Paul Weller riemerge da un passato ormai lontano che lo vide protagonista del fenomeno Punk. A fine anni settanta prima con i Jam, i dischi dei ragazzi ispirati da band come gli Who e Kinks.
I successi che ricordiamo All Around The World e l’album In The City stampato da Polydor (1977).
Un mood fatto da capelli sempre in ordine, camice bianche, vestito nero e scarpe lucide. A seguire la storia di Weller ricordiamo i mitici Style Council che firmarono in modo indelebile la storia della musica anni ottanta di quel genere meglio conosciuto con il nome di New Wave.
Paul Weller ritorna dopo un periodo di assenza durato quattro anni dall’ultimo lavoro “Heliocentric” (2000) con il nuovo disco che prende il nome dai mitici studi di registrazione ad Amsterdam “Studio 150”. In questo cd l’autore si avvale della collaborazione di artisti come Steve White alla batteria, Steve Cradock alle chitarre e Damon Minchella al basso. “Studio 150” è un disco di cover, dodici tracce più o meno conosciuti ma tutti importanti interessanti. Chiara risulta l’influenza della musica Soul che non ha mai abbandonato l’artista inglese. Si viaggia tra le sonorità del funk, del beat e naturalmente del pop, che da sempre caratterizza Weller.
Ascoltiamo il cd troviamo “Close to you” di Bacharach, “One way road” degli Oasis (b-side di un loro successo che risplende di nuova luce decisamente più interessante della versione originale), i cori gospel nella cover di Dylan “All along the watchtower”, dal disco di Neil Young una re-interpretazione “Birds” dall’album “After the gold rush”. Il beat inizia ascoltando “If I could only be sure”, “Wishing on a star”, “Don’t make promises” e lo stile northen soul con funky di “The bottle”.
Una rivisitazione degna di essere inserita fra i dischi della propria collezione.