In questo momento dove sei?
Sono a Roma, chiuso in una redazione televisiva, perché stiamo lavorando giorno e notte per la realizzazione delle puntate di “meno siamo meglio stiamo”, il programma di Arbore che va in onda su Rai 1 tutti i sabato a partire da mezzanotte. Il pubblico sta premiando questa produzione sulla quale stiamo lavorando da tanti mesi, nonostante l’orario. Avremmo dovuto realizzare solo quattro puntate invece poi la Rai ci ha chiesto di andare avanti con questo appuntamento notturno, che è già un cult per la televisione, e che viene riproposto su RaiSat Extra un paio di volte la settimana.
Come hai incontrato Ben Sidran, grande pianista e produttore, oltre che tuo grande amico?
L’incontro è avvenuto una quindicina di anni fa, mentre lavoravo alla produzione di un altro programma televisivo, “D.o.C”, una produzione musicale di Rai 2 andata in onda dall’87 all’89: tra i vari ospiti musicali invitammo anche Ben Sidran, con il quale nacque una fantastica amicizia ed una collaborazione che dura ancora oggi. Quando Sidran, nei primi anni ’90, mise su la sua etichetta discografica – oggi conosciuta a livello internazionale – la “go jazz records”, mi chiamò per coinvolgermi e fino a quattro o cinque anni fa ho lavorato con lui come artista, poi ho cominciato anche a produrre ed ora ho creato un’etichetta tutta mia, “groove master edition”, distribuita in tutto il mondo, pur continuando la collaborazione con Sidran, che resta per me un grande maestro ed un amico formidabile.
Tu sei in promozione con il tuo nuovo lavoro…?
Io sono sempre in promozione, perché quando hai una tua etichetta senti tuoi anche i lavori degli altri, perché ci lavori come produttore e perché devi promuovere con lo stesso affetto e con la stessa cura anche i prodotti degli altri artisti. Prossimamente la Edel – la nostra distribuzione – pubblicherà una compilation con le mie collaborazioni degli ultimi 20 anni, già pubblicate per la “O Jazz” e sarà il mio primo “Best” con stelle come Dee-Dee Bridgewaters, Clark Terry, Bob Malak, Roberto Gatto, Danilo Rea… Tra le altre produzioni che ci stanno dando soddisfazione una compilation r n’b & nu soul realizzata per Radio Capital – il network per cui lavoro con il programma dedicato alla black music che si chiama “Capital Groove Master” – che è nei negozi ed è molto richiesta.
Con chi vorresti duettare?
Mi piacciono talmente tanti artisti… alcuni sfizi me li sono già tolti… un sogno sarebbe quello, cui sono andato molto vicino qualche anno fa, di collaborare con Prince, che è uno dei miei artisti preferiti da anni. Io ho lavorato per qualche tempo nello studio di Minneapolis in cui Prince realizza tutte le sue produzioni e lì ho prodotto per la Go Jazz “Gegè & the mother tongue”. In quell’occasione l’ho conosciuto e ci sono stato a contatto. Mi piacerebbe lavorare in suo disco, magari solo facendo un assolo di scat e di vocalizzi.
Se tu dovessi scegliere tra televisione e radio?
Beh, dipende dagli obiettivi. La radio è il mezzo più adatto alla promozione della musica, ed è anche il più adatto al mio umore dato che sono un po’ asociale. Se l’obiettivo però non è quello di divertirsi ma il guadagno, la televisione sicuramente paga meglio e dà più visibilità e popolarità. Ma non ho mai dovuto fare questa scelta perché fortunatamente le richieste si presentano quotidianamente e fino ad oggi ho ancora la fortuna di poter scegliere di restare impegnato su tutti e due i fronti. Certo, non mi si vede in radio perché è la radio e non mi si vede in tv perché lavoro come autore, ma è un ruolo di grandissima responsabilità al fianco di un grande maestro ed ottimo amico come Renzo Arbore. Meglio di così non potrei chiedere.
Un aggettivo per rappresentare la personalità del grande Renzo Arbore?
E’ un amico vero, un grande signore. Un aggettivo non basterebbe per definire una personalità così eccezionale. Forse “eccezionale” è l’aggettivo più vicino. Lavorare con lui non è facile, soprattutto per chi non lo conosce bene perché il suo modo di lavorare è assolutamente personale e per conoscerlo bisogna fare molta esperienza.
Come nasce l’idea di produrre i Tinturia?
Sempre per passione. Io ho fatto il direttore artistico del “BenGio festival” per i primi 5 anni, che c’è ancora oggi ogni anno a Benevento, dedicato ai giovani autori ed interpreti ed in una delle prime edizioni si presentò questa band, guidata dal cantante e compositore siciliano Lello Analfino, che mi piacque tantissimo, vinse il festival e quindi entrammo in studio per produrre il disco, così com’era nei patti.
Si può ancora parlare di generi ben definiti?
No, assolutamente. I generi servono solo all’industria discografica ed ai negozi di dischi per sapere dove mettere i dischi sugli scaffali, Io da sempre sostengo che esista solo la musica bella e la musica brutta, ma il confine è molto edile ed impalpabile. La verità è che bisogna seguire l’istinto.. a volte piacciono anche delle cose kitch ascoltate nel contesto adeguato e poi non piacciono delle cose splendide perché ascoltate nel contesto sbagliato ed allora non ti hanno preso nello stesso modo
Internet, che rapporto hai?
Ci lavoro costantemente, 5-6 ore al giorno. Ho diversi siti da tenere aggiornati e molti contatti tra amici, colleghi, le case discografiche all’estero… E’ un mezzo indispensabile per chi fa radio per tenersi aggiornati. Così come lo sono i messaggi sms.
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