Hanno conquistato il pubblico combinando professionalità e doti naturali. La passione per il canto e soprattutto per lo swing gli ha permesso di reinterpretare con uno stile originale successi internazionali. Sono i Cluster una band che si prefigge di accompagnare l’ascoltatore in un mondo, il loro, fatto di scelte mirate. Il nuovo album s’intitola Steps (2009 – E8Records) e potremmo affermare che assomiglia ad un scrigno prezioso dove la musica spazia fra cultura e letteratura. Sono quindici i brani di cui otto cover che ci fa piacere elencare: Mi sono innamorato di te di Luigi Tenco, One Note Samba (Samba di una nota) di Antonio Carlos Jobim, I Wish di Stevie Wonder, Spain di Chick Corea, Love of My Life dei Queen, Hallelujah di Leonard Cohen (resa famosa da Jeff Buckley), Comecar de novo (The Island) che la Band esegue in concerto in inglese (con il testo dei coniugi Bergman, autori storici di Barbara Streisand e Celine Dion) e nel disco anche la versione portoghese di Ivan Lins and Vitor Martins. Inoltre c’è la bonus track di Time After Time di Cindy Lauper. Ed a sorpresa una piacevolissima: The Nanny Named Fran ghost track che chiude l’album.
Incontriamo al microfono di Patrizio LONGO i Cluster per raccontare questa avventura di cinque amici che sono riusciti a far conoscere il proprio talento e la passione per la musica. Steps è il vostro terzo album. Nel titolo un riferimento ad un nuovo livello musicale?
Questo album è stato fatto seguendo un criterio diverso dai precedenti , prendendoci il tempo necessario per lavorare sugli arrangiamenti e sulla scelta dei pezzi, oltre a livello musicale anche a livello tecnico come processi di registrazione la crescita è notevole. Per cui Steps fa riferimento ai grandi piccoli passi che si fanno nella crescita di un gruppo giovane come il nostro.
Un lavoro che spazia nelle cover fra cultura e musica. Come sono state scelte le cover?
Innanzitutto è stato scelto di tenere in particolare considerazione il jazz, con diversi standard che pescano nella grande storia del genere, ognuno di noi viene da esperienze diverse, con un background comune, per cui ognuno ha portato uno o più pezzi a noi cari.
Quali le difficoltà incontrate nella realizzazione di una cover da musicale a vocale?
Innanzitutto l intenzione di come rendere il pezzo, tendiamo sempre a innovare per cui per prima cosa si stabilisce una linea guida, poi si passa al problema pratico di rendere un arrangiamento cantabile, essendo la voce uno strumento incredibilmente versatile ma limitato morfologicamente.
Un accenno musicale, dove si ascoltano le note di un pianoforte, nel disco con la prima traccia in Just Kiddin. Una casualità?
Esseno un pezzo scritto da un famoso pianista, che noi tutti adoriamo, il tributo al suo talento ci è sembrato naturale.
Voltandosi al passato quali meriti riconoscete all’avventura X-Factor nel 2008 che dovete riconoscere vi ha permesso di farvi conoscere?
Il merito di farci conoscere appunto. E la possibilità di lavorare in un ambiente nuovo e molto stimolante, l ambiente del loft era fantastico. Per il resto nonostante la gratitudine il programma purtroppo ha forse perso lo smalto delle prime edizioni , per mancanza di una linea da seguire senza il timore della concorrenza.
Come nasce l’avventura Cluster?
Dai corridoi del conservatorio dove nelle pause tra una lezione e l altra abbiamo iniziato, per gioco a riprodurre brani strumentali solo con la voce. Una vera e propria passione coltivata da autodidatti..
Perché questo nome?
Significa, ”grappolo” o agglomerato di note, oltre a identificare i nostri arrangiamenti rende bene l idea della coesione che C’è nel gruppo Domanda a Liwen Magnatta.
Mi racconti della tua collaborazione con Luca Tommasini?
Non era presente nella nostra edizione ma sicuramente avremmo avuto un rapporto di amore odio.
Avete avuto l’opportunità di esibirvi all’Umbria Jazz, fra i festival di jazz più noti della scena. Quali le emozioni?
Indescrivibili, potersi esibire in palchi dove prima ci si trovava da spettatori è forse la più grande soddisfazione che un artista possa avere, chiaramente puntiamo al futuro e a poter ottenere lo stesso risultato nei palchi esteri.
Adesso su cosa state lavorando?
Ci sono diversi progetti in cantiere, qualcuno lo potete immaginare, altri sono top secret.. Salutiamoci con una canzone? Come per il disco e per i nostri concerti.. Con Halleluja di Leonard Cohen ci ha portato molto bene e speriamo continui così, oltre a essere un augurio di altrettanta fortuna a chi ci segue.