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Paolo Belli a raccontare l’esperienza di un giovane amante delle sonorità blues che ad un certo punto della propria vita si ritrova, non solo per un caso dalla stessa, a realizzare un sogno.

Fare della propria passione l’attività principale. In pratica: lavorare, divertendosi.

Lo incontriamo a Lecce in occasione della prima edizione della Notte Bianca e ci fa piacere ripercorrere alcuni tratti della carriera artistica.

Con disinvoltura ci racconta l’inizio con “Ladri di Biciclette” 1989. Nome ispirato dalla passione dell’Artista verso il fenomeno del Neorealismo e del Cinema italiano. Legato a grandi personaggi come Totò, Alberto Sordi, Vittorio de Sica.

A seguire, un riferimento al periodo in cui scrive canzoni per grandi nomi della musica italiana come Vasco Rossi, Avion Travel e P.F.M. E non poteva mancare un commento sull’incontro con Dan Aykroyd (Blues Brother).

Confessa, inoltre, di scrivere le proprie canzoni in orari impensati anche di notte. Evidenziando l’amore innato verso questo mestiere.

Non manca un riferimento al format “Ballando sotto le stelle” condotto su Rai 1 insieme a Milly Carlucci.

Iniziato quasi per gioco e divenuto in poco tempo un format di successo, afferma Paolo.

Salutiamo l’Artista che si prepara a proporre il repertorio live di questa bella avventura.

Il tuo rapporto con il pubblico è molto intenso con il pubblico, forse un pò più rispetto agli altri artisti. Ricordiamo infatti che nel 2003 con “I più belli di Paolo” hai dato la possibilità ai visitatori del tuo sito di scegliere le canzoni?

Devi partire dal presupposto che io ero uno che tanti anni fà andava a vedere i concerti tutti i giorni con gli amici e sognava di fare quello che sto facendo. Adesso, che non solo faccio quello che sognavo ma mi pagano anche per farlo, ho una gioia così grande che vorrei che i miei amici fossero sempre con me per condividere questo. Visto che i miei amici non lo possono fare cerco di farlo col pubblico, di far vedere che può succedere a chiunque di avere successo e di realizzare un sogno e cerco di trasmettere questo, cerco di far capire a tutti che se ce l’ho fatta io ce la può fare chiunque. Poi anche perché appunto io vengo dal pubblico, sono uno di quelli a cui, anche tuttora, piace stare in mezzo alla gente e soprattutto io so che sono arrivato qua solo ed esclusivamente per una persona lassù che mi ha dato il dono di scrivere delle cose, di poter cantare e di avere la fortuna di avere la gente che mi vuole bene, quindi io sono molto in debito con quella persona lassù e con le persone quaggiù. Cerco di stare in mezzo alla gente perché se non avessi loro non avrei questa possibilità. A volte mi dicono che dovrei essere più prezioso, dovrei farmi desiderare di più, essere più “divo” come sono tanti altri ma non ci riesco, non me ne frega niente e poi a me va bene così infatti è per questo che ho fatto decidere a coloro che entravano nel mio sito quali canzoni inserire nella raccolta perché sono loro che spendono i soldi per comprare i miei dischi, spendono energie per venire ai miei concerti, sono loro che comandano ed è giusto che decidano.

Hai scritto canzoni e collaborato con grandi della musica italiana quali Vasco Rossi, Avion Travel, PFM. Quali sono i criteri per scrivere una canzone?

Quando io scrivo non so qual’è il momento in cui sto scrivendo, mi estraneo talmente tanto da questa Terra che poi quando ad un certo momento ritrovo le cose che io ho scritto dico: “ma non l’ho mica scritta io sta roba qua!”. E’ un momento molto bello perché entri in un’altra dimensione, di solito mi capita di notte, mentre dormo mi cominciano a frullare delle note in testa allora mi impongo di svegliarmi, vado giù in studio, comincio a scrivere, poi non so quanto tempo passa, possono passare tre minuti come può passare un giorno intero, io vedo persone che mi passano davanti, i miei cani, i miei gatti, vedo un sacco di situazioni che mi passano davanti ma non so cosa mi dicono, le persone che mi girano vicino sanno perfettamente che non sono su questa Terra ma io appunto non so qual’è il momento in cui ho scritto queste cose, però le ho sul mio computer e capisco che le ho fatte io.

Ti affacci nel grande mondo della musica con “Ladri di biciclette”, nome dato dalla tua passione per il neorealismo e per grandi personaggi, in questo caso non della musica ma del mondo del cinema. Cos’è cambiato da quel lontano 1989?

Noi nell’85 ci siamo messi insieme come fanno tutti i ragazzi, quando scrivevo canzoni con questa band vedevo che il risultato era fantastico, c’era una grande energia. Come capita a molte band è stato un periodo in cui lo fai soprattutto per divertirti tu e poi un giorno, a forza di fare ascoltare canzoni avanti e indietro e fare concerti in giro, sono entrato nella stanza giusta al momento giusto e da lì è diventata una storia incredibile. Poi come tutte le belle storie arrivi che incontri dei bivi e io ero arrivato a un bivio che era quello di dire: “o continuo a fare le cose solo perché la casa discografica me le chiede o continuo a fare quello che ho sempre pensato, quella roba che mi viene dettata da quel signore che sta lassù”. Io ho preso coraggio e abbiamo sciolto i “Ladri di biciclette”, alla fine a me è andata bene ugualmente, ho costruito la band perché sentivo che avevo trovato le persone giuste, me ne sono andato quando sentivo che non c’era più l’energia giusta con i ragazzi, con quella casa discografica. La storia dei “Ladri di biciclette” è una storia bellissima che rifarei assolutamente ma scenderei dalla bicicletta anche quando sono sceso perché appunto chi è artista non deve seguire ne gli amici, ne il business, deve seguire la propria anima nel bene e nel male. E’ stato anche un periodo molto importante per l’Italia perché abbiamo dato il “la” a nuovi gruppi, in quel periodo le case discografiche non investivano più sulle band, non c’erano band con i fiati quindi abbiamo portato un modo diverso di porre la musica, abbiamo portato il funky, lo swing che da decenni non si facevano, ma credo che sia stato frutto della mia cultura tornando al cinema. Uno che scappa di casa come ho fatto io da ragazzino per andare a vedere dove viveva Totò, uno come me che sa tutti i film a memoria di De Sica, di Pasolini, di Sordi, viene talmente influenzato che ti portano a scrivere e fare delle cose, come ai giovani di oggi può capitare con Benigni, Troisi etc. Concludo quindi dicendo che tutti dovrebbero aprire gli occhi, guardare attorno a sè tutto quello che succede perché ti può influenzare e può far si che diventi un privilegiato.

“Ballando con le stelle” è un format televisivo di grande successo, un altro momento di gloria all’interno della tua carriera?

Quando mi è stato proposto io non avevo accettato perché non ci credevo in questa cosa, poi Milly personalmente: “dai Paolo, sono solo quattro puntate” e ho detto: “vabbè proviamoci” e nemmeno Milly era convinta che potesse andare così bene, la Rai infatti ci aveva dato solo quattro sabati, poi sono diventati otto, l’anno dopo sono diventati quindici, poi ancora quindici. E’ stata una bella scommessa di Milly e vinta da parte di Milly, meno male che io mi sono lasciato convincere da lei perché ho scoperto un mondo che non conoscevo e che invece fa parte proprio degli italiani. Ho scoperto che in Italia i tesserati sportivi più numerosi sono quelli del calcio, subito dopo ci sono quelli del ballo e non solo gli iscritti, c’è un movimento intorno al ballo impressionante. Meno male che Milly mi ha chiamato perché non solo sono entrato nella simpatia di queste persone, ma ho imparatto anche cose nuove, fare musica da ballo, per uno come me che viene dallo swing, dal blues, dal funky, è difficilissimo, quindi ci siamo messi tutti a studiare, a confrontarci, è stata una bellissima cosa, per fortuna che Milly mi ha convinto e adesso mi auguro che si ritorni a ripetere perché dal punto di vista tecnico mi ha insegnato molto di più che aver fatto dieci album.

Che emozione hai provato quando sei stato contattato da Dan dei Blues Brothers?

Io ho capito quale era il mio modo migliore di scrivere le canzoni dopo che ho visto “Blues Brothers”, dopo aver visto quel film io ho visto la luce quindi puoi immaginare cosa è stato per me quel giorno quando Fabio Fazio mi ha chiamato e mi ha detto: “verrà Dan Aykroyd in Italia per presentare un nuovo film e vuole cantare con te” e tra l’altro quando Fazio me lo ha detto era il primo Aprile quindi ho detto: “Fabio è un brutto scherzo”, invece poi era vero. Dan Aykroyd arrivò in Italia il 3 maggio e poi ho scoperto che conosceva il sottoscritto perché gli aveva parlato di me Sam Moore con il quale io avevo cantato. Insomma tu capisci che i Blues Brothers avevano davvero dato una svolta fondamentale alla mia vita, trovarmi lì al fianco di un’icona è stato il coronamento di un sogno, tant’è vero che quel giorno dissi una cosa pubblicamente che se tornassi indietro non direi più perché sono uno che cerca di non vantarsi mai, ma dissi una cosa inevitabile perché quando ti capitano certe cose dici: “sono uno che ha una fortuna impressionante”. E’ stato bellissimo e mi ha fatto capire ulteriormente che se uno lavora seriamente, se è coerente con sè stesso, se è dignitoso, se non scende mai a compromessi, alla fine gli viene dato ciò che si merita. Quando ho conosciuto Dan Aykroyd potevo anche smettere, avevo raggiunto un traguardo, poi è chiaro te ne fai altri di traguardi, di sogni. Poi pensa che un mese dopo lui in Francia a Cannes parlando del suo nuovo film parlò di me.

Se un giorno ti proponessero di sonorizzare un film quale genere sceglieresti?

Io e la mia band adesso stiamo facendo una tournèe teatrale che ho scitto insieme a Alberto Di Risio, autore di Fiorello, e tutto questo lo devo a Giorgio Panariello perché lui mi ha permesso anche di recitare, di fare l’attore e ho fatto una colonna sonora per un film di Giorgio Panariello. Devo dire che è difficilissimo musicare un film soprattutto se è un film di dialoghi come è in questo caso il nostro spettacolo teatrale, però questa esperienza che mi ha fatto fare giorgio mi da modestamente modo di pensare che adesso sarei anche in grado di farlo. Mi piacerebbe fare un film musicale tipo “Blues Brothers”, “Animal House”, “La febbre del sabato sera”. Dopo l’esperienza con Giorgio mi hanno proposto di fare colonne sonore. E’ troppo difficile e hai poca soddisfazione a mio avviso a meno che non hai dei grandi spazi come li hanno Morricone o Nino Rota, cioè com’era prima quando nel film c’era anche il momento musicale. Se mi dessero la possibilità di fare un musical funky, blues, tipo “The commitment” lo accetterei, altrimenti è troppo difficile e troppo faticoso in un mondo come questo dove ormai la musica è molto bistrattata, preferisco fare concerti dal vivo.

Ascolta intervista audio.

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