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Il tempo non ha fatto altro che impreziosire le sue già famose estensioni vocali. Incontriamo a Lecce Antonella Ruggiero, indimenticabile voce dei Matia Bazar e protagonista di numerosi successi discografici.

Antonella, durante questo percorso, ci racconta di aver avuto una lunga pausa di riflessione, durante la quale ha messo in discussione il proprio cammino artistico. Ha abbracciato nuove culture e forme di comunicazione, avvicinandosi alle popolazioni indio e conoscendone costumi e usanze.

Tracce di questo percorso si trovano nel lavoro del 1996, Libera.

L’artista risponde alla domanda su come mai abbia preferito le sonorità acustiche rispetto a quelle elettroniche spiegando di essere comunque interessata all’utilizzo di queste ultime. Ricorda il primo approccio con i Jet e, successivamente, la fusione di elementi tra Jet e Matia, dalla quale nacquero i Matia Bazar.

Da allora, afferma Antonella, ha continuato ad ascoltare band che proponevano questo stile, in particolare musica tedesca, confessando il desiderio di approfondire nuovamente il tema della musica elettronica: “Una ricerca del suono abbinato alla voce con un risultato non scontato”.

Il suo stile ha sempre proposto musica non banale, ma ricercata, spaziando tra i diversi generi che ha esplorato nel corso della sua carriera. Un esempio è Souvenir d’Italie, in cui Antonella cerca di realizzare una sorta di fotografia musicale dell’Italia tra le due guerre mondiali, tentando di riportare alla luce capolavori forse a volte dimenticati.

Ai nostri microfoni, Antonella racconta il proprio viaggio tra differenti atmosfere musicali: dal pop al jazz, dall’etno alla musica religiosa.

Quasi due ore di concerto, durante le quali l’artista ripropone numerose canzoni del proprio repertorio, abbinate a classici intramontabili, come una singolare versione di Blue Moon (ndr. canzone scritta nel 1934 da Richard Rodgers e Lorenz Hart) in italiano, e Guantanamera, che chiude il concerto.

Alcune domande per ripercorrere il tuo percorso artistico: dal 1970 al 1989 ci sono stati i Matia Bazar, un momento importante che ti ha vista protagonista indiscussa con tanti grandi successi. Come inizia l’avventura dei Matia Bazar?

Inizia come tutte le avventure: provi a fare qualcosa che ti piace, poi nel nostro caso fin dalla prima canzone ci fu un successo e da allora c’è stato il percorso serio musicale.

Antonella Ruggiero di Matia Bazar a Lecce

Ad un tratto della tua carriera un attimo di crisi che credo accada in tutti i personaggi con una sensibilità particolare, hai cercato altro, sia nel mondo della musica sia in altre forme di espressione. Questa crisi, questa ricerca a che cosa era imputabile?

Non era una crisi, era una naturale evoluzione della mia storia di artista. Dopo tanti anni insieme ad un gruppo, al gruppo con il quale ho cantato belle canzoni, ho viaggiato, ho fatto delle belle esperienze, ho sentito la necessità prima di tutto di fermarmi per diversi anni e poi di riprendere con un’altra base, volevo proprio ampliare totalmente la mia ricerca musicale quindi cantare musiche diverse, di luoghi lontani, di autori antichi o contemporanei, lavorare con musicisti sempre diversi che mi hanno portato a fare delle esperienze meravigliose in Italia e all’estero quindi ecco che ho soddisfatto la mia grande curiosità nei confronti della musica.

Il 1996 segna il ritorno nella scena di Antonella Ruggiero con l’album Libera, un album con un forte carisma viste anche le influenze. La cultura indiana e quindi tutta la filosofia ha inciso durante questo tuo percorso artistico?

E’ stato molto interessante vedere e sentire artisti che ovviamente non facendo parte della nostra cultura occidentale hanno un modo completamente diverso di concepire sia la musica che il canto che la vita, però ormai adesso il mondo si è velocissimamente aperto e tutto ciò lo possono scoprire tutte le persone che hanno voglia di ascoltare musiche provenienti da ogni angolo del mondo che non sia il nostro occidentale quindi ci sono culture meravigliose, c’è tutta l’Asia ma c’è anche l’Africa, c’è l’Australia, ci sono luoghi del mondo dove si nascondono ancora dei tesori dal punto di vista musicale.

Antonella Ruggiero non ha mai fatto musica scanzonata, cioè musica di facile consumo, sei sempre andata a ricercarti determinate nicchie nei vari generi con le varie influenze: una scelta artistica ben precisa, voluta o una casualità?

E’ il mio gusto personale che mi porta a cercare musiche particolari. Le canzoni cosiddette “scanzonate” mi annoiano quasi sempre, a volte ci sono delle cose anche molto carine che rimangono nella testa della gente ma sono rare quelle veramente belle tra le scanzonate quindi diciamo che preferisco rivolgermi appunto ad altro.

Nelle tue realizzazioni viene totalmente escluso l’uso dell’elettronica e quindi dei synth, di tutto ciò che rappresenta l’elettronica preferendo decisamente l’orchestra come in questo caso. Perché questo distacco così netto dall’utilizzo dell’elettronica e quindi dei campionatori, di tutto quello che fa parte di questo mondo e di questo fenomeno?

A me è sempre piaciuta la musica elettronica dagli anni ’70 anche se facevo parte di un gruppo che di elettronica ha fatto qualcosa di molto interessante con due LP che erano Berlino, Parigi, Londra e Tango ma da allora personalmente ho continuato ad ascoltare musica per lo più tedesca.

Adesso casualmente ho veramente voglia di riprendere o di prendere per la prima volta in mano la storia con la musica elettronica ma in maniera veramente approfondita, in maniera molto ampia, quindi non solo campionatori ma ricerche diverse che mettano in funzione della voce, dei suoni e spero tanto non troppo ovvi, anche perché con i campionatori i suoni facilmente si ripropongono, tutti hanno in mano lo stesso strumento quindi è meglio ricercare qualcosa che magari non è così popolare.

Nella tua discografia troviamo anche “Souvenir d’Italie”, lavoro che fotografa un’Italia, un gusto jazz dal 1915 al ’45, tante le canzoni di successo. Questa scelta per riportare alla luce canzoni di un tempo probabilmente ormai dimenticato?

Dimenticato non direi, ho voluto riportare alla luce trasformandole con appunto un quartetto jazz veramente di musicisti straordinari queste canzoni molto famose nell’epoca tra la prima e la seconda guerra mondiale che le persone adulte conoscono ovviamente, sono canzoni veramente popolarissime che invece i giovani scopriranno e scoprono adesso proprio attraverso questa proposta, perciò è uno dei tanti lavori che sono usciti in quest’ultimo tempo.

Ascolta intervista ad Antonella Ruggiero dei Matia Bazar

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