Un breve poema in rima, questo è Rue Des Bardes, il libro di Roberto Cilia. Un’esperienza dove il viaggio incontra la musica, quella dei Litfiba, per raccontare un percorso comune all’individuo che si affanna nel trasformare in realtà i propri sogni.
L’ambientazione del racconto spazia tra paesaggi onirici e dimensioni materiali come afferma lo stesso autore.
Incontriamo Roberto Cilia, studente universitario ed autore, per conoscere e leggere insieme questo viaggio ideale.
Quale è stata l’ispirazione per scrivere Rue Des Bardes?
In verità non c’è stato un momento esatto in cui ho deciso di scrivere questo libro, infatti, come accenno anche tra le righe nel prologo, questi scritti sono un collage di quasi tutte mie vecchie poesie.
Rue Des Bardes volevo fosse un omaggio all’Arte, quindi vi ho inserito l’influenza che la musica dei Litfiba, specie quella della “Trilogia del Potere”, ha avuto sul mio percorso verso la creatività e ho quindi fuso i ricordi e le suggestioni che queste canzoni mi hanno sempre donato e stralci di vecchie poesie nate molto spesso proprio dalle emozioni e le immagini mentali che queste canzoni generavano nella mia mente di adolescente.
Un poema che trova ha la prefazione scritta da Antonio Aiazzi, (tastiera della band) Come è avvenuto l’incontro?
Inizialmente la mia idea era qualle di coinvolgere nella prefazione tutti i componenti originari della band. Anche Gianni si era dimostrato favorevole e Pirelli, il manager dei Litfiba con cui parlai al telefono, oltre a darmi alcuni utili consigli mi disse che Ghigo sarebbe sicuramente stato felice di dare il suo contributo.
Purtroppo, l’unica persona che non sono davvero riuscito a contattare è stata Piero, quindi ho pensato che non avrebbe avuto senso una prefazione con solo alcuni componenti, quindi l’ho “affidata” al primo che con grande disponibilità mi aveva risposto e aveva accettato la mia proposta.
Quanto la musica dei Litfiba ha influenzato la tua adolescenza?
Si può dire che la musica dei Litfiba È stata la mia adolescenza: per alcuni anni ogni esperienza veniva filtrata da quelle canzoni. Può sembrare un’esagerazione ma a volte la Musica può davvero significare e fare tanto, e non è un luogo comune abusato.
Mi ha dato la forza in momenti “difficili” che visti oggi mi fanno sorridere, ma che visti con gli occhi di un adolescente sono stati sicuramente momenti tristi e di forte agitazione interna.
I Litfiba sono stati una cura: poetici quando necessitavo di un Amore che non c’era, rabbiosi, barricaderi quando sentivo la necessità di ribellione in un mondo che ho sempre considerato ostile.
Il libro ha come filo conduttore le suggestioni della la musica dei Litfiba. Una passione che nutri verso questa Band?
Come ho già detto è un vero rapporto d’Amore: una croce e delizia allo stesso tempo.
Ho trovato affascinanti le commistioni tra Arti diverse, anche se di fondo poesia e musica sono figlie della stessa Musa.
Trovo incredibile che oggi vengano da me persone che hanno letto il libro dicendosi colpite da alcune visioni, alcune similitudini e sono persone che per gusti personali non si avvicinerebbero mai alla discografia dei Litfiba, eppure tutte queste riflessioni sono nate proprio da li.
Al di la del risultato, che può piacere o meno, sono contento di aver trovato una dimensione personale che sono orgoglioso di dire sia abbastanza inedita in Italia.
La mia idea è quella di continuare su questa strada e raccontare in questo modo l’Arte di altri autori e musicisti importanti nella mia vita.
C’è un filo conduttore che lega questo scritto con i precedenti?
D’istinto direi di no, anche perché questa è soltanto la mia seconda pubblicazione quando la prima è stata un romanzo fantasy.
Ma riflettendoci attentamente dei punti di contatto ci sono, se non sul contenuto sull’impostazione dei miei libri e gli obbiettivi che mi pongo.
Io considero il fantasy un genere unico perché in grado di parlare a chiunque senza che il messaggio sia pregiudicato da ideologie politiche, religiose, morali, ecc.
Se io racconto le vicende di una creatura fantastica abitante di un Regno lontano, posso permettermi di arrivare ad ogni lettore candidamente: l’idea che egli si farà sul comportamento dei personaggi, sulle vicende sarà pura e strettamente legata al romanzo senza che preconcetti ed ideologie sporchino il pregiudizio.
Alla stessa maniera con Rue Des Bardes (e spero nei miei prossimi libri) credo di aver fatto la stessa cosa e di poter col libro avvicinare persone che mai avrebbero l’opportunità di fare suo un testo dei Litfiba per divergenze su gusti musicali.
“La penna” ha una potenza straordinaria e continuerò ad esplorare questa opportunità.
Parlando di Rue Des Bardes, lo definisci come un libro «molto particolare». Per quale aspetto?
Credo che in Italia non esista un libro del genere, cioè un libro dedicato ad una band che non sia una “banale” biografia.
Credo di aver impresso alle pagine del libro il vero spirito Litfiba, generando però qualcosa di originale (nel senso stretto del termine) e di indipendente, fruibile per il fan della band che ritroverà citazioni e rimandi ma anche da chi ignora totalmente i collegamenti.
I Litfiba hanno, durante il proprio percorso, spesso affrontato nei testi delle canzoni tematiche sociali e soprattutto giovanili. Anche nel libro sono affrontati percorsi umani?
Direi che il libro è il percorso umano per eccellenza, quello cioè che ogni persona si trova a vivere, il percorso frastagliato dell’adolescenza alla disperata ricerca di un affetto, una passione, una realizzazione, uno scopo.
Credo che quasi tutta la discografia Litfiba possa essere letta con questa chiave: negli anni 80′ troviamo la “Trilogia del Potere”, brani sanguinanti e di agitate emozioni.
L’urlo dei giovani contro le ingiustizie, le paure, i timori di giovani che sgomitano e si ribellano ad una società che pretende tutto da loro non dando quasi mai sicurezze e conforto.
Gli anni ’90 poi sono stati quelli della denuncia sociale, più matura e più rabbiosa e trovo che, anche se può sembrare diversamente, sia il perfetto prosieguo di un percorso umano: giunti a maggiore maturità, non si soffre più per trovare un’identità, affermarsi, capire come amare ed essere amati, ma si comincia ad avere a cuore il prossimo, la società, il popolo dei più deboli che cerchiamo di difendere anche con rabbia e aggressività.
Chiaro, purtroppo non è una situazione che rappresenta la generalità degli individui, altrimenti vivremmo in un mondo migliore, ma è quello che i Litfiba hanno sempre urlano si debba almeno cercare di essere ed è quello che tra le righe (o meglio tra le rime) ho cercato di dire anch’io nel libro.
Dai più recenti episodi di cronaca come leggi la scena italiana?
Cielo, ci vorrebbe un’enciclopedia! Mi limito a dire che la società non è cambiata poi molto. Sono cambiati i mezzi a disposizione del cittadino, il che non è certo un male.
Però, da cittadino non mi scandalizzo facilmente proprio perché sono consapevole che il mondo non cambia, cambia solo la coscienza che abbiamo di esso ed i mezzi con cui ci informiamo, oggi veloci, immediati, “gratuiti”.
Quindi oggi “scopriamo” che il politico non è poi così “onorevole” e che le sue fantasie sessuali sono come quelle del cittadino medio che è pronto con la pietra in mano alla lapidazione quando poi, in larga misura è il classico marito sposato che va a prostitute.
Forse l’unico vero grande cambiamento è quello della precocità con cui i ragazzi arrivano alle esperienze bruciando tutte le tappe ed è anche l’unica cosa che mi sta veramente a cuore.
Penso a me, che non sono certo l’uomo vissuto pieno d’esperienza, ma mi accorgo che sono sempre meno i ragazzi che come me scelgono di superare la sofferenza, la timidezza, il sentirsi inadeguato ed insicuro, rifugiandosi in qualcosa di sano come la Musica, l’Arte in generale.
Hai scritto ispirandoti ali Litfiba ma quali altri gruppi ascolti?
Ascolto un po’ di tutto anche perché suonando e cantando sono alla costante ricerca di ispirazione.
Credo che questo sia il punto della marchetta, allora vi dico che canto e suono e da poco più di un anno ho formato un duo artistico insieme ad una eccezionale artista, la cantante, violinista, arpista dei Keily’s Folk Alice Visconti, insieme alla quale abbiamo dato il via al progetto Mesuline. Per info Facebook.
Tornando alle band che ascolto, giusto per citare qualche band adoro i Muse, i Rammstain, i Blackmore Night’s, i Nightwish, ecc.
Ma, con uno spirito “nazionalistico” preferisco citare maggiormente gli autori italiani: adoro Branduardi, un vero menestrello, un uomo d’altri tempi.
Vorrei citare i Fiaba, una band di nicchia di sicuro ma da un sound unico, una band che definirei fanta-medievale i cui testi sono delle vere perle, delle favole che sembrano tratte da qualche vecchio libro magico ritrovato nella soffitta dei nonni.
Pensi ad un nuovo libro che avrà come ispiratore un’altra band?
Nella domanda precedente non ho citato un autore veramente geniale che adoro, per non anticipare la risposta a questa domanda.
Questo genio della Musica italiana, al pari dei Litfiba ha segnato profondamente la mia esistenza e sto scrivendo un libro, il cui working title è “Return to the New World”, che proprio come Rue Des Bardes per i Litfiba, vuole omaggiare la discografia di questo grandissimo autore.
Si tratta del sempiterno Maestro Franco Battiato.
Se i Litfiba sono stati la colonna sonora della mia adolescenza, la musica di Battiato è stata (e ancora lo è) quella che ha cominciato a farmi riflettere in maniera molto profonda su tanti temi come la morte, la reincarnazione, la spiritualità, di cui mi disinteressavo in precedenza e che in questo momento della mia vita sento di voler mettere su carta.
Un abbraccio Lacio Drom
In foto: Roberto Cilia e Antonio Aiazzi da: www.zerph.it
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Il libro è fantastico,
Il libro è fantastico, un’atmosfera da sogno cupo diciamo pure incubo. C’è molto del suo autore nelle rime di quest’opera. Rime che sono degne dei più grandi poeti, quale lui è. Il libro tiene il lettore incollato alle pagine, ogni rima fa venir voglia di continuare a leggere. In conclusione, il mio è un giudizio strapositivo, libro davvero eccellente..