Uno spirito da one-man per un musicista e videomaker che vivendo in un ponte tra Italia ed Inghilterra racconta con spirito rock le proprie sensazioni partendo da un percorso classico di studio del pianoforte per affacciarsi ai territori delle sonorità rock, con un interessante risultato.
Ha la passione per l’arte del videomaker che applica ad In Little Daily Inconveniences, traccia d’apertura dell’omonimo lavoro.
Al microfono di Patrizio Longo incontriamo Sfanto al secolo Marco Testoni per raccontare questa avventura. Bentrovato Marco. Grazie, Ciao! Musicista con impostazione classiche, quando decidi e perché ti affacci sulla scena rock?
Prima ancora di entrare al conservatorio, quando avevo circa dodici anni, suonavo una tastierina Bontempi ad aria (la ventola faceva un casino pazzesco), con la quale mi dilettavo a trovare ad orecchio le melodie e gli accordi di vecchie canzoni. Mi ricordo che la prima canzone che suonai fu Quando Quando Quando di Tony Renis. Quindi la passione per il suonare è venuta grazie alla musica leggera. In seguito decisi di approfondire lo studio del pianoforte e la scelta è stata il conservatorio. In realtà il mio obiettivo era sempre suonare musica rock. Non ho mai preso troppo seriamente la musica classica, per quanto certe cose mi piacciano molto, se non per finalizzarla allo studio della musica e dello strumento.
Le influenze d’oltremanica sono evidenti ma apprezziamo anche quelle melodiche che non sono tralasciate nelle tue partiture. Come sono abbinate?
Non so spiegare come avvenga il procedimento creativo dentro la mia testa, compongo senza pensare a quanto di Inglese o quanto di Italiano ci metto nei miei pezzi. Alla fine credo che ognuno componga musica in base alle proprie conoscenze, alle proprie esperienze e alla propria personalità.
Raccontami dei tuoi ascolti?
Per catturare la mia attenzione di ascoltatore un gruppo deve avere freschezza ed originalità insieme, non deve mai ripetersi ma sempre fare ricerca. Mi piacciono i Super Furry Animals, gli Eels, i Cake, i Blur ma anche i classici Beatles, Rolling Stones, Queen, The Kinks, The Zombies e potrei farti un elenco di artisti che non finisce più.
Suona il tuo lavoro stiamo ascoltando Like a Serenade. Un’accenno alla musica lirica?
Il cantante lirico che sentite del brano sono io che parodizzo un vero cantante lirico. Chiaramente è tutto fatto per gioco: un vero cantante lirico sarebbe stato troppo bravo e non avrebbe dato la giusta ironia al pezzo. Lo scopo era quello di abbinare la serenata che si faceva una volta in modo molto composto e formale con una canzone moderna e leggera. In Little Dally Inconveniences sei autore del video. Come sono scelti i paesaggi e le ambientazioni? Il video è un tributo che ho voluto fare ai videogiochi con i quali giocavo da piccolo. I personaggi e le ambientazioni si concentrano in un minestrone di citazioni che vanno da Shinobi a Double Dragon, da Final Fight a Street Fighter. Anche la storia procede come i livelli di un videogame.
Un lavoro scritto interamente in inglese come mai la scelta, per la musicalità?
Il motivo è che semplicemente trovo l’Inglese l’unica lingua che si adatta al rock.
Raccontaci qual’è il luogo ideale dove scrivi una canzone?
Mi trovo molto bene quando sono circondato dai miei strumenti, chitarre, basso, tastiere e computer. Però le idee arrivano quando meno te le aspetti e in qualunque luogo, anche facendo la fila alle poste.
Ma la parola “Sfanto” che significa?
Quando non ti ricordi un sostantivo, quel sostantivo è “sfanto”; quando non ti ricordi un verbo, quel verbo è “sfantare”; quando non sai che avverbio dire, dillo “sfantamente”. È un modo per vincere l’amnesia. Non significa nulla e significa tutto.
Musicista e Videographer, cosa ti senti di più?
Musica e Video produzione vanno insieme parallelamente. Coltivo entrambe le passioni. In certi periodi una prevale sull’altra ma diciamo che si danno i turni.
Foto: Archivio Marco Testoni