Inconsueto approccio, quello presentato da un professore di letteratura ai propri alunni che hanno dimostrato interesse per scoprire il rapporto fra Musica ed Arte. Smontando una sorte di reverenza, del tutto tramontata in altri paese europei, nei confronti dell’insegnate.
Il progetto di ricerca si basa sul rivendicare la supremazia, come la definisce lo stesso autore, della Musica nei confronti dell’Arte. Una gara per aggiudicarsi il primato.
Al microfono di Patrizio Longo incontriamo Gerardo Magliacano, insegnante di Storia e Letteratura ed autore del libro: Generazione di Suonati. La cultura gira in-formato Mp3 (2008 – Greco&Greco editori).
Bentrovato Gerardo?
Bentrovato a te!
Come nasce questo progetto?
Nasce da una semplice constatazione, da una domanda ingenua: come mai nei licei, tra i tanti strumenti utilizzati per veicolare la cultura, manca la Musica? O perlomeno non ha lo stesso spazio che viene riservato alla Letteratura, alla Filosofia, all’Arte, alla Storia? Eppure la Musica, la canzone, quella frutto del cantautorato, riesce a tenere insieme, all’unisono, “ethos” (delle parole) e “pathos” (delle note); solo nella e con la Musica otteniamo quella sinergia di forze (concetti-emozioni) che sono la base di una cultura condivisa.
Generazione di Suonati un libro dove i capitoli prendendo spunto da stati d’animo o parole declinano attraverso i testi delle canzoni il significato della parola stessa. Come è stato strutturato questo lavoro. Le parole come sono state selezionate?
Il libro è stato costruito tenendo presente alcuni punti fermi: in primo luogo c’è l’idea di superare le forme convenzionali dell’editoria, di evitare attempati accademismi, nessun indice, ma una play-list, in secondo luogo ho scelto di trattare alcune tematiche modulari, ovvero quelle più ricorrenti all’interno delle tradizionali discipline di studio, sostenendole e argomentandole non con le classiche citazioni erudite ma ricorrendo all’immenso materiale che la musica ci mette a disposizione. Pertanto, le parole sono state scelte evitando qualsiasi forma di pregiudizio: dal melodramma al pop, dal rock al jazz, passando per il punk, il blues, il metal… senza tralasciare il rap, l’hip hop, il crossover.
Musica italiana ed internazionale da Vasco a Morgan dai Depeche Mode ai Velvet Revolver passando per Robert Smith?
Ripeto, senza alcun pregiudizio: il “nichilismo” ad esempio può essere spiegato non solo scomodando Nietzsche ma, partendo da certi libretti schönberghiani fino ai testi di Jim Morrison, può essere illustrato attraverso la musica; oppure il concetto di “religiosità” (non di religione) può essere trasmesso analizzando alcuni passaggi poetici dei Depeche Mode, di Sting, dei REM, di Bob Marley, come pure di alcuni cantautori italiani, ad esempio De Andrè, utile anche per toccare temi di stampo politico, alla stregua di altri – Guccini, Gaber, De Gregori, per non parlare di Bob Dylan; o semplicemente si può affrontare un certo romanticismo leopardiano, piuttosto che schopenhaueriano, attraverso le liriche di Vasco… si potrebbe continuare all’infinito, perché la Musica è infinita.
Ti va di accennare alla sezione Sedute Musichiatriche?
Ho voluto solo dimostrare che si può fare psicanalisi, o meglio psicologia attraverso la Musica… non vedo strumento più idoneo per lo scavo interiore dell’essere. Mi viene in mente il paragrafo “La Follia”: quante tracks sono state incise su tale argomento e tutte ci aprono una porta per attraversare qualche meandro della mente o dell’inconscio umano.
Quale capitolo o sezione ti ha maggiormente interessato?
“L’Amore”. È il capitolo che rappresenta tutto il volume, perché, al di là di un’introduzione di poche battute, il nucleo centrale è dato da un foglio bianco dove ognuno potrà inserire la sua playlist per parlare d’Amore. Questo è il principio fondante dell’opera: un libro che è un preludio, uno spunto da cui partire per far suonare tutta la musica che ognuno ha già caricato nell’iPod del suo essere.
Perché Generazione di Suonati, un gioco di parole?
Una generazione che forse subisce la musica (“suonati”), ma in quel vivere con le cuffiette attaccate alle orecchie spesso i ragazzi si formano una coscienza e approdano a delle conoscenze. Quindi, una sorta d’invito, forse inconsapevole, ad utilizzare la musica come strumento d’apprendimento.
Prima di questo lavoro hai pubblicato uno speciale su Vasco: L’ultimo poeta male-detto (2006- GrecoeGraco editore). Con Vasco finisce una generazione?
Anche quel lavoro nasceva con gli stessi presupposti: mostrare di quanta letteratura, filosofia… insomma di quanta cultura è depositaria l’opera di Vasco. Per questo motivo ho definito quel libro “la non-Biografia”, perché in esso non si parla di Vasco, ma della sua opera. Beh, perché “l’ultimo”? Penso che, soprattutto oggi, da una parte c’è chi fa una musica complicata, ricercata, chi invece ne fa una semplicistica, volutamente popolare; la scrittura del Blasco ha la complessità della semplicità, con un vocabolario accessibile a tutti ha cantato l’indicibile come solo i grandi poeti hanno saputo fare, a mo’ di “poeti maledetti”, appunto, francesi (da Baudelaire a Rimbaud). Solo che ho preferito la dicitura male-detto, ovvero detto-male, in quanto sovente di fronte alle liriche di Vasco ci si ferma in superficie senza sprofondare nell’intimo del suo messaggio poetico (si pensi a “Vita Spericolata”: l’etica di quel pezzo è tutt’altra dal mero significato letterale del titolo)… “e il naufragar m’è dolce in questo mare [Vasco]”.
Adesso permettici di curiosare fra i tuoi vinili o cd?
Ricordi quella vecchia controversia: Beatles o Rolling Stone? Io sto con i Pink Floyd.
Quali Autori troveremmo?
Preferisco non fare nomi, altrimenti non riuscirei più a fermarmi e sono alla continua ricerca.
E allora facciamo salire in cattedra la Musica?
Sì, facciamo un po’ di spazio sulla cattedra, attacchiamo il cavo ad un paio di casse ad alto wattaggio, affinché “la Cultura giri in-formato mp3” in onore di questa Generazione di Suonati.