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umberto-giardini-05.jpgUmberto Giardini è alla pubblicazione del suo quinto album che vanta la collaborazione di Giacomo Fiorenza, produttore anche di Giardini di Mirò, Yuppie Flu, Marco Parente, Offlaga Disco Pax.

I segreti del corallo” (La tempesta dischi – 2008) un lavoro che racconta delle emozioni fra folk e poesia.

Incontriamo Umberto Giardini in arte Moltheni che ritorna per raccontare del nuovo disco.

Un album che pur confermando la tua linea evolutiva resta difficile nell’ascolto?

Non direi, dipende sempre da chi lo ascolta e da cosa ci si aspetta da
Moltheni.
La chiave di lettura dei miei lavori è molto semplice basata sempre sull’apertura mentale e sulla capacità di leggere e tradurre stati d’animo, solitudine e sofferenza.

Perché la scelta di pensare ad un lavoro che richiami suoni del passato?

Perché il passato è parte ed elemento importante nella mia vita, di conseguenza quello che faccio e voglio esprimere, vive parallelamente a questo presupposto. Qualcuno disse: non si può capire bene il nostro futuro ed io che saremo, se non si conosce il passato e ciò che eravamo.

“I segreti del corallo” ritieni sia un lavoro visionario?

Assolutamente sì, la visione e la consacrazione dell’inconscio è se sarà sempre una prerogativa della mia scrittura, nonchè del mio modo di individuare la verità.

Rispetto alle precedenti produzioni, Moltheni sembra stia addolcendo la propria linea melodica?

Assolutamente no, può darsi che mi stia spostando sempre più verso un suono scarno e legato alla tradizione folk, di chiara ispirazione Drakiana, ma la melodia in realtà non mi ha mai interessato troppo.

Il cd si apre con “Vita rubina” è una canzone autobiografica?

Sì…ma lo è per chiunque la ascolti. E’ la mia vita è la vita di ognuno di noi.

Ironico quanto reale “L’attimo celeste (prima dell’apocalisse)”?

Non sò… non uso mai ironia, perlomeno quando scrivo.

E’ un disco dove risulta esserci un’attenta ricerca alle sonorità e ai testi, quasi poetici. Dove lo hai scritto?

Ho concepito l’album in un arco di tempo abbastanza vasto, anche per il fatto che alcuni brani erano nati tempo addietro. L’ho scritto a casa, seduto sulla mia scrivania, alla luce di una lampada.

Ritieni di aver raggiunto una linea melodica sulla quale lavorare?

Non lo so davvero, non me lo sono mai chiesto.. non avrei risposte da darmi a questa domanda.

La foto in copertina chi rappresenta?

Una ragazza del 1941, l’ho trovata nel banchetto di un mercatino. Era una cartolina che scriveva al suo innamorato, meritava di finire per sempre immortalata da qualche parte, se non altro in omaggio al suo amore. E’ l’amore che vince sempre con Moltheni… a partire dalle copertine.

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