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A cinquant’anni dall’indimenticabile successo di Amore Grande, Amore Libero, Il Guardiano del Faro, al secolo Federico Monti Arduini (classe 1940), torna sulle scene con Solamente Mia (Café Concerto/Pirames), un brano che segna un nuovo capitolo della sua straordinaria carriera.

Precursore della musica elettronica in Italia e della scena lounge, Monti Arduini ha saputo unire il fascino delle melodie classiche all’innovazione del sintetizzatore Moog, strumento che ha definito il suo stile unico.

Il successo arriva nei primi anni ’70 con Il Gabbiano Infelice, adattamento di Amazing Grace, e si consolida nel 1975 con Amore Grande, Amore Libero, vincitore di Un Disco per l’Estate. Questo brano non solo scalò le classifiche italiane e internazionali, ma diede vita a un film omonimo con la sua colonna sonora.

Il Guardiano del Faro
Federico Monti Arduini – Foto: Laura Camia

Negli anni successivi, Monti Arduini si afferma come compositore, autore e produttore, collaborando con artisti del calibro di Mina, Orietta Berti e Gigliola Cinquetti. La sua influenza si estese alla televisione e all’editoria musicale, rappresentando in Italia importanti cataloghi internazionali.

Dopo una lunga pausa artistica, nel 2022 torna con Il Venditore di Sogni, album orchestrale che lo vede protagonista al pianoforte. Oggi, con Solamente Mia, riprende in mano il Moog per evocare le sonorità che hanno segnato un’epoca.

Cinquant’anni dopo Amore Grande, Amore Libero con Il Guardiano del Faro per continua a emozionare con la sua musica, dimostrando che la passione e la creatività non conoscono tempo.

Trascrizione intervista audio a Federico Monti Arduini, Il Guardiano del Faro per Solamente Mia

Patrizio Longo: Al microfono di Patrizio Longo con Federico Monti Arduini, bentrovato.

Federico Monti Arduini: Ben trovati e naturalmente anche voi. Grazie per questa introduzione bellissima, non ho più niente da aggiungere, hai detto tutto.

Patrizio Longo: Ma grazie a te di aver accettato il nostro incontro. Amore grande, amore libero, compie 50 anni. Che emozione provi nel guardare indietro a quel successo?

Federico Monti Arduini: Provo un’emozione incredibile, una grande soddisfazione, un riconoscimento che la musica può continuare negli anni, tante cose, tante soddisfazioni. È un brano che ha rotto gli argini di un certo modo in cui si proponeva la musica a quei tempi e ancora oggi resiste ed esiste.

Patrizio Longo: Come è nata l’idea di tornare a suonare il Moog con Solamente Mia?

Federico Monti Arduini: Non ne potevo più di stare in silenzio. Continuavo a scrivere, a comporre, a mettere da parte. Però Solamente Mia è stato qualcosa di particolare perché, se ben lo analizzi, è leggermente diverso da tutte quelle musiche che ho fatto nel passato.

È venuta fuori, ti dico, alle tre della mattina, non riuscivo a dormire, ho dovuto veramente sedermi a pianoforte e incominciare a suonare. E ho suonato qualche cosa che era l’espressione del desiderio di serenità. Ecco, io volevo serenità perché in questo mondo stiamo vivendo un momento difficile, lo sappiamo tutti.

Evidentemente avevo covato per troppo tempo, avevo avuto bisogno di esternare.

Patrizio Longo: su System, stiamo chiacchierando con Federico Monti Arduini, Il Guardiano del Faro. Quali sono stati i momenti più significativi della tua carriera, parlando di emozioni. C’è un momento che ricordi con particolare attenzione?

Federico Monti Arduini: Ricordo con estrema attenzione, quando ero addirittura piccolissimo, prima ancora di mettermi e di buttarmi nella musica leggera.

Io studiavo musica classica e il mio maestro supervisore era Herbert von Karajan, che è stato il più grande direttore di musica classica nel mondo, che era molto amico dei miei. Tutte le volte che veniva a dirigere la scala lui era ospite dei miei e quindi seguiva i miei studi al pianoforte. Quello direi in assoluto l’emozione più grande di essere in mano ad un grandissimo.

E poi dopo di vedere che i propri sentimenti musicali venivano riconosciuti. Anche lì, quando ho vinto Saint-Veincent con Amore Grande e Amore Libero, è stata veramente un’emozione incredibile anche in quel momento. Poi devo dire che ho avuto tanta soddisfazione anche nel produrre artisti, nel produrre cantanti, nel seguirli.

Ho una vita abbastanza aperta a tutte le sfaccettature che la musica offre e questo devo dire che è stata continuamente, lo è, la più grande soddisfazione. La tua musica racconta di uno dei sentimenti più nobili dell’essere umano, cioè dell’amore e hai avuto sempre una forte componente emozionale.

Patrizio Longo: Ti definisci un romantico?

Federico Monti Arduini: Assolutamente, sono il primo al mondo, sono nella lista nera dei romantici.

Patrizio Longo: Ma ben vengano queste liste!

Federico Monti Arduini: No, non potrei farne a meno, veramente. Vivo come se fosse il mio pane quotidiano. Mi emoziono ancora per qualunque cosa, ancora credo nell’amore, ancora credo nell’amicizia, ancora credo nei sentimenti.

Mi piace essere un po’… mi sparano addosso, ma mi piace.

Il Guardiano del Faro - Solamente Mia
Il Guardiano del FaroSolamente Mia

Patrizio Longo: Com’è cambiato il tuo rapporto con la musica nel corso di questo lungo viaggio?

Federico Monti Arduini: Non è cambiato molto. Io ho sempre sentito la musica in questa maniera. Ti devo dire una cosa, tanto per farti capire, a proposito del romanticismo e a proposito del tipo di musica che io faccio.

Quando io studiavo musica classica e quando appunto venivo controllato, diciamo, da Herbert von Karajan, io suonavo Bach come se fosse una canzonetta e lui si arrabbiava terribilmente, perché io mettevo romanticismo anche in Bach, hai capito?

Per cui lo suonavo e lui si impazziva. Diceva, no, è matematica pura Bach, devi suonarlo come scritto. Io no, io andavo alla sorgente e così è tutta la mia vita.

Patrizio Longo: Adesso, volevo parlare con te Federico di un aspetto un po’ più tecnico. Sei stato pioniere della musica elettronica in Italia. Come vedi l’evoluzione della tecnologia musicale. Tu che hai importato i suoni provenienti dagli states, appunto quelli del mood?

Federico Monti Arduini: La musica di oggi è estremamente influenzata da tool elettronica. Non c’è, credo, registrazione discografica che non comporti la presenza di strumenti elettronici, ma in maniera anche determinata. È cambiato tutto, è cambiato il modo di comporre, anche perché lo strumento elettronico ti suggerisce moltissime vie da poter percorrere.

Mentre prima lo strumento, io ho spiegato il pianoforte, era quello e la strada era quella. Adesso con gli strumenti elettronici dove tu tocchi un tasto e improvvisamente c’è un suono che ti ispira qualunque cosa, capisci che le porte ci sono spalancate.

Patrizio Longo: Pioniere che guarda la musica di matrice americana, come dicevo poc’anzi, quando hai importato il Moog, cosa ascoltavi di tutta quella scena che noi oggi chiamiamo la scena lounge del tempo. Cioè, quali compositori ti ispiravano di quella scena musicale?

Federico Monti Arduini: Io sono cresciuto con la musica jazz e la musica brasiliana.

Per me erano due musiche sulle quali io riuscivo ad adagiare tutti i miei sentimenti. La musica brasiliana per una ragione proprio così di diversità, di armonizzazione, la musica jazz per la grande possibilità che in ogni pezzo poi, una volta fatto il tema, si improvvisava e quell’improvvisazione era la parte che seguivo naturalmente con più interesse, perché da lì vedevi la personalità musicale di chi eseguiva.

Patrizio Longo: Hai scritto canzoni per grandi artisti come Orietta Berti e Mina, c’è un incontro nella tua carriera che l’ha cambiata?

Federico Monti Arduini: Difficile dirtelo. Sono stato sempre molto attratto dal produrre altri cantanti. Ho prodotto un disco con un artista grandissimo, secondo me Mario Rosini, col quale abbiamo vinto il secondo premio al Festival di Sanremo del 2004, con questo brano bellissimo che era La vita mia.

Io lì ci mettevo l’anima, ma era lui che cantava, era lui che faceva, era lui che la sua voce è stupenda, ma io ero dietro quando registravamo, ero dietro che gli dicevo come lo sentivo quel brano e lo discutevamo insieme.

Il bello era quello, il confrontarsi, io lo sento così, tu lo senti così, poi fai così, poi hai ragione, era bello. Lì è forse ancora più bello che essere sul palcoscenico direttamente, dietro il palcoscenico, bellissimo, bellissimo.

Patrizio Longo: In diretta su Radio System, con il Maestro Federico Monti Arduini che ha regalato l’amore, ha raccontato i sentimenti attraverso la musica, nell’arte appunto del Guardiano del Faro e dell’utilizzare in modo sublime lo strumento del Moog. Hai scritto anche e collaborato con artisti internazionali, c’è qualcuno con cui avresti voluto lavorare che ancora non c’è stata l’opportunità di creare una connessione?

Federico Monti Arduini: No, ti devo dire con sincerità che io sono stato felicissimo di lavorare con gli artisti con i quali ho lavorato, stranieri, va bene. In primo luogo metterei Santo e Johnny, con i quali ho prodotto praticamente 20 album, con loro c’era proprio una simbiosi, era bellissimo quando io andavo in America, ero ospite naturalmente a casa loro, poi dividevamo la giornata anche fuori dalla musica, ci divertivamo insieme, giocavamo, scherzavamo, avevamo una maniera di vedere la vita e di sentire i sentimenti abbastanza uguali.

Poi ho fatto tante cose, prodotto degli artisti come all’epoca, forse qualcuno ricorderà il Tango delle rose, cantato da Giordano Damiano, è stato premio in specifica, Frenkie Avalon, tantissimi, tantissimi, ma però ti devo dire che quelli che più mi hanno dato soddisfazione sono stati gli italiani, da Carmen Villani a quei tempi, appunto Mario Rosini, a tantissimi altri che non ricordo, ma io mi sentivo veramente completo nel seguire gli altri cantanti, gli altri artisti, veramente completo.

Intervista a Federico Monti Arduini Il Guardiano del Faro
Federico Monti Arduini – Foto: Laura Camia

Patrizio Longo: Federico c’è un sogno che ancora non hai realizzato, un sogno musicale?

Federico Monti Arduini: Io ho un sogno musicale, l’ho avuto e me lo sono tenuto per tanti anni, io ho uno strano carattere, desidero terribilmente qualche cosa e quando la ottengo è come se non fosse mai esistita. Dico questo perché io sognavo di fare le colonne sonore dei film, anche perché la mia musica si sposa abbastanza con l’immagine e alla fine ero riuscito, non so, a fare la colonna sonora di un film molto importante che è stata La Orca (1976) di Ferrundino Visconti e mi ricordo che all’epoca l’editore, una volta che aveva sentito la musica e visto il film con la mia musica, poi mi ha chiamato e mi ha detto ecco io ti ho preparato un contratto per fare tre film, un contratto di cinque anni per fare tre film all’anno, insomma io l’ho lasciato lì il contratto, non l’ho mai fermato, avevo raggiunto il mio il mio desiderio sublime, il mio desiderio unico ed è così, adesso lo rimpiango di non averlo fatto, devo fare il carattere quello purtroppo.

Patrizio Longo: Ma no purtroppo il carattere non si cambia, siete su System con Federico Monti Arduini, come immagini il futuro della musica italiana e della musica elettronica?

Federico Monti Arduini: Beh le due cose non possono andare insieme secondo me, la musica italiana io la vedo in un momento di grande aridità, di grande paura ecco, di grande soggezione e qui c’è un certo legame con la musica elettronica, la musica italiana è soggetta alla musica elettronica in maniera troppo pesante, la musica italiana dovrebbe ritornare ad avere un suo spazio però questo è purtroppo molto difficile in quanto tutta la musica che noi sentiamo in Italia è governata dalle radio e purtroppo le radio hanno bisogno di ritmi frenetici, hanno bisogno di ritmi continui diversi, finito uno sotto un altro, mentre una volta la musica italiana durava nel tempo, le composizioni varcavano i confini, andavano in America, in Inghilterra, nel mondo, è cambiato tutto, la vedo difficile per la musica italiana intanto che la musica elettronica è dominante, sarà il momento in cui tutto ritornerà, l’abbiamo visto un po’ nel Festival di Sanremo 2025 che un po’ è ritornato ad essere canzone, un po’ poco ma insomma c’è stato un piccolo riprovo.

Patrizio Longo: Federico io starei qui delle ore a parlare ma soprattutto ad ascoltarti però come dicevi tu poc’anzi i tempi della radio purtroppo sono sempre estremamente ridotti. Prima di salutarci se dovessi descrivere la tua vita in una canzone quale sarebbe?

Federico Monti Arduini: Che bello non è mai finita.

Patrizio Longo: Grazie a Federico Monti Arduini per aver regalato questa propria esperienza tra musica e sentire. Federico buon vento per tutto e ancora grazie per essere stato con noi.

Federico Monti Arduini: Grazie a voi per il vostro tempo, veramente mi fa molto piacere. Un augurio a tutti.

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