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Questa notte all’interno di Extranet abbiamo gli Afterhours rappresentati da Giorgio Prette, buona sera Giorgio.

Buona sera a tutti.

Ci parli di come nasce l’idea di Afterhours, una tra le band che portano in un certo senso la musica rock alternativa italiana, la rappresentano?

Bhe è una storia molto lunga questa, perché il gruppo è nato alla fine degli anni ’80, poi ha avuto una prima formazione che è durata fino al ’90 della quale poi è rimasto solo Manuel al quale poi io mi sono aggiunto e da lì il gruppo aveva pubblicato un LP e ha pubblicato altri due album in inglese fino al ’94, anno in cui attraverso John Parish ci aveva proposto di fare una compilation di tributo a Rino Gaetano, c’è stato il primo approccio nei confronti del cantato in italiano che poi si è esplicata definitivamente in ” Germi ” cioè il primo album interamente cantato in italiano e da lì si è sviluppata tutta la storia degli ultimi dieci anni fino a oggi.

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Parliamo del nuovo album, è stato prima stampato in Italia, successivamente poi ha avuto questo tributo importante. Ci parli appunto di questo nuovo album, tra l’altro so che anche all’interno della vostra band ci sono state delle mutazioni, dei cambiamenti anche a livello proprio di presenze?

Il nuovo album è ” Ballate per piccole iene ” che è uscito l’anno scorso in versione inglese per l’estero, è una proposta che ci è stata fatta quando stavamo lavorando al disco in italiano e amici nostri, sia Greg Dulli che John Paris he altre persone che ci hanno affiancato nella lavorazione dell’album ci hanno incoraggiato a fare il disco anche in inglese perché vedevano in noi delle potenzialità non solo limitate al territorio italiano quindi già le liriche di alcune canzoni erano già nate in inglese, parzialmente erano in italiano e parzialmente in inglese per cui è stato un lavoro un pò misto da parte di Manuel nell’adattamento dei testi.

So che è anche un album che è nato in varie situazioni, cioè le canzoni sono nate in situazioni abbastanza positive?

Sì, guarda le canzoni in realtà sono nate parzialmente qui a Milano e parzialmente direttamente a Catania mentre registravamo il disco. Diciamo che un’ossatura fondamentale del disco l’avevamo composta e arrangiata a Milano, poi quando siamo partiti per Catania in realtà volevamo registrare dei provini poi chiaramente pensavamo ” se c’è qualcosa da tenere finirà sul disco ” in realtà si è creata un’atmosfera molto magica e positiva per cui alla fine non solo tutte le basi che avevamo registrato sono finite sul disco ma abbiamo anche composto altre tre o quattro canzoni direttamente sul posto. Poi, una volta uscito l’album in italiano, nei mesi successivi si è completato il lavoro di adattamento dei testi in inglese, Manuel ha ricantato tutti i pezzi in inglese e il lavoro è stato completato facendo su alcuni brani dei mix leggermente diversi e poi una masterizzazione completamente diversa, è una cosa che non capita spesso di avere un’occasione di questo genere perché di solito chiuso il disco il disco è quello, invece il fatto di pubblicarlo anche in un’altra lingua a posteriori ha permesso di rimettere le mani sul disco e quindi dopo averlo suonato dal vivo e ascoltato per tre o quattro mesi di fare dei cambiamenti su un disco che era già uscito e che avevi già metabolizzato.

Che ruolo svolge e ha svolto nel lavoro di ” Ballate per piccole iene” Greg Dulli. Per un attimo volevate ritrovare il vostro focus musicale soprattutto?

Con lui c’è stato un rapporto che si è sviluppato in maniera molto normale, molto bella perché comunque abbiamo fatto un mini tour italiano nel 2004 insieme, gli abbiamo proposto di raggiungerci a Catania per collaborare al disco e si è creata una bellissima sinergia tra lui e noi e il suo ruolo è stato quello di coproduttore e compositore cioè ha composto insieme a noi e ha suonato in studio insieme a noi e ha coprodotto l’album insieme a Manuel per cui ha avuto un’influenza importante su questo disco, lui come anche John Parish che ha mixato cinque pezzi e gli altri ospiti che abbiamo avuto come Hugo Race e Marcello Caudullo.

In apertura della nostra conversazione parlavamo di Arrezzo Wave, parlavamo soprattutto di tributi, primo a Rino Gaetano, successivamente quello al grande Ivano Fossati e una canzone storica cioè ” La canzone popolare”. Cosa ha significato per voi tributare Ivano Fossati. Sappiamo che nell’immaginario collettivo è difficile andare a riproporre una canzone che, come dicevamo poc’anzi, nell’immaginario collettivo è comunque una canzone storica, magari la cover esce anche più bella però si è sempre poi abituati ad ascoltare quelle sonorità, quelle metriche, quella voce?

Generalmente quando noi facciamo una cover cerchiamo di essere sempre meno influenzati possibile dall’originale per cui in passato adottavamo lo stratagemma che lo ascoltava solo Manuel in modo da avere la linea melodica del brano, la struttura e io almeno ad esempio non lo ascoltavo per non rimanere influenzato dall’arrangiamento originale, oltretutto Ivano Fossati è un artista che stimiamo moltissimo ma che comunque non faceva parte del nostro background per cui questo ci ha dato la libertà di reinterpretare e riarrangiare la canzone a modo nostro, cioè solo un pò appropriati de “La canzone popolare” infatti penso che sia notevolmente diversa dall’originale.


Spulciando nella tua collezione privata quali dischi troveremmo?

Di tutto, per esempio dalle pietre miliari come Beatles, Led Zeppelin, Sly & The Family Stone, Beach Boys, fino Sound ai Killing Joke e chi più ne ha più ne metta, è un pò difficile da sintetizzare perché c’è di tutto. Ascolto jazz, musica classica, diciamo che finita l’adolescenza ho aperto le porte a tutti gli altri generi che avevo ignorato fino a quel punto.


Un sito internet che rappresenta gli Afterhours?

I nostri siti sono: www.afterhours.it e poi il sito non ufficiale più ricco di tutti è www.haipauradelbuio.it


Ascolta intervista audio a Giorgio Prette degli Afterhours.

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