Le “Piccole conquiste quotidiane” sono il leitmotif che hanno portato la cantautrice ad andare avanti a non fermarsi mai davanti le interruzioni che si trovano quando si intraprende un percorso. Forse sarà questo il motivo che ha spinto Valeria Caputo ad intitolare il suo lavoro: Migratory Birds. Un tributo a chi nella vita non subisce ma impara a scegliere per conquistarsi una propria identità. Il cd risulta avere un ascolto “morbido” che richiama le atmosfere folk-rock del west-coast. Incontriamo l’autrice per ripercorrere questa migrazione, bentrovata Valeria. Certo, ben trovato Patrizio! Quali gli ascolti che hanno preceduto la stesura dei brani? Gli ascolti che ho sono davvero eterogenei. Non posso dire di essere una collezionista di dischi, ma di certo posso dire di essere una spugna e di passare al vaglio emozioni e tante chiavi di lettura riguardo ad un repertorio allargato. Contrariamente a quanto si possa pensare ascoltando le atmosfere di Migratory Birds i miei ascolti non si limitano al rock della West Coast…ma spaziando tra il prog e lo space rock, la musica italiana e quella classica fino a quella contemporanea ed elettroacustica. In un certo senso sto attenta a tutti i suoni che mi passano per le orecchie! Questo non mi vieta (anzi) di “scegliere” in che direzione esprimermi. Migratory Birds è un lavoro di confronto verso gli altri? Certo ogni volta che si realizza qualcosa, piccolo o grande che sia, lo si fa sapendo che prima o poi dovrà incontrarsi con il giudizio altrui. Questa è una cosa che so ma che non è stata l’oggetto delle mie intenzioni. Il rapporto intimo tra me e le mie canzoni non è stato violato…non mi è importato immedesimarmi dall’altra parte, mettermi “nelle orecchie” altrui. Sono andata fino in fondo a ciò che sentivo senza sentirmi obbligata a seguire un’idea…mi son lasciata trasportare. Il confronto è stato soprattutto con me stessa. Quant’è importante a tuo avviso il confronto con gli altri? Il confronto con gli altri è fondamentale. La critica, quella famosa, quella costruttiva, non può e non deve mancare! Sono sempre pronta a confrontarmi e a mettermi in discussione ma sono anche prodiga di critiche per gli altri. Conoscendo l’importanza che hanno per me cerco di essere costruttiva anche per gli altri, è uno dei canali che ho per amare…anche se non sempre vengo capita in questo. Alla luce di quello che ho detto però c’è un momento in cui bisogna scegliere, ovvero valutare e ponderare le cose che si vogliono davvero per andare in contro a se stessi senza troppi condizionamenti, ma alla luce di un percorso costruttivo. Cosa intendi quando raccontando di come è stato realizzato il disco in crowd-funding parli di «azionariato popolare»? Il mio disco è stato coprodotto dal basso. Ovvero la gente ha voluto investire una piccola ma importantissima cifra su di me dandomi la possibilità di realizzare il mio sogno. Considerato che credo molto nel potere della gente, non posso non pensare che “l’azione” sia alla base della nostra forza. Anche se questo termine “azionariato popolare” non è stato coniato da me sono in accordo con ciò che intuisco significhi. Azione e popolo, da queste piccole cose si può comprendere quanto è possibile riuscire tutti insieme, anche nelle altre sfide della vita che ci riguardano e che hanno anche molta più urgenza. A tuo avviso, per quale motivo, hanno sostenuto il tuo progetto, quello di una sconosciuta? Delle volte è meglio non porsi troppe domande. Di sicuro c’è stato un buon motivo per tutti…avranno creduto un pochino in questa sconosciuta? Come hai scritto i brani, quali i riferimenti? Migratory Birds è un viaggio tra il passato e il presente e per me è la manifestazione di un percorso, contratto, in 10 songs. I riferimenti sono diversi, da Tim Buckley a Nick Drake se basta citare dei nomi. La verità è che ho voluto inserire nella lista alcune canzoni appartenenti a periodi più lontani, come Honey in my room o You can’t stop brani che sono diventati il riflesso di quel periodo, di quelle emozioni di quei pensieri che non posso dimenticare e fanno parte tutti di un processo. Con loro mi son portata i riferimenti, gli ascolti, le influenze… Hai un tour in programma, quali le date? Il tour è partito dall’autunno 2012. Sto pianificando le prossime date che probabilmente mi vedranno suonare dalla Romagna al Lazio e poi di nuovo in Puglia. Contemporaneamente sto organizzando una serie di serate musicali dedicate a Joni Mitchell un’artista tutto tondo che adoro e che mi ha insegnato davvero molto. Le renderò omaggio il 15 FebbraioMuddy Waters di CALVARI (GE) insieme a Silvia Wakte, la bravissima chitarrista elettrica che suona su Migratory Birds e per il primo Marzo al Circolo dei Malfattori di Poggio Berni (RN) ho coinvolto oltre Silvia anche Nicolettà Noè, cantautrice sublime e Luigi Bertaccini noto dj e direttore artistico romagnolo che parlerà tra un brano e l’altro raccontando aneddoti sulla vita e perle storico-musicali riguardanti Joni e il contesto in cui è cresciuta come artista. Durante la serata avremo altri ospiti musicisti a sorpresa che vogliono sostenerci dal vivo. Il mio augurio è quello di riportare in circolazione la buona musica e dare l’opportunità ormai rara di riascoltare il repertorio di Joni Mitchell dal vivo. Stai già pensando al prossimo album? Il prossimo album arriverà…per ora sto pensando a suonare dal vivo e a vivere nuove esperienze…tra le più stimolanti c’è questa collaborazione per la realizzazione di una compilation di beneficenza per ricordare un amico scomparso e che l’anno scorso è servita a co-finanziata la biblioteca del reparto IRST di Meldola(FC). Posso dirvi che sarò in buona compagnia per questo progetto e sarà una produzione Cosabeat. Valeri grazie per la disponibilità e a presto!!!! Grazie a te Patrizio e buon ascolto….. Foto: Ufficio Stampa