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Un ragazzo che si avvicina al mondo del canto accompagnando il nonno e lo zio che suonano il piano. Durante il percorso di studi incontra Mara Maionchi ed il marito Albero iniziando così una collaborazione artistica, nella nota factory. Perfeziona così uno stile lontano dai propri ascolti adolescenziali dal sapore di musica oltre oceano.

Al microfono di Patrizio Longo incontriamo Marino Corti, per raccontare del suo primo album Stare Qui. Bentrovato Martino?

Buon giorno a tutti, ciao Patrizio.

Potremmo iniziare questo racconto dicendo che è un’avventura iniziata nella tua infanzia?

È vero, fin da piccolo amavo cantare accompagnato da mio nonno o da mio zio che erano pianisti..Ricordo che cantavo sempre Generale di De Gregori.

Un gioco che diventa lavoro?

Più che un gioco una passione che diventa lavoro.. Il mio sogno e credo quello di tutti, è sempre stato quello di riuscire a fare nella vita una cosa che mi piacesse, dove poter dare e ricevere tanta energia..Se riuscirò a vivere cantando e suonando avrò realizzato il mio sogno!

Sembra di raccontare un percorso già scritto?

Sono convinto che tutto accada indipendentemente da ciò che noi vorremmo accadesse. Sarebbe un discorso troppo lungo; per riassumere diciamo che è un misto tra percorso già scritto da una parte e l’accettazione di ciò che accade dall’altra.

Quali sono i tuoi ascolti?

Ascolto davvero di tutto; amo molti dei cantautori italiani anche se li ho scoperti tardi (ero uno di quelli che non ascoltava davvero i testi!), mi impongo di ascoltare anche quelli che non amo, nel senso che “sento” meno rispetto ad altri, per imparare da loro. Solo per citarne alcuni De Andrè, De Gregori, Gaber, Guccini, Battisti, Battiato fino a Vasco, Ligabue e via discorrendo. Amo moltissimo il mondo americano e inglese delle ballads e del folk:Damien Rice, Ray Lamontagne, Tom Waits,Alexi Murdoch, Springfield, Eddie Vedder per poi dirti che so Bob Dylan, Bruce Springsteen, Cat Stevens e tanti tanti altri. Amo il blues e dal vivo il jazz, mi commuovo con la musica classica e l’opera anche se sono molto ignorante a riguardo. I miei due miti sono Ray Charles e Aretha Franklin. Ecco mi piace pensare che il disco sia una bella unione tra mondi differenti: il pop e mondo cantautorale uniti a ballads e folk.

Stare Qui è il titolo del tuo primo singolo che intitola anche l’album. Un lavoro che che ti racconta attraverso la musica?

Sicuramente in un certo senso mi racconta, come racconta anche Sandro Mussida, l’autore delle musiche e arrangiatore, nonché coautore di alcuni testi. Non sempre ovviamente le canzoni rappresentano esperienze vissute in prima persona, sempre però sono “filtrate” da me e dal mio punto di vista. È stato bello fare questo viaggio durato anni per scoprire cosa voler raccontare e come volerlo fare per poi realizzare che non c’era nulla da scoprire o inventare, era tutto qui! Il viaggio però è servito per capirlo.

C’è un brano al quale sei maggiormente legato magari per un avvenimento?

Se devo essere sincero sono legato a tutti i brani del disco, per un motivo o per un altro. “Stare qui” che poi ha dato il titolo al disco è forse il testo “migliore” per raccontare un bel percorso che sto facendo e che mi ha portato alla consapevolezza del momento presente; il disco infatti è dedicato simbolicamente all’Adesso e con “Stare Qui”, il messaggio principale della canzone, intendo stare qui nell’adesso, senza andare dietro alle menate quotidiane e per natura infinite della mente.

E l’incontro con i Nomadi come è avvenuto?

L’incontro con I Nomadi è stata una bellissima idea di Alberto Salerno subito appoggiata da Mara e da tutta la Non ho l’età. Hanno fatto sentire ai Nomadi il disco, è piaciuto molto e hanno deciso di darmi la possibilità di aprire quasi tutti i loro concerti.. Se pensi che fanno più di 100 date in giro per l’Italia..!

Un tour in partenza cosa ti aspetti?

Il tour è iniziato il 13 e il 14 febbraio a Novellara con il Tributo ad Augusto, il grande Daolio scomparso nel 1992. È stato un inizio magnifico! Ho incontrato per la prima volta I Nomadi e il “popolo nomade”, trovandomi a condividere quella straordinaria energia presente ad ogni concerto. Tutta la “famiglia” mi ha accolto benissimo e sono felicissimo di avere questa opportunità per imparare tanto da grandi professionisti, ma soprattutto da grandi e semplici uomini. Saremo in giro per tutta l’Italia fino ad ottobre!

Foto: Ufficio Stampa Nonholeta

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