In tuor da Aprile in accordo con UNICEF e Rai Trade a presentare il quarto lavoro, un disco ricco di special guest, artisti italiani ed internazionali che si aggiungeranno alle numerose date live.
Al microfono di Patrizio Longo incontriamo Stefano Ianne. Bentrovato Stefano?
Ciao Patrizio.
Quando hai pensato a Piano Car?
Tre anni fa avevo scattato quella foto dalla mia automobile e quando l’ho ripresa in mano mi sono reso conto che aveva in se il significato di alcuni miei approcci con la vita. Accendo il motore, parto ma non so dove andrò e nemmeno che direzione prenderò (vedi nella foto le frecce che convergono). Non è un fotomontaggio è la strada principale dove abito, Porto Corsini in provincia di Ravenna in mezzo a pescherecci e fenicotteri. Quindi ho pensato che avrei dovuto dedicare a questo mio incedere alcune composizioni.
Quale l’ispirazione il viaggio?
Il Piano Car è un gioco di parole tra “Piano Bar” e “Car” ed in realtà una metafora che vuole significare un viaggio nella propria mente. Incontri importanti, soste obbligate, ripartenze e la bellezza delle persone e dei fatti che accadono.
Numerose le collaborazioni di Artisti italiani e stranieri che sono alternati nelle date live?
A cominciare dai due inglesi Nick Beggs dei Kajagogoo e Terl Bryant di John Paul Jones, Led Zepelin. Ricky Portera (Lucio Dalla e Stadio), inoltre nel disco hanno partecipato anche Trilok Gurtu, John De Leo e Gennaro Cosmo Parlato.
Importante il confronto artistico?
Molto, anche perché è proprio vero che siamo tutti diversi. Per fortuna che la mia musica ha messo tutti d’accordo. Anche negli eventi live che sembravano i più complessi da organizzare.
Dove risiede la scelta inserire anche Gennaro Cosmo Parlato?
Gennaro è una vera diva. Lui mi ha proposto di cantare Sette che successivamente è diventata Sette Cosmi. A me è piaciuta tantissimo e quindi…
Quale il punto d’incontro?
Ripeto: tutti questi artisti affermano che la mia musica sia universale. Un rocker che difficoltà avrebbe potuto avere a suonare un “Concerto per violino quarto” con un quartetto d’archi, facendo la parte solitamente che solitamente compete all’arpa? Nessuna se hai di fronte un grande professionista come Ricky Portera e se lui sposa completamente il progetto.
Una serie di date da Aprile per presentare questo lavoro in accordo con UNICEF, quali i riscontri del pubblico?
I riscontri sono stati meravigliosi, c’era gente di tutte le estrazioni. A Bologna c’era in prima fila una signora di 87 anni abituata ad ascoltare rassegne di musica classica e si aspettava che io proponessi il mio abituale repertorio di brani sinfonici. Invece non è stato così. Dopo due ore di live, la signora, non voleva andare via.
Piano Car è un lavoro nato da brani scritti precedentemente o da composizioni scritte per l’occasione?
Tutto scritto per l’occasione. Con quattro dediche personali: a Valter Siviliotti elaboratore degli archi, una neda a Freedom, uccisa in Iran, una a Maurizio Montalbini lo speleonauta ed una a Walter Bonatti, lo scalatore.
Ti consideri ancora un’artista un “indipendente” dopo quattro album?
Sì l’idea non mi disturba affatto, se devo dire grazie a qualcuno a differenza di molti ho la fortuna che posso farlo quando ne sono pienamente convinto. A te lo dico: Grazie.