La musica è un viaggio in continua evoluzione, e l’artista protagonista di questa intervista lo dimostra pienamente. Con un’attenzione sempre rivolta all’innovazione, le sue scelte musicali più recenti esplorano territori tra il soul contemporaneo, l’R&B e il rap, ispirandosi a nomi come i Plant Life.
Tra i progetti più significativi, spicca il ritorno degli Aeroplani Italiani, un’esperienza collettiva nata dall’impegno reciproco dei membri del gruppo, grazie all’intervento di Caterina Caselli. La band ha adottato un approccio creativo rinnovato, reinterpretando brani degli anni ’70 con un’estetica moderna, come dimostrano i remake delle Orme e di Lou Reed. Questo lavoro non solo ha riscosso successo, ma ha anche contribuito a riportare attenzione su un repertorio musicale italiano di grande valore.
Oltre alla musica, l’artista si è cimentato in esperienze uniche, come prestare la propria voce per uno spot pubblicitario di una nota casa automobilistica di fascia alta, in un curioso accostamento con le musiche di Jimi Hendrix. Una sfida inaspettata è stata quella di leggere lo slogan con una pronuncia volutamente italianizzata, sovvertendo le regole di una dizione inglese perfezionata con fatica.

Questo racconto rivela una personalità artistica poliedrica, capace di muoversi tra tradizione e innovazione, sempre con un pizzico di ironia e leggerezza. Una carriera che si rinnova continuamente, mantenendo uno stile unico e riconoscibile.
Ci siamo sentiti un anno fa. Cosa è cambiato nelle tue scelte musicali da allora?
La tendenza è ancora il remake degli anni ’80, ma ho notato una certa tendenza a sviluppare un nuovo soul, al limite tra l’R n’ B ed il rap: tipo i Plant Life.
Ritorno degli Areoplani Italiani?
Il ritorno era previsto da un po’ di tempo, ma era difficile mettere insieme gli impegni di persone che vivono in città diverse esperienza diverse. Ma la casa discografica, nella persona di Caterina Caselli, ci ha chiamati, riuniti e ci ha chiesto se avevamo intenzione di fare qualcosa. In quella sede ci siamo impegnati vicendevolmente, senza costruire troppe strutture ideologiche ma cercando di costruire l’edificio dalla base.
Per questo abbiamo cominciato a considerare canzoni scritte da altri, che pensavamo sarebbe stato interessante rivestire con sonorità moderne, soprattutto dal punto di vista ritmico ed estetico: siamo quindi andati a pescare canzoni degli anni 70, come nel caso del remake delle Orme e di Lou Reed. Le Orme erano state ingiustamente dimenticati ed in questi giorni esce una loro nuova compilation doppia: tutto questo succede perché abbiamo reinterpretato un loro pezzo ed ha avuto anche abbastanza successo, altrimenti difficilmente ci sarebbe stato questo sforzo intorno al repertorio di un gruppo italiano validissimo, che si scopre sorpendentemente moderno.
In questi ultimi tempi la tua voce è stata prestata alla voce di uno spot per una nota casa automobilistica di fascia alta, accostata alle musiche di Jimie Hendrix?
Il mood dello spot era già quello, è mi è stato chiesto di intervenire perché cercavano una voce che non fosse del mestiere. L’ho preso un po’ come un gioco, e la parte più difficile è stata leggere lo slogan in inglese ma con la pronuncia da italiano. Dopo tutti gli sforzi che uno fa per cercare di pronunciare correttamente l’inglese, mi hanno costretto a “disimpararare” quello che con fatica avevo imparato!!! Anche se sono esigenze perfettamente comprensibili, perché molti marchi vengono pronunciati “all’italiana” perché la gente è così che li legge, anche se in realtà si tratta di parole inglesi…