Uno stile musicale raffinato con testi dalle sfumature poetiche, questo il nuovo lavoro per Martin Devil. Un disco che esprime passione e sentimento estremamente distillato.
Al microfono di Patrizio Longo incontriamo l’autore Martin Devil, bentrovato?
Si, bentrovato!
Perché Vintage quali i rimandi?
Vintage come “vino d’annata”. Ho pensato che fare un disco è un po’ come fare una vendemmia, in fondo hanno molte cose in comune. Poi sono una persona che ama il vino, e vintage è il titolo giusto per questo disco.
Che valore ha per te il concetto di “amore eterno”. Un amore quasi etereo?
No, niente di etereo, assolutamente no. L’amore eterno è qualcosa di romantico, di vissuto, di sopportazione e perché no, anche di tradimenti. E’ l’amore comunque a tutti i costi. Quando si sceglie di amare una persona devi farlo fino in fondo, fino alla fine, pensando che davvero possa durare in eterno, poi la vita nasconde sorprese, non c’è niente di scontato. Io penso che l’amore eterno sia una scelta di vita, l’importante è scegliere.
Mi racconti quale stato d’animo ti porta a scrivere una canzone?
Beh! Non penso al mio stato d’animo quando scrivo una canzone e non ho capito ancora perché lo faccio. Le parole che escono sono quelle che ho accumulato in un periodo di tempo non definito, tutte quelle cose che ho visto, sentito, letto, osservato. Scrivere una canzone è come se ad un certo punto si fermasse il pensiero e si mettesse nero su bianco tutto quello che si è pensato. Scrivere è affascinante, ma non è sempre bello, a volte è come guardarsi allo specchio e questo non fa sempre piacere.
Adesso parliamo di ascolti quali sono stati i tuoi padri musicali?
All’inizio, quand’ero ragazzino ascoltavo la musica d’autore italiana, cosa non molto normale alla mia età. Passavo ore ed ore vicino al vecchio hi-fi di mio padre, con le cuffie, ad ascoltare Guccini, De Gregori e De André, erano le cassette e i dischi che avevo a casa. Poi crescendo ho iniziato a comprarmi da solo i primi cd. Sono arrivati i Creedence e i Doors, i primi cd di Eric Clapton e i cd da solista di Mark Knopfler. Ho ascoltato molto blues, infatti sento di avere un’anima blues e in certi momenti della mia vita sogno di essere un bluesman, mai dire mai.
Vintage si apre con la traccia Sogni e si chiude con Ricordo una scelta voluta?
No, non è una scelta voluta. Non ho pensato a questo, semplice casualità. Mi piaceva chiudere il disco con Ricordo e con il rumore del treno in sottofondo, fare un cd è come una vendemmia ma è anche come un viaggio.
Hai in programma dei live?
Sono il tipo di cantautore che si sta abituando in maniera assidua agli studi di registrazione, semplicemente perché ne ho uno a casa. I live sono fondamentali però, mi piacerebbe girare il mondo e fare musica, vediamo, le occasioni ci sono ma non dipende solo da me.
Ci sono delle dediche che hai voluto lasciar intendere nel disco?
No, niente di lasciato intendere, testi ispirati da qualcuno ma è una cosa diversa. Il disco è per tutti quelli che l’ascoltano. Mi sento però di ringraziare tutte le persone che in un certo modo mi hanno aiutato nella registrazione di Vintage.
Foto: Archivio Martin Devil