Al microfono di EXTRANET ritornano i Casa per parlare del nuovo disco “Remake”. Un tema inaspettato per chi era aveva gustato il primo lavoro “Vita Politica”.
La Band apre un nuovo progetto creando un’interazione con i principali compositori di musiche elettroniche presenti in Italia.
Curiosità per i Casa sempre attenti alle diverse sfaccettature della musica rock in relazione all’arte contemporanea. “Remake” utilizza come immagine di copertina un lavoro di Pietro Grossi precursore della “computer music”
Strana la scelta di impostare un nuovo album su una canzone contenuta nel precedente?
Stavamo lavorando agli arrangiamenti dei brani inediti quando ci balenò l’intuizione di un progetto che ci avrebbe coinvolti in un ambito concettuale e non esecutivo. Quella di deporre gli strumenti per lasciar parlare interpreti a noi affini mi pare un’operazione inedita e coraggiosa. “Remake” non è un album di remix di un nostro brano: l’abbiamo inteso come la possibilità da parte di terzi di trasfigurare un pezzo in nostra vece. “Delegare” è pur sempre una scelta alla quale attribuire un’intenzione “originativa” e, dunque, artistica. Il magma eterogeneo che ne risulta si ricollega alle teorie del maestro Pietro Grossi per il quale ciascun messaggio fonico costituisce di per sé il punto di partenza per crearne altri.
La copertina di “Remake” utilizza, appunto, un’opera grafica di Pietro Grossi: perché questa scelta?
Trovo scandaloso che la maggior parte dei musicisti attivi nell’ambito dell’elettronica ignori la figura di uno dei primi e più radicali pionieri della computer music. Lavori come “Progetto 2-3”, “Collage” o “Unending music” sono opere di base, che riscrivono la maniera di concepire composizione e ascolto di un brano. Il suo catalogo dovrebbe venire riproposto in edizioni cd che rendano merito all’opera di un artista che fu umile e illuminato al contempo. Un ringraziamento sentito per la partecipazione al progetto “Remake” va all’associazione Pietro Grossi e alla moglie del maestro, Marcella Grossi Chelotti, donna di squisita intelligenza e di grande fascino.
Il voler giocare con la lingua italiana, a volte date l’impressione di voler tornare al passato utilizzando metriche scomparse. Da cosa dipende?
La frammentazione del linguaggio è la normale conseguenza dei compromessi che abbiamo accettato nel corso del tempo. Legittimando tutti quei giochi linguistici nei quali ci imbattiamo ogni giorno si è smarrita la percezione di un linguaggio unitario. Il rock è per noi un’operazione di riassemblamento dei cocci che ci tocca calpestare.
Cosa intendete quando parlate di “musica intuitiva”?
Il termine è emerso spontaneamente quando ci chiesero di descrivere un progetto esterno ai Casa, che chiamammo “Plus“; io, Filippo Bordignon e Filippo Gianello (chitarrista in una band di stoner rock) ci occupammo delle chitarre e dei campionamenti (che comprendevano soluzioni hip-hop, ambient, di “concrete” music ecc.). La voce venne affidata all’artista Pietro Scarso il quale, portatore di una sordità grave, ci ha concesso una performance straordinaria e ipnotica, da consumato professionista. La vicenda fu concepita per una sola esibizione, in una serata in cui salirono sul palco, prima di noi, 2 gruppi di musica leggera.
Adesso verso quale direzione siete orientati, pronti a un altro cambio di scena?
In ottobre ci testeremo nella musicazione live di un film muto degli anni ’20. Stiamo ultimando gli arrangiamenti per il nostro terzo album; si tratta di una raccolta di inediti cantati, recitati e strumentali ben più azzardata rispetto a “Vita politica dei Casa”. Filippo sta componendo inoltre un concept in collaborazione con il musicista Dressed/ Undressed che uscirà a fine anno per la Dischi Obliqui.
Nelle vostre canzoni parlate di voi?
Sono le nostre canzoni, a parlarci di noi.
Considerare le vostre esibizioni live appartenenti a una rock band risulta difficile, rispetto agli standard. Forse sarebbe meglio definire il vostro progetto come una derivazione, una nuova scena musicale?
Temo d’impiastricciarmi le mani, attaccando etichette. Casa è, prima che un gruppo musicale, una maniera d’intendere le possibilità dell’arte, secondo un estetica nobile e cialtrona o se preferisci, semplicemente disinteressata a guardarsi attorno.
mi piace pensare che i Casa
mi piace pensare che i Casa esistano.
poi se un giorno scoprirò di avere torto pazienza.
è bello svegliarsi la
è bello svegliarsi la mattina, fare colazione, andare al lavoro e capire metà delle cose che dicono i Casa. adorabili s***** continuate cosììì!
Ho avuto modo di vedere i
Ho avuto modo di vedere i Casa più di un annetto fa ad un centro culturale, serata nella quale si esibivano altri 2 gruppi (io ero li per uno dei due gruppi). Ho visto ed ascoltato l’esibizione con interesse e, pur non essendo propriamente il mio genere, debbo dire che non sono male..
Mi Irritano abbastanza (e lo si capisce anche dall intervista) per questa voglia di riemprisi la bocca con terminologie “mughiniane”, condite da questa aria saccente ed intellettuale che hanno…
Cmq let’s rock!
Andrea
povero Andrea…
non sa
povero Andrea…
non sa vedere al di là del proprio subsonica…
… vai Case! state manzi e ganzi!!!