta anche molto rock e musica d’autore. Max vive di jazz e blues; Luca è un jazzista innamorato del noise e del rock più contaminato; Lorenzo ha una formazione rock ma è musicalmente onnivoro; Andrea Murada è un percussionista etnico con una lunga esperienza in sonorizzazioni; io ho esperienze classiche, rock e anni di lavoro come autore di colonne sonore per arti performative. In buona misura ascoltiamo davvero di tutto, ma quello che ci accomuna è una sorta di area di confine, una musica non di genere che ha nella ricerca sul suono, la struttura e l’armonia il proprio fine.
Come è avvenuto l’incontro, eravate amici?
Conclusa l’esperienza con la formazione del primo disco, ho conosciuto Max grazie alla segnalazione di una mia insegnante di canto, Carola Caruso e da lì gli altri sono arrivati per gradi di separazione attraverso conoscenze, amicizie, valanghe di telefonate, incontri e prove. La ricerca del percussionista in particolar modo, è durata molti mesi prima che Andrea accettasse di entrare a far parte del progetto. Amici alcuni dei Nichelodeon lo erano già, lo siamo diventati tutti suonando.
In uscita insieme a questo lavoro anche un dvd, che racconta?
È il racconto di parte di un nostro lunghissimo concerto. Con pregi e difetti, quello che siamo riusciti a comunicare in una serata in cui ricordo un’energia grande e scura, un’aggressività in alcuni momenti anche sopra le righe, ma assolutamente vitale. Era il giorno in cui ricorreva il ventennale della prima messa in onda televisiva di Twin Peaks. In accordo con la programmazione artistica del Bloom e ricordando quello che un giornalista tedesco aveva scritto della nostra musica, che era perfetta come colonna sonora per le ambientazioni di Twin Peaks, abbiamo voluto ricordare l’evento con una sonorizzazione e la presentazione dell’album che era in registrazione e abbiamo voluto farlo con più contributi. Quello di Ambra Rinaldo di Free Canvas al live painting sonoro, un’idea interessante di questa pittrice e contrabbassista di reinventare la pittura estemporanea attraverso dei sensori applicati sotto la tela che producono al contatto con spatole e pennelli suoni percussivi e ambientali che ben si integrano con un suono free come il nostro. C’erano poi anche i video di Gabriele Agresta, Andrea Butera, Luca Cerlini, Marc Vincent Kalinka e Frank Monopoli ad accompagnare il concerto che è seguito alla sonorizzazione. Cinque contributi ispirati a Lynch, che assieme a forme e colori dipinti da Ambra, hanno accompagnato fino alla fine del concerto i nostri suoni creando una sorta di blob multimediale. Nervoso e sanguigno.
Progetti futuri?
Concerti e festival, l’individuazione di una nuova direzione che ci porterà al disco che sarà.
Un saluto per in nostri lettori?
Thud Uargh Orghl!
Foto: Archivio Claudio Milano