Come ti sei avvicinato alla musica d’ispirazione pop-rock un fenomeno che oggi trova mille differenti sfaccettature?
Innanzi tutto l’ispirazione nasce dal bisogno personale di produrre musica al di là di come la si possa etichettare. Ho attraversato in questi ultimi vent’anni la mia musica sperimentando diversi modi di realizzarla fino ad arrivare all’ultimo lavoro “Gialloelettrico” che tutto sommato, nonostante un discreto lavoro di ricerca sonora, non è altro che un album di pure “pop songs”.
“Evoluzione e tecnologia” uno fra i temi che hanno catturato la tua attenzione. Una società techno-dipendente?
Per quanto mi riguarda l’uso della tecnologia applicata alla musica mi ha permesso di ampliare notevolmente i miei orizzonti creativi, ma allo stesso tempo credo che sia solo uno strumento non in grado di sostituire il gesto creativo che può nascere solo dalla mente e dalla sensibilità di un artista. Quindi non mi auguro una società techno-dipendente, ma una società in cui la tecnologia dipende dall’uomo.
Come definisci la collaborazione che hai avuto con Franco BATTIATO (1981)?
Decisamente importante ed educativa. In occasione di quel lungo tour dove feci da supporto a Battiato nel 1981, anno in cui esordivo con l’album “A Berlino…va bene”, imparai molte cose circa la mia musica e le strade che poi avrei percorso e imparai molto anche rispetto il mio rapporto con il palcoscenico.
Nel 1995 pubblichi “Fuori per sempre” un lavoro introspettivo che evidenzia la solitudine del nostro tempo e rivolge il proprio sguardo allo spiritualismo. In cosa credi?
Credo di avere una profonda spiritualità anche se non ho mai tentato di dargli un nome. “Fuori per sempre” nasce in pieni anni ’90….anni che hanno vista la fine dei grandi movimenti dei decenni precedenti, anni in cui creativamente mi sono sentito un pò più solo e introspettivo.
Dalla tua interessante discografia a quale lavoro sei particolarmente legato e per quale motivo?
Indubbiamente “A Berlino…va bene” come già citavo rappresenta il mio esordio e l’inizio di questo lungo viaggio, ma credo in verità che ogni tappa, ogni album che mi sono regalato e ho ceduto ad altri è stato per me un importante momento di crescita.
Cosa è cambiato oggi dal Garbo di “Fotografie” 1984?
Tanto dentro di me, nel mio modo di sentire la mia personalità, di pensare, di approcciarmi a ciò che mi circonda, di comunicare e tanto è cambiato il mondo che ci circonda. Oggi l’uomo vive questo tempo in modo inevitabilmente diverso rispetto vent’anni fa, proprio perchè i temi di questa epoca sono spesso nuovi.
Parlando di background se dovessimo curiosare nella tua discoteca privata quali dischi troveremmo?
Direi un pò di tutto. Dalla classica all’elettronica più sperimentale, dalla musica più easy al pop rock più “colto”. E’ certo però, come puoi immaginare, che la mia formazione musicale affonda le sue radici in certo pop rock di matrice anglosassone che arriva dagli anni ’70.?
Nel tuo sito internet c’è una sezione chiamata Mp3 (In costruzione). Cosa pensi di Internet del “file sharing”. Sei favorevole alla libera distribuzione della musica in rete?
Internet permette una rapida e grande diffusione del messaggio che vogliamo dare di noi stessi, quindi è un grande strumento di comunicazione globale. Penso però che la distribuzione di musica in rete vada in qualche modo regolamentata e questo per tutelare il diritto d’autore e il lavoro di chi opera in un settore così importante per la cultura.
Cosa è il “Garbo Lab”. Il tuo personale laboratorio?
E un posto in cui io e chi collabora con me può depositare progetti e idee che possono e potranno servirci e che un giorno, in futuro, potremmo rileggere per capire che strade abbiamo percorso in passato.
Grazie a te e a tutti coloro che ti seguono per avermi concesso questo spazio.
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Ascolta intervista audio a Renato Garbo.