Navigando in un mare di successi rivolti verso l’Onda Tropicale, quella di Fiorella Mannoia e del nuovo lavoro, forse il più importante della carriera artistica. Importanti le collaborazioni con personaggi della scena latino-americana come Milton Nascimento, Caetano Veloso, Chico Buarque solo per citarne alcuni. Una ricca carriera artistica ed una vita personale sempre più lontana dal gossip. Un incontro piacevole con un personaggio che lega saldamente il rapporto fra arte-politica e continua a segnare la scena della musica italiana d’autore.
Al microfono di EXTRANET con Fiorella Mannoia. Sei considerata fra gli Artisti più di classe nella scena della musica italiana. Proprio sull’onda di quest’estate, di questo successo e di quest'”Onda Tropicale“, fra l’altro titolo del tuo nuovo disco che vede la collaborazione di volti noti della scena latino-americana, dove nascono queste collaborazioni spontanee che da tempo ti vedono orientata verso la cultura ed i costumi latino-americana?
Le collaborazioni, ritengo, anche quelle avuto in Italia si basino sulla stima reciproca. Nella vita come nel lavoro si frequentano le persone che ti assomigliano. Quando ci si assomiglia non esiste: lingua, nazione, continente. Basta guardarsi meglio occhi per comprendersi. Come affermava Natalia Ginzburg (Ndr. scrittrice di primo piano della letteratura italiana del Novecento), “le persone si annusano e si riconoscono anche in una caverna buia”. Le persone si riconoscono così. Io ho avuto la fortuna nelle collaborazioni brasiliani di conoscere Chico Buarque quando Ivano Fossati ha tradotto e adattato “Che sarà”. Poi ho conosciuto Caetano Veloso. Questa passione che ho sempre avuto per il Brasile si è poi concretizzata con gli Artisti che hanno collaborato a questo progetto. Non immaginavo una adesione così importante. Non avrei mai pensato di fare un disco con tanti Artisti pensavo di realizzarlo con Chico Buarque, Caetano Veloso, Gilberto Gil. Poi invece sull’onda dell’entusiasmo di questi Artisti si sono aggiunti anche gli alti nomi. Tutto questo scaturisce dalla stima, come se in Italia De Gregori e Fossati decidessero di partecipare ad un progetto gli altri accetterebbero, come se fosse un domino. Dopo questa primo contatto poi c’è stata la conoscenza personale come con Lenine, Jorge Benjor e agli altri.
Un lavoro importante, c’è stato un momento in cui hai avvertito un senso di “paura” per le collaborazioni stabilite, un link a voler usare un termine giovanile?
Sì, c’è stato un momento in cui io con il mio produttore Piero Fabrizi ci siamo guardati ed abbiamo detto “che cosa abbiamo fatto?”.
In realtà per chi conosce la musica brasiliana ed il Brasile comprende il significato del lavoro. Per chi non la conosce è come se fossi andata negli Stati Uniti e avessi realizzato un disco con Bruce Springstin, Bob Dylan, Leonard Cohen i più importanti e non solo popolari Artisti che quel paese ha partorito. È stato un attestato di stima. Le case discografiche non si sono mai parlate fra loro, non hanno preso un soldo. Solo le royalty del disco. Hanno capito conoscendomi, prima loro e poi gli altri che questo è stato un disco d’Amore per una musica per una cultura. Gli Artisti hanno il dovere di far veicolare l’Arte, se la vogliamo chiamare arte nel mio caso la musica. Non si può stare fermi, di questi tempi, dentro i confini. Il confronto è naturale con altri sentire altre lingue, altri stili musicali mettersi alla prova. Magari ci riesci o forse no comunque quando si fanno queste cose va premiato il coraggio, la volontà, la passione che ti muove per questo mestiere. Se manca questo, la curiosità di mettere il naso altro ve si corre il rischio, per i cantanti della mia età con numerose esperienze, di finire nella routine. È l’ultima cosa che vorrei è questa per onesta nei mie confronti e in quelli di chi mi ascolta.
La musica è un linguaggio universale che accomuna tutti i popoli?
Sì, credo che niente come la musica abbia questo potere.
Adesso per un attimo torniamo in Italia. Parlando delle collaborazioni stabilite, un riferimento alla parola Arte. Forse, apparentemente termine che risulta astratto in realtà non è così. L’Arte che rapporto ha con la Politica?
L’arte è politica. Non ho mai creduto a coloro che sostengono che l’Arte debba essere staccata dalla politica. Non quella di partito ma di appartenenza politica dell’Idea. Intendo il contatto con la realtà che ci circonda questa è politica. Nel nostro Paese e altrove ma soprattutto in Italia nessun essere umano che si rispetti ritengo possa vivere senza sapere cosa sta accadendo intorno a sé. Altrimenti non riesco a concepire una vita. Si può vivere anche così ma a me non piace.
Restando in ambito di politica apriamo una parentesi sulla questione DICO?
Che tasto hai toccato. Mi ricordo qualche tempo fa appena insediato il Governo di pseudo-sinistra che c’è adesso fui ospitata da Serena Dandini, nel suo programma. Parlando con Lei nelle sue interviste un po’ giocose mi chiese “Co sti Pacs gne a famo o no gne a famo?”. Ed io risposi “No gne a famo”. Ero certa che non se ne sarebbe fatto niente. Prima gli hanno chiamati Pacs poi Dico io continuo a chiamarli Pacs questa parola Dico non mi piace. Ero certa che non se ne sarebbe fatto niente troppa ingerenza, troppa gente che parla. Questa è una coalizione un po’ ridicola, se vuoi. Non si può fare un Governo di mezza destra, mezza sinistra, mezzo centro di mezzo. Come affermava giustamente Benigni: “Basta al centro non si può stare o di qua o di la”. Per compiacere questo fantomatico centro si rischia di tenere scontenti tutti. Per quanto mi riguarda sono molto scontenta, faccio parte del popolo degli scontenti.
Qualche tempo fa riferendoti al nostro Paese lo definivi la “Repubblica delle banane”. Sei ancora di questa idea?
Purtroppo sì, perché questi governanti in generale sono troppo distaccati dalla realtà. Hanno perso il contatto del quotidiano. Stiamo attraversando una crisi che l’Italia, forse, non ha mai vissuto. Di cui nessuno parla, c’è il fantomatico Euro. C’è lo spacciano 1 Euro 2.000 Lire. Non è vero 1 Euro è 1.000 Lire e non se ne parli più. Inutile farci credere che non sia vero. Hanno lasciato le cose in modo tale e con tale lassismo che 1 Euro è 1.000 Lire. Allora, mi domando, se è questo il valore dell’Euro bisogna raddoppiare gli stipendi?
Non è giusto. Non è possibile andare avanti così. Lo sento nell’aria lo percepisco anche con il lavoro che faccio. La crisi di cui parlava anche qualche tempo fa il quotidiano Repubblica. Non è crisi di musica, non è vero. E’ crisi di denaro. La gente vorrebbe andare a vederli i concerti, ma non è possibile, qualcuno salta. Non mi consola dire, non è toccato a me ma all’altro. Questo non mi consola, quando va male una cosa un concerto qualcuno rimette del denaro, quando le persone non arrivano. Siamo coinvolti tutti ed io parlo per il mio settore ma è così anche per gli altri. Non mi frega sentire parlare di scaloni, tesoretti ma che scendere più giù. Sono delusa delle truppe in Iraq, per i Pacs abbiamo un Governo con quattro donne in croce senza portafoglio. Sono stanca affermo a malincuore con la morte nel cuore, non sono stata mai una fanatica. Compra i giornali, sente, partecipa, s’interessa a quello che accade intorno a se. Sono profondamente delusa e penso che non si ritorna a parlare con la gente la stessa si sta allontanando dalla politica in modo molto pericoloso.
Adesso fotografiamo la tua vita e la tua carriera artistica. Il tuo inserimento nel mondo del lavoro. Hai esordito come stant-girl a Cinecittà Roma dopo una parentesi in ambito cinematografico. Dove l’idea di fare questo mestiere un carattere audace?
Il carattere più che audace ritengo che bisogna avere solo un po’ di incoscienza, forse, data dall’età. Ero molto giovane, non ho scelto di fare quel mestiere. Andavo a cavallo e tutti nella mia famiglia praticavano questa attività, siamo degli appassionati di cavalli. Una volta qualcuno di disse, anche se lo aveva già fatto mio fratello, se avevo voglia di doppiare un’attrice. Sono andata e per un certo momento della mia vita l’ho fatto e non solo a cavallo, ho fatto tutte queste “follie” che si fanno quando l’età te lo permette. Ho un ricordo molto bello di quel periodo non tanto per le cose che ho fatto che non hanno rilevanza quanto perché sono stata in contatto con dei mostri del nostro cinema e l’unico rammarico che ho è che ero troppo giovane per rendermene conto. Ho conosciuto Sordi, De Sica, la Vitti, la Cardinale, Oliver Reed, Candis Bergen. Ho conosciuto diversi mostri del cinema italiano ed internazionale ed il rimpianto è quello di non essermeli potuti godere perché avevo un’età molto giovane. Lo comprendi dopo ma è troppo tardi.
Perché Fiorella Mannoia è così schiva dalla scena mondana dal gossip?
Non mi piace leggere giornali scandalistici, non mi piacerebbe essere protagonista di queste riviste. Non ritengo sia fondamentale per il mio lavoro. Mi provoca orrore il mettere in piazza la propria vita. Mi vergogno quando lo leggo sui giornali, provo un senso di vergogna anche per gli altri. Se non frequenti determinati posti mondani nessuno ti fotografa. Quelle volte che ci sono capitata, perché mi andava e c’erano i fotografi mi sono fatta fotografare. Poi come si dice a Roma “a chi tocca non s’ingrugna” se ti vedi riportata sul giornale. Inutile prendersela con il fotografo che ti ha ripreso. Se non hai voglia fai prima a non andare.
L’estate 2007 è quelle delle autobiografie. Diversi gli Artisti che hanno scelto di pubblicare la propria non ultima Patty Pravo e Califano incontrato recentemente. Hai mai pensato di pubblicarne una tua, racconti inediti?
No, non ci tengo proprio. Me lo hanno chiesto spesso ma no. Mi sembra incensarsi. Non mi piace parlare di me da metterlo in un libro. No non lo farò mai. Ascolta intervista audio a Fiorella Mannoia