Un viaggio tra musica, pensiero e sentimento. Un album che non si limita a raccontare, ma scuote, interroga, porta alla luce verità scomode.
La caverna di Platone è il nuovo lavoro di Enrico Ruggeri, un’opera intensa e profonda che attraversa la storia, la memoria e la realtà contemporanea con lo sguardo di chi non si accontenta delle ombre proiettate sulle pareti.
In questo incontro Ruggeri ci accompagna dentro le atmosfere di un disco che è un’ode al libero pensiero, un manifesto contro la superficialità e il conformismo e che volge lo sguardo pensiero di Pier Paolo Pasolini contro il consumismo, l’omologazione, la visione della modernità come distruttiva e la sensibilità verso le marginalità. Ci parla della scintilla che ha dato vita a questo progetto, del peso delle parole e delle note, della necessità di raccontare la verità anche quando è scomoda.

L’Autore racconta de del cuore pulsante dell’album, Zona di guerra, un brano che grida il dolore di un conflitto che non risparmia nessuno, che entra nelle case e spezza vite. Enrico Ruggeri sottolinea quanto sia stato emotivamente coinvolgente dar voce a questa tragedia e quale sia il significato profondo del videoclip, un cortometraggio denso di cruda realtà.
Parleremo del potere della musica, della sua capacità di smuovere le coscienze, del coraggio di essere “poeti” in un mondo dominato dal conformismo.
Ci addentreremo nelle radici storiche e nei solchi mai rimarginati che emergono nei testi dell’album, come nel toccante La bambina di Gorla. Non mancherà uno sguardo all’evoluzione della musica e alla critica verso l’omologazione dell’industria discografica, tra autotune e canzoni “usa e getta”.

Ruggeri ci racconta anche l’emozione della collaborazione con il figlio, Pico Rama in Benvenuto chi passa da qui, e il valore simbolico di questo incontro artistico. Ed ancora, quali sono oggi le ombre che impediscono di vedere la realtà? L’arte può ancora essere un’arma di denuncia sociale? Cosa resta, dopo l’ultimo accordo, dopo l’ultima parola cantata?
Un’intervista tra emozioni e riflessioni, un’occasione per entrare nel mondo di un’artista che continua, dopo oltre cinquant’anni di carriera, a mettersi in gioco con passione, intelligenza e autenticità.
Trascrizione audio dell’intervista su Radio System di Patrizio Longo ad Enrico Ruggeri per il nuovo lavoro: la Caverna di Platone.
Patrizio Longo: Al microfono di Patrizio Longo incontriamo Enrico Ruggeri per raccontare de La Caverna di Platone un viaggio tra parole e musica?
Enrico Ruggeri: Ciao a tutti, eccomi! Grazie per le belle parole!
Patrizio Longo: Ma grazie a te di essere nostro ospite. La Caverna di Platone, un album che invita alla riflessione e al libero pensiero. Qual è stata la scintilla iniziale che ti ha ispirato a intraprendere questo viaggio artistico?
Enrico Ruggeri: Beh dal punto di vista musicale, diciamo che il fatto di avere il mio studio mi ha avvantaggiato perché quando abbiamo finito l’album precedente, tre anni fa, che si chiamava La Rivoluzione, abbiamo continuato a stare in studio e non devi prenotare nulla, è come il bar sport con un po’ di amici che si trovano, chiacchierano, suonano canzoni eccetera.
Quindi è nato tutto in maniera abbastanza naturale. Saranno nate 30-40 canzoni, io ho scelto le più rappresentative, scherzando dico sempre che questo è il best dei tre album che non ho fatto gli ultimi tre anni. Quindi a un certo punto mi sono accorto che come dire le canzoni più di peso erano quelle che mi piacevano di più, che mi rappresentavano di più, quelle che venivano meglio, erano anche canzoni che molto spesso, insomma, affrontavano argomenti seri, però i dischi nascono così, si vede che è un periodo nel quale avevo voglia anche di gettare un occhio fuori dall’orto.
Patrizio Longo: Nel brano Zona di guerra racconti la tragedia della guerra senza vincitori né vinti, quanto è stato emotivamente coinvolgente scrivere questa canzone proprio in questo momento dove sappiamo insomma che le guerre nel mondo ci sono sempre però è così caldo nei nostri confini?
Enrico Ruggeri: L’emozione nasce, uno scrive canzoni sulle cose che lo emozionano, che lo turbano, che lo intrigano e quindi generalmente insomma quando sei giovane tendi a guardare dentro te stesso, quindi scrivi più canzoni d’amore, più canzoni sui rapporti interpersonali, poi mano a mano che invecchi getti l’occhio su quello che succede nel mondo e a volte le cose che succedono nel mondo ti emozionano e ti turbano più di quelle che succedono a te. Zona di guerra è un esempio di questo perché la guerra ovviamente è già terribile, è ancora più terribile quando arriva nelle strade, nelle case, quando poi arriva in posti per esempio come Gaza dove il 60% degli abitanti ha meno di 15 anni capisci che insomma il mondo come altre volte è accaduto sembra stia impazzendo.
Patrizio Longo: Radio System con Patrizio Longo, abbiamo al telefono Enrico Ruggeri che ci sta raccontando del suo lavoro che guarda molto al sociale da diverse prospettive. Volendo fare un salto indietro in un tempo abbastanza remoto ti riporto nel 1977 quando eri cofondatore dei Decibel, una tra l’altro tra le prime band punk italiane che hanno contribuito proprio a portare questo stile innovativo e uno stile che diciamo raccontava un modo per proporre una nuova visione della società. A tuo avviso com’è cambiata la musica da ieri a oggi?
Enrico Ruggeri: Stiamo parlando di un’era geologica fa, io faccio parte di una generazione che voleva far musica, andavi in cantina, trovavi delle altre persone che volevano suonare come te e ti mettevi a far musica, all’inizio male, suonavi i pezzi degli altri, poi piano piano cominciavi a pensare di scrivere anche tu delle canzoni e metterle insieme ai tuoi amici e poi iniziavi a fare dei concerti, i primi 200 concerti almeno che ho fatto non si sentiva niente, non c’erano le spie, la gente era distratta, magari suonavi davanti a 20 persone per cui sono tutte cose che in qualche modo ti forgiano il carattere, oggi è tutto diverso, oggi magari passi da un talent al forum di Asago in tre mesi e quindi non sei assolutamente corazzato né tecnicamente né artisticamente né psicologicamente.
Patrizio Longo: stiamo chiacchierando con Enrico Ruggeri della Caverna di Platone, il suo ultimo lavoro. La musica ha il potere di smuovere le coscienze, credi che oggi sia ancora uno strumento efficace per combattere l’indifferenza del nostro tempo?
Enrico Ruggeri: Secondo me sì ma non per tutti, c’è una fascia di pubblico di bocca buona insomma, che sia contenta di qualcosa di orecchiabile, di qualcosa da canticchiare o magari di una bella ragazza che sale sul palco e mostra le sue bellezze e occasionalmente canta anche. C’è stato un tempo nel quale i musicisti fermavano le guerre, John Lennon e Bob Dylan furono tra quelli che fermarono la guerra in Vietnam, per cui insomma erano veramente altri altri tempi.

Patrizio Longo: Il poeta, ritornando all’ascolto del lavoro, è un inno a chi ha il coraggio di difendere le proprie idee e in un’epoca dominata così dal conformismo, a tuo avviso quant’è difficile essere poeti?
Moltissimo, moltissimo perché il pensiero unico e dominante la fa da padrone, quindi quando esci dalle righe te la fanno pagare cara. Purtroppo molti di quelli che uscivano dalle righe non ci sono più, mi sarebbe piaciuto sapere Gaber, De André, Pasolini cosa avrebbero pensato del Green Pass o cosa avrebbero pensato oggi del riarmo così celebrato da cantautori che si definiscono impegnati.
Enrico Ruggeri: Per cui la paghi cara, ma d’altra parte è successo così nella storia, insomma a Socrates gli hanno fatto bere la cicuta, c’è gente che è finita al rogo, Oscar Wilde l’hanno messo in galera, Ezra Pound, Pasolini probabilmente se fosse stato più cauto sarebbe morto nel suo letto, insomma quindi non è una novità.
Patrizio Longo: Assumiamo un po’ uno spirito critico, la tua critica alla musica usa e getta e l’Auto-Tune questo strumento così discusso è molto chiara, qual è il rischio più grande di un panorama musicale sempre più omologato?
Enrico Ruggeri: Il rischio più grande è che ci siano canzoni che durano da Natale a Santo Stefano, noi oggi cantiamo, ricordiamo, celebriamo canzoni che ormai hanno 50 anni, se vuoi fare cose che durano nel tempo è probabile che tu non debba usare le scorciatoie, dal punto di vista tecnico l’autotune se n’è parlato fin troppo, ci sono due tipi di autotune, lo strumento cioè quello che serve più come strumento e quello me l’ha annoiato personalmente, ma insomma è una scelta artistica che io non condivido ma è una scelta artistica come altre e poi c’è l’autotune come dire doping, dopante, che è quello che si mette per far credere di essere intonati, quello è ancora peggio insomma secondo me.
Patrizio Longo: con Enrico Ruggeri su Radio System, stiamo chiacchierando della caverna di Platone, il suo nuovo lavoro, in quest’album ci sono riferimenti alla storia e alla memoria, quanto è importante guardare al passato per comprendere meglio il tempo in cui stiamo vivendo?
Enrico Ruggeri: Beh è vitale, naturalmente il passato è il nostro patrimonio, è quello che siamo, è quello che saremo, quindi tutti quelli che dicono ma io guardo al futuro, certo tutti guardiamo al futuro perché il passato è stato e il presente diventa futuro 30 secondi dopo, per cui è così, però se vuoi essere strutturato umanamente, culturalmente, emotivamente devi sapere che cos’è il tuo passato.
Patrizio Longo: La collaborazione con tuo figlio che è presente in questo lavoro e nel brano benvenuto chi passa da qui è una sorta di passaggio simbolico, com’hai vissuto questo momento di condivisione artistica e familiare?
Beh è nato per caso, nel senso che mio figlio aveva scritto delle canzoni e io stavo notando che questo album prendeva sempre più una forma molto strutturata, molto seria con canzoni, una volta si sarebbe detto impegnate, insomma con canzoni serie e allora mi è sembrato che il pezzo di picco mi mostrasse una realtà diversa dalla mia, più sorridente anche di accettazione di se stessi, di affrontare la vita in maniera forse più solare di come l’affronto io e quindi mi è sembrato interessante come a stemperare i toni, cantare la sua canzone.
Patrizio Longo: Il concetto di Caverna di Platone, poc’anzi parlavamo di grandi pensatori e filosofi, in questo caso rimanda all’illusione e alla verità, quali sono oggi secondo te le ombre che impediscono alle persone di vedere la realtà?
Enrico Ruggeri: L’informazione, l’informazione è una luce diffusa in maniera illusoria per la quale trovi tutto il contrario di tutto, tutti sono portati ad andarsi a scegliere l’informazione che ti conforta, quello di destra legge e guarda i siti di destra, quello di sinistra legge e guarda i siti di sinistra. Non c’è più il gusto di dire questo la pensa diversamente da me e fammi sentire un po’ che cosa mi sta dicendo. E quindi in questo scenario è chiaro che il pensiero unico trova terreno fertile, perché quando ti cominciano a dire che devi bere la bottiglia col tappino fisso perché sennò distruggi l’Europa, a un certo punto ci credi, quando ti dicono che devi mettere il cappotto alla casa, quando ti dicono che la tua macchina non va più bene perché è Euro 5, Euro 4, Euro 3 etc., a un certo punto ci credi.
Il rischio più attuale è che tra un po’ tu creda che per ottenere la pace devi spendere 800 miliardi di Euro per armarti, sai quante belle cose si fanno con 800 miliardi di Euro, strade, ospedali, infrastrutture, scuole. Quindi intanto c’erano questi 800 miliardi di Euro e non ce l’avevano detto e poi mi sembra evidente che puoi veramente cambiare il destino di un continente con tutti quei soldi. Enrico, rispetto al filosofo Platone, noi proveniamo da studi filosofici che può essere definito, ripassami l’aggettivo, come un idealista, poiché la sua filosofia insomma si basa sull’esistenza di un mondo delle idee perfetto immutabile, distinto da quella che insomma è la realtà sensibile.
Patrizio Longo: Quanto ti senti in linea con questa definizione visto che insomma hai tributato al suo pensiero, alla sua opera il disco?
Enrico Ruggeri: Platone non aveva fatto i conti con internet, non aveva fatto i conti con le verità che cambiano, con le verità indotte, con le verità pilotate, con le cose che non si possono dire e altre che è meglio dire. Insomma quindi lo scenario è cambiato, però certo la ricerca della verità è fondamentale e per vivere bene, e qui cito un altro filosofo Gnozze Teuton, conosci te stesso, è fondamentale insomma cercare di approfondire bene quello che siamo realmente.
Patrizio Longo: Che era un rimando a Socrate, ma lì poi entriamo in un altro discorso. Radio System con Enrico Ruggeri a raccontare de: La Caverna di Platone. L’arte ha sempre avuto un ruolo di denuncia sociale ma c’è un messaggio che speri rimanga impresso in chi ascolta quest’album?
Enrico Ruggeri: Forse l’autonomia di pensiero, oggi troppo spesso pensiamo di avere un’idea, pensiamo che sia nostra e invece ci è stata indotta e quindi probabilmente, è chiaro che è una frase come dire vaga, però pensa con la tua testa il consiglio fondamentale.
Patrizio Longo: Prima di salutarci in un veloce scambio di battute, la copertina dell’album La caverna di Platone è un’opera ad arte firmata da Mauro Balletti e Giuseppe Spada, quanto è importante per te il legame tra musica e immagine?
Enrico Ruggeri: E’ importantissimo, guarda adesso mi hai beccato, finita questa intervista inizio a girare un video. La musica e l’immagine sono fondamentali perché già nei nostri tempi, ma anche in tempi passati, il modo di esporre qualcosa è abbinato a come lo esponi e soprattutto le arti non sono tutte dire un microcosmo a sé stante, l’incontro tra musica e immagine è fondamentale, non l’ho inventato io.
Patrizio Longo: In apertura del nostro incontro dicevi della possibilità di avere uno studio dove poter sperimentare senza doversi fermare, a questo punto mi viene da chiederti, nella tua lunga carriera hai attraversato molte epoche musicali, cosa ti spinge ancora oggi a metterti in gioco e a sperimentare il laboratorio musicale e una sorta di sala giochi?
Enrico Ruggeri: Quello che mi spinge è fondamentalmente la passione, ritengo di avere ancora delle cose da dire, è la cosa che so fare meglio, a me piace raccontare storie ad altri, poi in realtà lo faccio anche con i romanzi, l’ho fatto con la televisione, spero di rifarlo, l’ho fatto con la radio, quindi mi sembra che la mia vocazione sia quella di raccontare cose agli altri.
Patrizio Longo: Se dovessi descrivere la caverna di Platone con un solo sentimento quale sceglieresti e perché?
Enrico Ruggeri: Mi mette inganno qualcosa in negativo, adesso sto pensando a qualcosa di positivo che potrebbe essere illuminazione.
Patrizio Longo: Grazie ad Enrico Ruggeri per aver raccontato del suo nuovo lavoro, Enrico buon vento per tutto e alla prossima!
Enrico Ruggeri: Grazie, alle prossime!