Come hai deciso questo insolito titolo per il tuo disco, “Italia Gangbang” (Venus – 2006)?

E’ stata una scelta molto tormentata. Cercavo una definizione provocatoria e volgare per definire la decadenza del nostro paese, tema di cui si occupano molte canzoni dell’album.

Alla fine mi è sembrato che accostare il nome Italia al genere pornografico del gangbang (dove una donna viene soddisfatta contemporaneamente da un’infinità di corpi!) rendesse bene l’idea… L’Italia da secoli è una donna che si lascia abusare volentieri da chiunque ne abbia la possibilità.Il disco viene presentato come una sintesi del tuo pensiero sulla realtà che ci circonda. In breve, com’è questa realtà per Guido Foddis?

La realtà che ci circonda è molto sfaccettata. Non mi va di risolverla con definizioni generiche, sarebbe presuntuoso. Anche perché si tratta comunque della mia realtà. Ognuno ha la sua. Pensa alla realtà che deve avere un lavavetri sui viali a Bologna! Però mi piace partire da un particolare, da una storia apparentemente personale, come può essere quella della piccola no global o quella del ministro beccato mentre riceve i rifornimenti dal pusher di fiducia. Da lì si riesce ad estendere delle considerazioni più generali sulla società che genera, che permette e che giustifica questo tipo di mostri.
Nel disco “Italia Gangbang” cerco di trarre meno conclusioni possibili e di evitare l’imposizione di una mia via, alla Celentano o alla Jovanotti per intenderci… Ma credo, o almeno spero, che ascoltando l’album si colga dietro allo sberleffo un disagio e un dispiacere per quello che osservo. Non certo la cattiveria distruttiva e il cinismo, che sono le caratteristiche del genere demenziale. Un genere in cui non mi sono mai riconosciuto.

In “Italia Gangbang” diverse le sonorità dal rock al punk al reggae. Musicalmente parlando, come definiresti il tuo lavoro?

La definizione che mi è sgorgata fuori la prima volta che l’ho riascoltato tutto intero è stata una “spaghetti opera”. Nel senso che mi dà l’idea di un concept album, addirittura un musical. Ma nell’accezione più italiota e spaghettara del termine! Cioè, se un disco del genere l’avessero fatto in Inghilterra sarebbe stato scritto in maniera molto più profonda, ermetica e intellettuale… Ma essendo il soggetto la nostra società, che non è per niente profonda, ermetica e intellettuale, le citazioni che compaiono nel disco sono legate più alla canzonetta nostrana, a Lucio Battisti, piuttosto che a Roger Waters! Alla fine credo che “Italia Gangbang” stia all’opera rock come “Lo chiamavano Trinità” sta al western!!!

Hai avuto l’opportunità di partecipare a festival e concorsi come l’Accademia di Sanremo. Vista la tua esperienza credi nelle possibilità offerte da questi eventi indirizzati ai giovani Artisti?

Beh, credo che concorsi e vetrine a pagamento abbiano una funzione propedeutica. E’ come un servizio militare… Ti fai questa carrellata di iscrizioni buttando nel cesso un bel po’ di soldi giusto per allenarti, per capire quanto faccia schifo l’ambiente della musica. Per capire quali e quante sofferenze dovrai sopportare, e soprattutto per capire se ne hai la forza. A questo, e solo a questo servono i concorsi. A prepararti alla vita nel mondo della musica. Prendendola con questo spirito eviti di rimanere deluso e anzi puoi trarre molti insegnamenti. D’altronde io credo che se un artista ha davvero qualcosa da dire prima o poi verrà fuori, con o senza concorsi e accademie. E se anche non verrà mai fuori è importante non lasciare niente di intentato. Perché poi rischi di invecchiare nei rimorsi e nei rimpianti. Meglio perdere avendoci provato che rinunciare per paura di perdere, no?

C’e un Artista italiano o straniero al quale guardi con particolare stima?

Ce ne sono davvero tanti. Ho avuto ed ho molti “insegnanti”, sia per quanto riguarda la scrittura della musica che la scrittura dei testi. Raramente ho un riferimento unico per tutte e due le cose insieme, cioè ascolto pochissimo i cantautori… Per quanto riguarda i testi, rimanendo in Italia mi hanno molto influenzato prima Bennato (quello degli anni ’70, per carità!) e Vasco Rossi, poi Daniele Silvestri e Samuele Bersani. Per la musica invece ho riferimenti angloamericani: dando per scontati i Beatles, Hendrix, i Pink Floyd, i Led Zeppelin, i Police, i Dire Straits e compagnia bella, mi piacciono molto alcuni dischi di Joe Jackson, di Sheryl Crow, dei Kyus-Queens of the Stone Age. Poi ascolto spesso musica jazz per il fatto che adoro suonarla. E ho davvero un’ammirazione sconfinata per Dave Grohl, come musicista e come scrittore di canzoni davvero non so trovargli un difetto!

Che rapporto hai con le nuove tecnologie. L’I-pod e il p2p in che modo stanno cambiando gli schemi nel mercato discografico?

In questo genere di cose mi sento davvero un pioniere! Mi ricordo quando nel ’95 facevo le serate da dj portandomi dietro solo un computer e una scheda audio con due uscite, mi guardavano come un matto! Niente borsa dei vinili, dei cd, niente operazioni frenetiche di metti-togli il disco… Solo dei clic su directory rigorosamente indicizzate! E’ troppo funzionale avere tutto già pronto, suddiviso, in ordine alfabetico, fare playlist! Io credo che il computer e internet siano uno dei pochi casi di tecnologia che facilita la vita a chi ha pochi mezzi finanziari.
Registri un disco in casa con pochissimi investimenti. Riesci ad informarti gratis su quanto accade nel mondo scegliendo tu le fonti e senza nessun tipo di censura. Compri e vendi quel che ti serve, guardi cosa c’è al cinema o in teatro, prendi il biglietto e ti stampi la mappa per arrivare. Ora addirittura telefoni gratis. Gratis, parola magica! Io mi scrivo e mi sento spesso con persone in Sud America, ma immaginate quanto tempo e quanti soldi risparmiamo rispetto a quindici anni fa? Non uso più la tv, la trovo del tutto inutile e obsoleta, oltre che per nulla interessante. E per i dischi e il P2P penso la stessa cosa. Premesso che non sono feticista e non mi affeziono alle copertine e al libretto, io compro il cd di un artista non per ascoltarlo ma per sostenerlo, tanto per ascoltarlo mi basterebbe scaricarlo da e-Mule! A volte prima lo scarico, e poi se mi piace lo compro. Oppure lo compro, lo lascio incellophanato perché tanto lo scarico lo stesso per tenerlo nell’hard disk… Incredibile, compro dei cd senza nemmeno avere un lettore cd domestico! Per me il cd rimane un modo, per la verità davvero antico, per dire a un artista: “Mi piacciono le cose che fai, ti faccio un’offerta perché tu abbia la possibilità di continuare a farlo!”

Pensi che internet sia ad oggi per i giovani Artisti un mezzo per farsi conoscere, o data la vastità del “contenitore” si riduce per perdersi nella mischia. Parlaci della tua esperienza?

Penso che internet sia stata finora una buona opportunità per cercare di farsi ascoltare alla facciaccia delle case discografiche. Ma penso anche che oggi lo sia molto meno, proprio per la saturazione e l’incontrollabile offerta, di troppo superiore alla domanda… Paradossalmente in questo senso stanno riacquistando peso le case discografiche, che a suon di quattrini mantengono comunque il monopolio sui mass-media. Secondo me ora il ruolo di internet è più quello di fare promozione ai concerti, di radunare le persone che ti sostengono quando suoni. Quindi più che mettere in crisi le etichette (che tanto sono già in agonia per colpe loro) oggi il fai-da-te informatico mette in crisi il mestiere dell’ufficio stampa. Chiunque può essere ufficio stampa di se stesso!
E il live per un artista rimane la vetrina più importante, oltre che l’unica fonte sicura di reddito! Dai buoni responsi nel live poi si legano le persone, tramite i forum, cresce l’interesse. E quando c’è interesse per la musica che fai non devi più cercare nessun discografico, ti cercano loro. E se non ti cercano ti fanno magari un favore e continui così che vai bene lo stesso…

Nel disco c’è un brano cui ti senti particolarmente legato?

Sono molto legato all’ultimo brano della tracklist, “Tra la polvere e il cielo”. Per due motivi: è un brano abbastanza differente dal resto della scaletta in quanto fuori dal mio personaggio ironico, tanto che il discografico non voleva entrasse nell’album. Eppure è nato veloce e spontaneo, ed è un modo di scrivere che fa comunque parte del mio carattere. Sarebbe stato riduttivo un mio album senza questa canzone, che parla dell’informazione indipendente, tema cui tengo davvero tanto! E mi sembrava una giusta conclusione, severa e dolente, dopo una serie di canzoni ironiche e divertite. Come dire, finche si scherza si scherza però… Il secondo motivo è che nel brano sono riuscito a far convergere la Gang e i musicisti dei Modena City Ramblers, cioè i due gruppi a cui io e questo disco dobbiamo davvero tanto. E’ stata una bella soddisfazione indubbiamente!

Dalle collaborazioni televisive per Rai e Mediaset al Movimento Antiglobalizzazione. Com’è cambiata la tua concezione di realizzare musica in questi anni?

Bella domanda! E’ cambiata talmente tanto che ormai mi sembra di aver fatto il giro ed essere tornato a pensarla come quando avevo quindici anni! Ma con un sacco di cicatrici addosso… Ho davvero suonato tanto, di tutto e con tutti, in maniera caotica e spesso improduttiva. Ho fatto delle marchette penose per soldi, non ho paura di dirlo. E mi sono tolto delle grandissime soddisfazioni in progetti che però non hanno avuto vita lunga. Alla fine la conclusione cui sono arrivato è che bisogna evitare di trarre conclusioni! Ciò che ora ti sembra musicalmente figo probabilmente non lo sarà più tra qualche tempo. Ciò che non ti appassiona non è detto che un giorno non ti piacerà. Non ho un genere preferito e non so che lavoro farò tra dieci anni. Alla musica chiedo banalmente di darmi da sopravvivere, di farmi fare esperienze sempre nuove e di tenermi vivo. Il mio problema non è mai stato quello di realizzare degli obiettivi, ma quello di avere degli obiettivi da realizzare. E la musica mi dà ancora tantissime motivazioni, tutti i giorni!

I progetti futuri di Guido Foddis?

Sto pensando molto in questo autunno a cosa farò da grande… Scrivere mi piace tanto e mi realizza. Ho molto materiale nuovo e variegato e se ci saranno i presupposti mi piacerebbe realizzare un secondo disco come cantautore. Ma sto scrivendo anche musica solo strumentale, mi eccita molto la prospettiva di realizzare delle colonne sonore e sto valutando un paio di proposte in questo senso. E poi voglio sfruttare ogni occasione, anche extraprofessionale, per viaggiare. Senza dimenticare che comunque fino all’estate sarò impegnato come musicista nella tournee teatrale di Cisco, ex cantante dei Modena City Ramblers. Per chi volesse seguire le mie attività e magari venire a un mio concerto l’invito è a visitare il mio sito internet: www.guidofoddis.it

Cosa ne pensi?

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.