Raccontando della band dichiarano essere in un «gioco di rimandi» dove la musica del presente incontra quella del passato. Il primo lavoro s’intitola L’Amore e la Filosofia. Al microfono di Patrizio Longo incontriamo i MasCara con Fusaro Lucantonio, bentrovato?
Grazie Patrizio.
Come si struttura il «gioco di rimandi»?
Guarda la nostra intenzione è quella di proporre e ri-proppore un certo atteggiamento musicale riconducibile agli anni 80 nelle sue varie sfumature e distinzione di genere(senza rimanerne imbrigliati, sia chiaro!). Quindi spaziamo dal Post-Punk alla New-Wave al Pop di matrice sintetica fino a sforare verso i lidi del Post-Rock ritagliando anche qualche momento per un pacato pop da camera. Naturalmente non ci dimentichiamo mai di essere italiani e che, nel passato, di nomi importanti sulla stessa linea d’ispirazione ce ne sono stati. Noi ci “rifacciamo” molto alla New Wave italiana/internazionale e il “gioco” sta nel riprendere certi temi e certi percorsi artistici non imitando ma contestualizzandoli in questi anni 2000, fatti di tecnologie comunicative nuove, di nuovi modi di comunicare e di nuovi universi di senso. Potremmo dire nuove “mitologie” da costruire.
Ascoltando il vostro lavoro si legge chiaramente questo forte incontro fra sonorità contemporanee e classiche, una scelta che sottolinea la continuità del tempo?
Un a scelta che sottolinea la voglia di contaminare e di unire più visioni. Il passato e il presente sotto il punto di vista musicale non sono mai distinti in maniera così netta. Durante la storia del Rock e della musica Pop (ma potremmo espanderla a tutte le forme espressive) il susseguirsi di idee vecchie che vengono riprese in un secondo momento è stata da sempre la chiave di volta per sganciarsi dall’irrigidimento artistico. Tutte le soluzioni musicali che si tramutano in stili e quindi sistemi, tendono a irrigidirsi e quindi a creare un blocco. Tolte le innovazioni in campo tecnologico naturalmente. Quelle sono state vere e proprie rivoluzioni. Forse quello che manca ad oggi è l’invenzione di strumenti è una mia considerazione può essere che ne nascano tutti i giorni ma quelli che cambiano il modo di pensare la musica sono difficili da trovare. Ad ogni modo, per tornare alla domanda, la nostra visione della musica è il più possibile aperta, cerchiamo di usare tutto. La new wave sotto certi aspetti è minimale, tutto molto semplice e strutturato e questa sua essenzialità lascia spazio alla contaminazione e all’ampliamento. Noi utilizziamo strumenti classici perché risultano molto convincenti rispetto agli stati emotivi che cerchiamo di ricreare con le nostre canzoni e danno un senso cinematografico alle storie che raccontiamo. Non riempiono dei vuoti ,creano degli stati d’attesa particolari o delle aperture potenti e tendono verso la nostra visione di “bellezza”. Noi non inventiamo nulla di nuovo ma nemmeno riproponiamo il passato. Il passato e il presente sono sempre uniti nel loro essere parte fondamentale della Storia.
Quali sono stati gli ascolti che hanno anticipato il disco?
Innumerevoli, veramente una sfilza di nomi e album da fare spavento, alle volte sentivamo la necessità di scrivere per buttare fuori tutto quello che stavamo assorbendo. Una sorta di fuga sfogo per non creare un’implosione. Potrei comunque citare almeno due grossi lavori contemporanei che ci hanno orientati in certe soluzioni Arcade Fire (sia Funeral che Neon Bible) sicuramente l’arrivo dei Glasvegas. La new wave nuova e vecchia così come i nuovi e vecchi gruppi Post-Rock sono veramente troppi da nominare, quindi chiudo qui.
Ancora sulla musica classica, uno strumento che aiuta a trovare ispirazione mai imitazione?
È una domanda difficile, amiamo tutti gli strumenti, quindi non c’è uno che ispira più degli altri. Direi il violoncello visto che Simone Scardoni (il tastierista) è anche violoncellista ma come strumento (eliminando la categoria classico/non classico) sicuramente ce n’è uno che la fa da padrone che è la chitarra, proprio per questo da ormai un mese si è aggiunto alla formazione un altro chitarrista che si chiama Marcello Montorfano che conclude la formazione che nasceva a quattro e dopo due anni si amplia finalmente a sei elementi. Ad oggi, e qui apro una piccola vetrina sul futuro, stiamo sperimentando molto, anche strumenti che prima consideravamo meno “calzanti” per le nostre sonorità ma che ora troviamo coerenti e meritevoli d’interesse. Sto parlando di piccoli inserti di percussioni che danno un taglio un po’ più etnico e latino , ma siamo ancora sulla via della sperimentazione.
Raccontate anche di «maschere» da indossare senza aver paura ma quali sono le maschere comuni nel nostro tempo?
Nella nostra idea di “maschera” non c’è una logica da oggetto che nasconde la verità o che comunque occulta. Nella nostra visione “teatrale” di realtà la maschera è il ruolo che scelgo di interpretare in una situazione. Nella vita siamo padri, madri, figli, capi, sottoposti, studenti,ladri e puttane, bravi banchieri, pessimi inquilini… lo siamo in maniera diversa ma questa differenza è comunque una “faccia” della nostra personalità. Ognuno è ciò che vuole e può affrontare le questioni emotive e di vita in maniera differente, senza la sensazione di risultare falsi. Basta pensare ai sorrisi di circostanza… non è che sono sbagliati , è che non sempre si può esprimere il proprio stato d’animo in qualunque situazione. Questo non è visto a nostro avviso come un vincolo alla libertà, è un modo invece per essere libero di interpretare e di affrontare la vita. Personalmente non sono uno che loda quelli che dicono “io dico sempre quello che penso” uno perché non è mai vero fino in fondo due perché lo ritengo un atteggiamento spesso sconsiderato, finto spontaneo.
Qual’è il luogo predisposto alla scrittura di una canzone?
Il punto di ritrovo è casa di Claudio Piperissa è li che convogliamo le idee, le ansie le diatribe e tutto quello che la composizione comporta. I testi li scrivo a casa o in giro dipende, non c’è un luogo prediletto in assoluto. La “magia” comunque nasce a casa di Claudio è il nostro Porto Sicuro.
Cosa vi aspettate da questo disco?
Siamo partiti senza pretese in termini di raccolta … Credo solo che se lavori bene, qualcosa arriva. Magari sono piccoli traguardi ma sono importanti perché riguardano comunque una crescita ed una stabilità. Il primo passo è stato fare un lavoro che soddisfacesse noi, lo step successivo è stato quello di farsi in quattro per spedire cd contattare webzine e farsi conoscere il più possibile da chi giornalmente si occupa di musica e di band emergenti. Sotto questo aspetto il riscontro è ancora in atto e fin ora è stato molto positivo e accogliente. Ora il prossimo passo è pensare ai concerti per portare il nostro lavoro a compimento. Spero che più persone si appassionino al nostro modo di intendere la musica grazie a questo piccolo (grande per noi) Ep.
Un saluto a presto.
Ciao, a presto!